Dietro di te, riflesso nello specchio

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Aprii il cancello che mi separava dal viale d'accesso di casa e raggiunsi mia madre. Era ancora intenta a lavorare con i suoi nuovi fiori.

<<Rose, ciao. Sei tornata finalmente.>>
<<Si, scusami, mamma. Sono stata in città.>>

Lei sollevò lo sguardo su di me, quindi mi sorrise.
<<Hai già trovato degli amici, eh?>>
Annuii, titubante.
<<Chi era quel bel ragazzo che ti è venuto a cercare stamattina?>>

Esitai.

<<Lui.. Uh... L'ho incontrato ieri giù in centro. Si è offerto volontario per farmi fare un giro del posto.>>
<<E il ragazzo con cui eri adesso, invece? Anche lui... Un bel tipo. Non mi sembra di ricordare che i ragazzi della Carolina fossero così carini, non è vero?>>

Le sorrisi.

<<Si, anche io non lo ricordo>> le dissi, quindi mi avviai verso la porta d'ingresso.
<<Rose... Stavo pensando di andare a mangiare qualcosa da qualche parte questa sera... Non mi va di restare in casa. E poi non ho visto ancora nulla di Saint Claire. Mi faresti compagnia?>>

Ci riflettei qualche istante e mi sembrò subito una buona idea. Mi avrebbe aiutata a non pensare a tutto quel gran caos per un po'. Erano stati due giorni davvero intensi tra il viaggio e tutto quello che mi era capitato. Mi sorpresi a valutare che un po' di normalità mi avrebbe fatto bene.
<<Volentieri, mamma. Per le otto?>>
Lei mi sorrise.
<<Certo, tesoro. Alle otto sarà perfetto.>>
<<Bene, allora io vado nella mia stanza. Ho bisogno di riposare un po'...>>
<<Certo, stai tranquilla. Ti chiamo io più tardi.>>

Annuii ed entrai in casa. Salii le scale e mi diressi nella mia stanza.

Mi guardai allo specchio.

Avevo l'aria stanca e sotto gli occhi profonde occhiaie.
Mi sedetti sul letto e inevitabilmente ripensai agli articoli di giornale con l'immagine di Joey Petersen sparsi ovunque. Avrei voluto lasciar perdere, non tornare su tutta quella storia, ma non era facile.
Perché erano sul mio letto? Perché poi erano scomparsi? Me li aveva fatti trovare lo Sconosciuto? Voleva dimostrarmi che dicendomi di andarmene era sincero? Ma allora perché in un secondo momento li aveva fatti svanire nel nulla?

Non capivo. Era come girare in tondo all'infinito, inseguendo risposte che non esistevano.

Mi tolsi le scarpe, mi sdrai sul letto. Chiusi gli occhi e ripensai agli ultimi eventi della giornata. La ricomparsa delle due ragazze, il mio ritorno a casa con Desmond.
Parlare con lui era stato bello.
Presi il telefono in mano e memorizzai il suo numero.
Avrei voluto scrivergli qualcosa, ringraziarlo per avermi riaccompagnata, ma poi non lo feci. Pensai che avrebbe potuto essere con Joey e che mandargli un messaggio sarebbe stato sbagliato.

Scossi la testa, sbuffai, girai il cuscino dall'altra parte.

Desmond e lo Sconosciuto erano molto diversi l'uno dall'altro, ma entrambi in qualche modo si erano avvicinati a me. Non capivo. Perché io? Io ero sempre stata la ragazza invisibile. Quella che nessuno considerava davvero.
Ero forse io ad essere diversa in Carolina? O erano le persone che avevo accanto ad essere tanto indifferenti nei miei confronti?

Non ero in grado di trovare una risposta.

Pensai all'attrazione che provavo per lo Sconosciuto, a quanto fosse una sensazione di pancia, di istinto. Una forza più grande di me, fuori dal mio controllo.

Chiusi gli occhi ancora, e avrei voluto dormire un po', distogliere l'attenzione da tutti quei pensieri, quando il telefono squillò.

Sul display c'era scritto "papà".

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora