Il bosco

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Le urla avevano smesso di tagliare il silenzio della notte da qualche secondo. Non sapevo cosa fare, come comportarmi. Ero sicura che stava succedendo qualcosa di terribile a qualcuno là fuori, nel buio, ma avevo paura. L'istinto mi diceva di rimanere immobile, ma da qualche parte nel profondo una voce mi sussurrava di agire. Come avrei potuto lasciare che qualcosa di atroce capitasse a qualcuno e sentirmi poi in pace con me stessa se non avessi cercato di intervenire in qualche modo? Forse nessun altro aveva sentito quelle grida, dal momento che la nostra casa era la più vicina in linea d'aria sia al bosco che al lago. Potevo essere l'ultima speranza di salvezza per una persona, sempre ammesso che ormai non fosse già troppo tardi.
Diedi un'ultima occhiata dalla finestra al lago ma continuai a non vedere nulla.

Solo oscurità.

Non ci pensai più, mi rimisi i vestiti che avevo tolto poco prima e lasciai la mia camera. Scesi di corsa le scale e uscii dalla porta di casa. Attraversai rapida il viale che portava al cancello principale, lo aprii, lo richiusi e poi rimasi qualche secondo immobile a fissare la strada di fronte a me.

Il bosco distava circa duecento metri dal punto in cui mi trovavo. Due file sterminate di alberi - pini sopratutto, pini altissimi - circondavano un sentiero stretto e angusto che conduceva direttamente al lago di Saint Claire.

Titubante ma piena di adrenalina in corpo cominciai a correre in quella direzione, le orecchie tese e i sensi all'erta. Sentivo il cuore battere veloce dentro di me mentre con la torcia del cellulare mi facevo strada attraverso quell'oscurità. Il lago si trovava esattamente al di là del bosco.
Mentre correvo pensai alla storia delle ragazze scomparse nel nulla. Ripensai ancora una volta alle parole del vecchio alla locanda e a quelle delle Sconosciuto. Ciò non fece altro che accrescere infinitamente la paura che già mi portavo dentro. Ma non mi fermai.

Ormai ero dentro al bosco, ed ero sola.

In certi punti era talmente buio e fitto che sentivo i rami di alcuni alberi graffiarmi la pelle attraverso i vestiti.
Non ero nemmeno a metà strada quando, all'improvviso, le sentii ancora.

Le urla.

Più forti, più vicine e più strazianti di come le avevo sentite pochi minuti prima.

Mi fermai e ripresi fiato, quindi rimasi immobile per capire con esattezza da dove provenissero.
Non fu difficile.
Arrivavano proprio dalla direzione del lago, non mi ero sbagliata.
Sentii una fitta improvvisa avvolgermi lo stomaco mentre le gambe avevano preso a tremare. Se ci avessi pensato troppo a lungo sarei tornata indietro, quindi decisi di spegnere il cervello. Ripresi a correre, sicura della direzione. E corsi così velocemente che in qualche modo mi stupii di me stessa. Il cuore continuava a battere all'impazzata dentro al petto, e se mi guardavo attorno vedevo soltanto ombre, rami, foglie e un buio infinito. Ma, ancora, non mi fermai. Le grida erano di nuovo cessate, e all'improvviso mi resi conto di essere quasi arrivata a destinazione. Rallentai il passo e mi guardai intorno con cautela. Il lago si stendeva nero come la pece davanti a me, a non più di duecento metri. Ma adesso tutto sembrava tacere.

Spensi la torcia dal cellulare e composi il 911. Mi pentii di non avere avuto prima quell'idea.
Mi fermai dietro ad un pino altissimo e rimasi in attesa mentre con gli occhi continuavo a fissare il lago ormai davvero poco distante da me.

<<911, pronto?>> disse all'improvviso una voce all'altro lato del telefono.
Non avevo mai chiamato la Polizia, non sapevo cosa dire.
<<Io... Sono nel bosco.. Ho sentito... Ho sentito delle urla e...>>
<<Il suo nome?>>
<<Dovete fare presto>> dissi, ansimando per la corsa.
<<Dove si trova?>> domandò l'agente.
<<Nel bosco.... Nel bosco di Saint Claire.. Vicino al lago. E deve essere accaduto qualcosa di orribile. Fate presto>> dissi, senza distogliere lo sguardo dalla strada che mi separava dal lago.

<<Va bene, invio subito una pattuglia. Ma lei non si muova, intesi? Verremo a prenderla.>>
<<D'accordo>> dissi, quindi riattaccai.

Mi spostai dal mio nascondiglio dietro al pino e feci qualche altro passo in avanti. E poi, di colpo, ancora un urlo. Questa volta fu diverso dalle precedenti, perché la voce adesso ero davvero vicina. Sentii il sangue gelarsi nelle vene, perché il grido della ragazza era straziante. Pieno di terrore e disperazione al tempo stesso. E la persona che urlava sembrava così giovane. Eppure, ancora non riuscivo a vederla. Né lei né altro.
Soltanto il buio più totale.

Avanzai ancora nella direzione da cui provenivano le grida e poi mi fermai all'improvviso.

Perché il bosco era ormai alle mie spalle, e i pini attorno a me erano gli ultimi rimasti a separarmi dal lago.
Lo guardai senza avvicinarmi di più.

Era immenso. L'acqua sotto il nero del cielo sembrava ancora più scura. Ed era così immobile. Così inquietante.

Presi coraggio e incominciai a camminare verso la sponda. Non riuscivo a capire. Davanti a me non c'era nulla, nessuno. Nessuna ragazza. Solo il lago. Nessun rumore se non i battiti impazziti del cuore che adesso sembrava esplodermi dentro.

Feci ancora alcuni passi quando, di colpo, la sentii.

Una mano gelida che da dietro le mie spalle si era posata con forza contro la mia bocca, togliendomi in un attimo il respiro e ogni possibilità di parlare o di gridare aiuto.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora