In volo

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Rimasi con gli occhi immobili a fissare il foglio che tenevo tra le mani.

Non avrei mai pensato che da un pezzo di carta sarebbero potute uscire così tante sensazioni, così tante emozioni.
Non capivo che cosa stessi provando, mentre il mondo mi correva accanto fuori dal finestrino.

Dolore per ciò che stavo per fare, malinconia, vuoto, rabbia, frustrazione.
C'era tutto in me. Ogni singolo battito del mio cuore portava con sé un ricordo che non avrei mai più voluto far scivolare via.

Pensai alle parole dello Sconosciuto.
Allora era vero. Era tutto vero. Il bacio che mi aveva dato. Era qualcosa che sentiva, che voleva.

Guardai fuori dal finestrino e mi venne da sorridere. Adesso sapevo che volto avrebbe avuto la nostalgia che da quel momento in poi mi sarei portata dentro, e chissà  per quanto tempo.

Osservai mia madre e lo sceriffo. Continuavano a parlare ed io continuavo a non ascoltare le loro parole.

Ogni mio singolo pensiero era rivolto alla lettera.

"Grazie per ciò che mi hai regalato, grazie per i tuoi occhi. Mi hanno insegnato a ridere.
Qualcosa che io non conoscevo."

Provai una fitta intensa allo stomaco. Avrei voluto che lo Sconosciuto fosse seduto accanto a me, che mi stesse tenendo la mano.

Pensai a ciò che aveva scritto su mio padre. Aveva detto che avrebbe avuto bisogno di me, e questo mi spaventava.
Però, in qualche modo, adesso mi sentivo anche pronta.
Era come se la ragazza timida che soltanto pochi giorni prima era arrivata a Saint Claire sentendosi una nullità adesso avesse lasciato spazio ad una persona in qualche modo cambiata, e più forte. Più consapevole di sé. Era una sensazione che mi piaceva.

I cartelli avevano incominciato ad indicare l'aeroporto di Montreal già da qualche miglio, ed io sentivo che la tristezza per la partenza continuava a farsi largo dentro di me.

<<Rose>> disse mia madre, interrompendo all'improvviso quel flusso di pensieri tristi <<non avrei voluto che andasse a finire così. Avrei voluto restare con te, qui a Saint Claire. Io.. spero soltanto che tu capirai. Lo so che avevi trovato qualche amico e che questo posto ti piaceva. Ma.. >>
<<È tutto ok, mamma. Davvero. So che in questo momento è la cosa migliore da fare. Non c'è bisogno che tu..>>

La guardai, lei ricambiò.

Sapevo che era davvero dispiaciuta per la mia partenza e sapevo che come madre mi sarei comportata nello stesso modo con mia figlia.
<<Verrai a trovarmi qualche volta, vero, mamma?>>

Lei sorrise, quindi scosse la testa.

<<Verrò tutte le volte che vorrai, Rose. A settembre incomincerò a lavorare qui, ma non è detto che non possa cambiare, in futuro. Magari io e te troveremo un altro posto, un'altra città.>>

La guadai ancora, sorrisi.

Arrivammo all'aeroporto, e dopo tutte le operazioni necessarie e i controlli di routine, ci ritrovammo al momento dei saluti.

Abbracciai mia madre e chiusi gli occhi. Sentii il suo respiro.
Sapevo quanto le dispiacesse  lasciarmi andare via.

<<Fai attenzione, mamma. Ci sentiamo non appena atterro in Carolina.>>
<<Certo>> mi disse lei, con gli occhi lucidi <<aspetterò la tua telefonata, tesoro.>>

Guardai poi lo sceriffo O'Hara, gli strinsi la mano.

<<Riuscirà a scoprire ciò che è successo a Joey e a Susan, vero, sceriffo?>>

Lui mi guardò negli occhi.

<<Ci puoi giurare, Rose. Scoprirò cosa è successo. Qualcuno pagherà, te lo prometto.>>
<<Mi prometta anche che si prenderà cura di mia madre. Ho visto che avete legato in questi giorni. Mi prometta che se dovesse accadere qualcosa, lei sarà qui a proteggerla.>>

Cecilie non aveva sentito, e O'Hara la guardò, poi tornò a guardare me.

<<Te lo prometto, Rose. Tua madre sarà al sicuro.>>

Annuii, quindi lo salutai.

Pochi minuti dopo ero a bordo dell'aereo che mi avrebbe riportata a casa.
C'era un enorme vetro a separare la pista dalla parte interna dell'aeroporto, e dal mio finestrino riuscivo a vedere le persone ferme dall'altro lato.

Vidi mia madre e lo sceriffo che, vicini, aspettavano il momento del decollo.
Ero davvero contenta, in fondo, che lei non rimanesse a Saint Claire da sola.

Presi lo zainetto che avevo portato con me e aprii la tasca esterna dove avevo riposto la lettera che lo Sconosciuto mi aveva lasciato. La aprii, la strinsi tra le mani, fino a che gli occhi non mi si riempirono di lacrime.
Cercai di non piangere, ma non vi riuscii.

Tutto, in quel momento, mi faceva troppo male.

<<Si sente bene?>> mi chiese la signora seduta accanto a me, una donna sulla cinquantina.
<<Si, non è niente>> le risposi, cercando dei fazzoletti.

Lei annuì, poi mi sorrise.

<<Qualunque cosa sia, ti passerà>> disse, dolcemente.

Quanto avrei voluto crederle.

Presi dallo zaino il mio IPod, mentre l'aereo si preparava al decollo. Mi infilai le cuffie nelle orecchie e chiusi gli occhi.

Partì "Skinny love".

Mi lasciai trasportare dalle prime note, e in quel preciso istante rividi tutti i momenti che avevo condiviso con lo Sconosciuto.

"Come on skinny love just last the year, pour a little salt you were never here.
My, my, my, my, my, my, my, my, my, my...
Staring at the sink of blood and crushed veneer"

Riaprii gli occhi e l'aereo aveva cominciato a muoversi sulla pista, prendendo sempre più velocità.

"I tell my love to wreck it all,
Cut out all the ropes and let me fall"

Guardai verso mia madre e lo sceriffo.

Erano immobili contro il vetro, ma c'era qualcosa che non andava. Era come una sensazione di pericolo che all'improvviso potevo sentir crescere dentro di me.

Guardai più attentamente fino a che, d'un tratto, li vidi.

Un uomo e una donna che, da dietro, stavano avanzando con decisione verso Cecilie e O'Hara.

Li raggiunsero e poi si fermarono accanto a loro.
Appoggiarono le mani contro la grande vetrata che li separava dalla pista e alzarono lo sguardo verso il mio aereo.

Avrei potuto sbagliarmi, perché ormai mi trovavo a una certa distanza, eppure ne ero certa.

Stavano guardando esattamente verso di me.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora