Cena alla locanda

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Non fu semplice trovare un posto dove poter cenare.
Era lunedì, e i ristoranti erano tutti chiusi. Io e mia madre non avevamo ancora un'auto; l'avremmo ritirata all'unica concessionaria della città entro un paio di giorni. Una jeep grigio metallizzata vecchia di qualche anno. In realtà sapevamo che a Saint Claire non l'avremmo usata molto, perché era davvero una piccola cittadina. Ma per spostarci nei dintorni sarebbe stata perfetta.
Quella sera comunque passeggiammo volentieri perché l'aria di giugno era calda ma non afosa, e il cielo sopra di noi era limpido. Io avevo tante domande da porre a mia madre, ma l'avrei fatto a cena. Lo Sconosciuto era riuscito ad andare via scendendo dalla finestra, prima che lei entrasse. La mia stanza in realtà non si trovava troppo in alto, ma era comunque un bel salto. In ogni caso, almeno per il momento, non avevo intenzione di interrogarmi ancora su di lui. Avevo cose più  urgenti cui pensare.
Dopo un'ora buona di camminata a vuoto, all'improvviso ci ritrovammo davanti a un posto che mi era familiare.

La vecchia locanda dove la sera prima avevo avuto modo di parlare con il signor Jackson, come l'aveva chiamato Desmond quando eravamo nel bosco.

<<Forse potremmo andare a mangiare qualcosa qui, Rose. Cosa ne pensi?>>

Non ero certa di volervi tornare per cena assieme a mia madre. Quel vecchio signore mi aveva inquietata, tutto sommato. Ma decisi di accettare, soprattutto perché ormai la fame stava incominciando a farsi sentire davvero.

<<D'accordo>> le dissi <<inoltre conosco il proprietario. Ieri abbiamo scambiato qualche parola.>>
Lei mi guardò stupita. Era davvero 
così strano che anche io potessi socializzare con qualcuno?

Evidentemente sì, lo era.

Entrammo e ci guardammo intorno.
Sembrava non esserci nessuno, così ci dirigemmo verso il bancone della reception, dove si potevano anche prenotare le camere per dormire. Non c'era nessuno nemmeno lì, così mia mamma pensò di suonare il campanello.
Pochi minuti di attesa e poi lo vidi.

Il vecchio Jackson.

Mi riconobbe immediatamente e mi accolse con un gran sorriso. Quasi fosse felice di vedermi. O stupito, non lo so. Forse semplicemente stavo fantasticando troppo.
<<Signorina Rose, quale piacere rivederla>> disse, piegando leggermente la schiena in quello che mi parve una sorta di inchino. Poi porse la mano a mia madre e si presentò.
<<Jackson Black, signora. Lieto di conoscerla.>>

Ebbi un sussulto. Jackson Black? Anche Desmond mi aveva detto di chiamarsi così.

Desmond Black.

Era una piccola città, e forse le persone avevano anche cognomi simili. Possibile invece che fossero...

I miei pensieri si interruppero bruscamente perché, in quel preciso istante, Desmond comparve davanti ai nostri occhi, sbucando da una porta sul retro che non avevo ancora notato.

<<Nonno>> disse, ma poi mi vide e si interruppe. Teneva dei piatti in mano. Bistecche.

Ci guardammo e fu una sensazione strana per entrambi, credo. Pensai immediatamente a quando nel bosco mi aveva detto che il vecchio signore della locanda si chiamasse Jackson. Mi chiesi come mai non mi avesse specificato che era suo nonno e che lui stesso lavorava lì.

<< Siete qui per cenare, immagino>> disse il signor Jackson.
<<Esatto>> rispose mia madre <<c'è posto?>>
<<Ovviamente, madame. Seguite pure Desmond. Vi farà accomodare. Vi consiglio, se posso permettermi, i tavoli all'aperto. È decisamente una piacevole serata.>
Io e mia mamma ci guardammo e annuimmo insieme. Non pensavo che ci fossero anche dei tavoli all'aperto.
<<Bene>> concluse poi Jackson <<spero che la cena sarà di vostro gradimento.>>
Mia madre gli sorrise e si voltò, incominciando a seguire Desmond.
Io feci lo stesso, e mi sembrò di notare un' espressione strana sul volto del vecchio mentre ci allontanavamo. Come se stesse pensando intensamente a qualcosa di preoccupante. Ma forse, ancora una volta, il susseguirsi degli eventi mi aveva condizionata ed io, probabilmente, stavo travisando tutto.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora