E sarà colpa tua

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La nostra auto, immobile sotto la pioggia, un po' ci proteggeva e un po' mi faceva sentire ancora peggio. Perché restare lì dentro, con mio padre che, sempre ammesso che fosse ancora vivo, rischiava di morire a pochi metri da me, era qualcosa di impossibile da descrivere.

Provavo sensazioni miste e confuse, sempre piene di angoscia e impotenza.

Guardai Cameron.

<<So che hai paura, Rose. Ma vedrai, sono sicuro che ce la farà. Mi sembra un tipo in gamba. Strano, sì, ma in gamba. E credimi, io li so distinguere quelli come lui. Certo, non proprio come lui, ma... Hai capito.>>

Avrei voluto sorridere. Cameron era sempre capace di farmi sentire un po' meglio, e vi riusciva in qualunque circostanza. La sua stessa presenza mi dava, per quanto possibile, conforto.

<<Com'è che vi conoscete, voi due?>> mi chiese, voltandosi verso di me.

I suoi occhi grigio verdi fissavano i miei. Erano gli occhi di chi aveva cicatrici nell'anima. Profondi, malinconici. Come se tutta la sua vita fosse scritta lì, come un libro da leggere.

<<Ci siamo conosciuti per caso. Il primo giorno in cui ho messo piede a Saint Claire. È...>>
Mi fermai. Spostai gli occhi sul finestrino, e rimasi qualche istante in silenzio, come a rivivere il momento in cui avevo incontrato lo Sconosciuto per la prima volta.

<<È comparso all'improvviso. Era fermo immobile nella piazza principale della città. Io e mia madre stavamo scendendo dal pullman che ci aveva condotte a Saint Claire. Ricordo che ero scesa e lui.. Lui era lì, immobile. E mi guardava. Mi fissava. In realtà, ho pensato spesso anche io al nostro primo incontro.>>

Cameron infilò una mano in tasca e tirò fuori un pacchetto di sigarette. Ne accese una, poi abbassò di poco il finestrino per permettere al fumo di uscire.

<<E poi? Cos'è successo dopo?>>

Ripensai agli eventi che avevo vissuto, al modo in cui si erano susseguiti. Ai segni che, inevitabilmente, mi avevano lasciato dentro.

<<È il detective che è in te a chiedermelo?>>

Lui sorrise, quindi rise.

<<Forse. È che... Vorrei capire. Avere un quadro un po' più chiaro di tutta questa storia. I due uomini che erano stati trovati morti tanti anni fa.. Gli assassini di tua madre Melissa... Loro avevano in tasca una sua foto. La cercavano. Ho trascorso secoli a chiedermi perché. E ho trascorso secoli a chiedermi perché lei avesse nominato te e quel lago. Come se ci fosse un collegamento di qualche tipo tra voi due.
Trascorrono quasi vent'anni, e tu ti presenti alla mia porta con quel ragazzo che sembra così..diverso. Voglio dire.. Ci deve essere un collegamento. Un filo conduttore. Qualcosa che tenga insieme tutti questi pezzi.>>

Scossi la testa. Cameron aveva ragione. Doveva esserci qualcosa di più di ciò che vedevo. Qualcosa che andava al di là degli occhi.

<<Cosa sai di lui?>> mi chiese, con tono calmo, fermo.

Rimasi in silenzio, perché una risposta non c'era. O meglio, se c'era, io non la conoscevo.

<<Nulla>> dissi, spostando i miei occhi sulla villa, all'interno della quale sembravano essersi accese altre luci. <<Non so nulla di lui.>>

Cameron spense la sigaretta e la lanciò fuori dal finestrino. Poi, dallo specchietto centrale della Ford, i suoi occhi incontrarono nuovamente i miei.

<<Ma ti sei innamorata, non è vero? Ti sei innamorata di lui.>>

Esitai, mi guardai le mani. Ripensai al nostro primo bacio, in camera mia.

<<Sì>> dissi, sicura. <<Mi sono innamorata di lui.>>

Cameron annuì, poi appoggiò la testa al sedile dell'auto.

<<Sei proprio finita in mezzo a un bel casino, ragazza>> disse, spostando gli occhi verso la villa.

Stavo per rispondere qualcosa quando, all'improvviso, sentii la notifica di un messaggio provenire dal mio telefono. Lo Sconosciuto l'aveva lasciato sul cruscotto prima di scendere.
Mi allungai in avanti, li presi in mano.

Aprii il messaggio, con il fiato che già aveva incominciato a mancarmi. Avevo paura di che cosa avrei trovato.

Era un altro video.
Cameron si voltò verso di me e mi guardò con aria interrogativa.

Lo scaricai, poi premetti play.

Una stanza buia, che non riuscivo a riconoscere.

Poco per volta, la luce si irradiava sullo schermo e andava a illuminare una sedia.

Seduta, legata, come i miei genitori, vi era una ragazza che non conoscevo.

I lineamenti, i capelli, la corporatura. In tutto era simile a me.

I suoi occhi, a un certo punto, incominciavano a fissare la videocamera.

C'era del sangue sul suo viso, era ferita e sporca di terra.

Poi, all'improvviso, iniziava a parlare.

<<Sono qui, Rose. Sono qui. Devi venire qui anche tu. Al lago. Se non lo fai... Loro.. Mi uccideranno. E sarà colpa tua. Devi venire qui, e devi venire da sola. Sotto l'acqua, dove tutto è perfetto. Vedrai che starai bene qui, Rose.>>

Poi si interrompeva, sembrava guardare qualcuno nella stanza, quindi riprendeva a parlare.

<<Ti stanno aspettando. Lui ti sta aspettando. Fai presto, Rose. Tutto il buio che verrà, altrimenti, sarà colpa tua. Tutti cadranno. Tutti.>>

Poi tornava il buio, e il video terminava.

Rimasi immobile, priva di emozioni e pensieri.

Era la ragazza scomparsa, quella di cui mi aveva parlato Desmond al telefono.

Cameron fu sul punto di dire qualcosa, ma si bloccò.

Sentimmo un urlo agghiacciante, straziante provenire dalla villa.

Era qualcosa che non avrei mai più dimenticato.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora