Accerchiati

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I miei occhi si spostarono da quelli di Cameron Dunn a quelli dello Sconosciuto.
L'attimo dopo, sentii un rumore violento provenire dalla porta d'ingresso. Dei colpi, forti e rapidi. Decine e decine di volte.

Ci guardammo.

<<Che cosa sta succedendo?>> chiesi.
<<Seguitemi>> disse Cameron dirigendosi verso il corridoio che conduceva al resto della casa.

In quell'istante, la finestra dalla quale potevamo sentire la pioggia cadere si frantumò in un mare di vetri.

<<State giù!>> gridò Dunn.

Io obbedii, mentre lo Sconosciuto rimase immobile. Si mise con il corpo davanti a me, per proteggermi.
Ero sdraiata a terra, sul pavimento. I vetri rotti della finestra erano a pochi centimetri dai miei occhi. Sollevai lo sguardo e, all'improvviso, li vidi. Due uomini che, con gli occhi fissi nel vuoto, stavano cercando, dal varco che si erano creati, di entrare in casa.

Mi voltai e mi resi conto che Cameron Dunn, che si era allontanato un attimo, adesso era tornato e teneva nella mano destra una pistola. Intanto, dalla porta continuavano a provenire altri colpi, sempre più violenti. Lo Sconosciuto, ancora immobile davanti a me, fissava gli uomini che stavano per entrare dalla finestra rotta.

<<Striscia verso il corridoio, Rose>> mi disse, con tono calmo, fermo.

<<E tu?>>
<<Non ti preoccupare per me. Fallo. Adesso.>>

Obbedii. Senza alzarmi strisciai più veloce che potei verso il corridoio che doveva condurre alle camere da letto.
Cameron Dunn si era nascosto dietro la parete che separava il salotto dalla zona della cucina, e con la pistola teneva sotto tiro gli uomini che, adesso, avevano scavalcato la finestra ed erano riusciti ad entrare in casa.

<<Non vi muovete!>> gridò, ma loro sembravano non sentire nulla.
Lo Sconosciuto fece un passo in avanti e, con un colpo secco e rapido, colpì il primo sul volto, facendolo cadere a terra. L'attimo dopo si scagliò contro il secondo ed io, arrivata ormai al corridoio, riuscii a vedere con quanta velocità lo mise al tappeto. Lo colpì in una frazione di secondo prima allo stomaco e poi alla gola e lui, come l'altro, cadde a terra senza aver tempo di fare nulla.

Mi alzai e, veloce, mi accostai alla parete.
Ebbi giusto il tempo di rendermi conto che, dalla finestra rotta, stavano entrando altri tre uomini. Guardai Dunn che a sua volta guardava con stupore lo Sconosciuto, il quale si era scagliato, con una velocità impossibile da descrivere, contro il primo. Un colpo alla gola, uno solo, e l'uomo cadde a terra accanto ai primi due. Lasciò che anche i suoi compagni entrassero in casa e schivò i loro colpi. Poi, con una mano sola, spezzò il braccio di uno prima e quello dell'altro poi.
I due uomini caddero rovinosamente a terra, ma stranamente nessuno di loro urlò. Lo Sconosciuto li colpì ancora, più volte, fino a che non persero i sensi.
Poi, l'aria fu divisa in due da un boato fortissimo. Alzai gli occhi e vidi che un altro uomo, immobile fuori dalla finestra, stava sparando in casa. Sentii il cuore battere all'impazzata. Nello stesso momento, la porta dell'ingresso si sfondò e cinque, sei, forse dieci uomini entrarono dentro, uno dopo l'altro.

Guardai lo Sconosciuto, fermo in mezzo alla casa.

Cameron Dunn ci gridò di restare a terra e rispose al fuoco, colpendo i due uomini che, fuori dalla finestra, stavano sparando in casa.
Lo Sconosciuto, intanto, incominciò a colpire i primi che avevano sfondato la porta. Li stese in pochi istanti, mentre io lo guardavo sconvolta. Picchiava con una forza, una velocità e una violenza che non avevo mai potuto immaginare potessero esistere. Ed era impressionate la velocità con cui evitava ogni singolo colpo che gli veniva inflitto. Ne eliminò altri cinque o sei in pochi istanti, ma continuavano ad arrivare.

Ero sconvolta, e lo era anche Cameron.

Lo Sconosciuto era solo, in mezzo alla sala, e quegli uomini continuavano a cadere ai suoi piedi, uno dopo l'altro. Sembrava non stancarsi mai, e sembrava non provare nessuna fatica.
Ma era come se più ne abbatteva e più continuavano ad arrivarne degli altri.

<<Sono troppi!>> gridò Cameron <<Seguitemi!>>

Guardai lo Sconosciuto, e lui, immediatamente, ricambiò il mio sguardo. Colpì con violenza un ultimo uomo e poi, con un solo colpo del braccio, ne fece cadere a terra altri tre che stavano cercando di bloccarlo. Subito dopo ci raggiunse e, restando alle nostre spalle come per proteggerci, ci seguì verso una porta al fondo del corridoio, dalla parte opposta della casa.
Cameron la aprì e ci trovammo di fronte ad una scala.
<<Per di qua>> disse, lasciandomi scendere per prima. Quando anche lo Sconosciuto fu sulle scale richiuse la porta a chiave e scendemmo i gradini di corsa.
<<Dove portano?>> chiesi.
<<Ad una rimessa che dà sul fiume. Ho una barca, prenderemo quella.>>

Arrivammo alla rimessa e, da sopra, sentii nuovamente colpi violenti provenire dalla porta che Cameron aveva chiuso a chiave. Mi resi conto che anche quella sarebbe stata sfondata entro pochi minuti.

Aprimmo un'altra porta che sembrava più vecchia, in legno, e Cameron accese una luce.

La barca di cui ci aveva parlato era di fronte a noi.

<<Salite, presto!>> disse, aprendo un cancello elettrico. Lo Sconosciuto lo aiutò a portarla fuori e poi Cameron si sedette al posto di guida, accanto a lui, mentre io mi misi dietro.

Accese il motore e, un attimo dopo, ci ritrovammo sul fiume.

Mi voltai verso la casa e vidi che, dietro di noi, dalla rimessa, stavano uscendo gli uomini che dovevano essere riusciti a sfondare anche la porta che ci eravamo chiusi alle spalle prima di scendere le scale.

Erano in tanti, non riuscii a contarli.

Ci fissavano, immobili.

Pensai all'uomo e alla donna che avevo notato all'aeroporto quando avevo lasciato Saint Claire.
Mi avevano fissata nello stesso identico identico modo.

Stavo per dire qualcosa, quando sentii vibrare il telefono che avevo in tasca.
Lo presi e vidi che mi erano arrivati due messaggi nello stesso momento.

Uno era da parte di mio padre Mitch e l'altro era da mia madre, Cecile.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora