Soltanto più un giorno

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Lo sceriffo O'Hara entrò in casa ed io lo sentii salutare mia madre.
Non mi ero ancora spostata da davanti allo specchio, immobilizzata da una marea di pensieri nuovi, inattesi.

Fissai la mia immagine riflessa ancora per qualche istante.
Il mio volto era una maschera di stanchezza. Avevo delle occhiaie terribili, e non riuscivo neanche a ricordare quando mi fossi riuscita a truccare l'ultima volta.

Avrei soltanto voluto dormire e invece sentii mia madre bussare alla porta del bagno.

<<Rose? Sei pronta? Lo sceriffo vuole farti qualche domanda.>>

Mi asciugai le lacrime e mi lavai la faccia con l'acqua fredda. Mi guardai ancora per una volta allo specchio e quindi uscii dal bagno.

Lo sceriffo era seduto fuori in veranda. Sembrava fissare un punto indistinto all'orizzonte e aveva un aspetto terribile, forse addirittura peggiore del mio. Probabilmente non dormiva da un paio di giorni.
La barba sempre incolta, i jeans un po' strappati, la camicia azzurra sbottonata sul petto. Sembrava più un attore di Hollywood che uno sceriffo, a dire il vero. Ma non avevo voglia di pensarci, non avevo voglia di pensare a niente. Stavo soltanto cercando un motivo valido per convincere mia madre a farmi restare a Saint Claire con lei.

<<Siediti qui, Rose>> mi disse lui senza guardarmi.

Obbedii, e mia madre si sedette accanto a me.

<<So che sono state ore difficili per te. Ma ho bisogno di sapere qualcosa di più su quanto hai visto alla locanda. Tua madre ti ha spiegato quanto è accaduto qualche ora fa nel bosco, vero?>>

Annuii, senza dire nulla
.
Lui si avvicinò un po' a me, ma continuò a non guardarmi.

<<Questa è sempre stata una cittadina tranquilla. Non è mai capitato granché qui. Gente tranquilla che lavora, alleva figli e segue il baseball. Eppure ultimamente qualcosa è andato nel verso sbagliato. Due ragazze sono morte e altre sette si sono ritrovate nel bosco in stato di incoscienza.>>
<<Lo so, sceriffo. Mia mamma mi ha detto tutto.>>

Lui annuì, quindi continuò a parlare.

<<Sai che cosa ho pensato qualche ora fa, quando le ho ritrovate in mezzo a quegli alberi con gli occhi persi a contemplare il nulla?>>
<<Che cosa?>>
<<Ho pensato che fossero tutte simili tra loro in qualche modo. Più o meno stessa età, tra i diciotto e i vent'anni. Stessa altezza, stesso colore di capelli. Stessa corporatura, anche. E tutto ciò vale anche per Joey e per Susan.>>

Lo guardai, poi pensai alle parole che il vecchio Jackson mi aveva detto alla locanda la prima volta che l'avevo visto.

"Loro assomigliavano a te. Ti assomigliavano così tanto, Rose"

<<Mi sta dicendo che tutte le ragazze trovate nel bosco si somigliano in qualche modo? Comprese Joey e Susan?>>

Guardai O'Hara, poi mia madre, poi di nuovo lui.

<<Si, Rose. Ma ciò che voglio dirti è che loro... Tutte quante loro.. Somigliano anche a te.>>

Un brivido mi attraversò la schiena, il cuore incominciò a battere forte nel mio petto.

<<Forse è perché ho un aspetto comune>> dissi cercando di allentare la tensione.

Fu allora che lo sceriffo, per la prima volta, puntò i suoi occhi celesti e trasparenti nei miei.

Mi guardò con aria seria, in profondità.

<<Non sappiamo in che modo siano morte Joey e Susan. Potrebbero essere state avvelenate. Sarà l'autopsia a deciderlo. Per questo i funerali non saranno domani ma tra almeno una settimana. Domani ci sarà una commemorazione in loro onore. E concordo con tua madre quando dice che la scelta migliore per te sia quella di farti lasciare la città al più presto. Per quanto ne sappiamo, in quel bosco laggiù potrebbe nascondersi un assassino che ha un'ossessione, una mania per le ragazze come te.>>

Provai una sensazione di nausea improvvisa. Sia perché la prospettiva di lasciare Saint Claire diventava più concreta di secondo in secondo, sia perché lo sceriffo - per quanto fosse doloroso e spaventoso al tempo stesso ammetterlo - non aveva torto.

<<Lei sembra tenere tanto a me, sceriffo>> gli dissi, guardandolo negli occhi.
Lui scosse la testa e non ricambiò il mio sguardo.
<<Per me si tratta di lavoro, Rose. E tua madre... È una brava persona. Capisco ciò che sta provando.>>

La guardai. Sapevo che, anche in questo caso, O'Hara aveva ragione.

Ma nonostante fossi consapevole di desiderare qualcosa di sbagliato, e pericoloso, e irrazionale, ero fermamente decisa a non lasciare Saint Claire e lo Sconosciuto.

Non mi importava come avrei fatto, ma avrei trovato un modo per restare.

Lo sceriffo mi fece qualche altra domanda sullo Sconosciuto, ed io continuai a rispondere vagamente, come qualche ora prima nel suo ufficio.

Qualche minuto più tardi ci salutammo.

<<Ci vediamo domani alla cerimonia per Joey e Susan. Dopo, ti accompagnerò assieme a tua madre all'aeroporto. Non voglio che altre persone in questa città corrano rischi inutili, soprattutto in giorni come questi in cui tutto sembra succedere troppo in fretta. Quanto è capitato a quelle due povere ragazze non si ripeterà più.>>

Lo guardai ancora una volta e poi guardai mia madre.

Lei annuì ed io mi resi conto, in quel preciso istante, di avere soltanto più un giorno a disposizione per provare a cambiare il mio futuro.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora