La decisione

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Rimasi con Desmond ancora per qualche minuto, poi entrambi ci rendemmo conto di non poter più resistere senza dormire.
Non parlammo di Joey e Susan, non parlammo più nemmeno di lui e dello Sconosciuto.
Lo salutai e mi diressi nuovamente verso casa, decisa a chiudere gli occhi e a non pensare più a nulla per almeno quindici ore di fila.

Avevo chiamato Desmond perché volevo delle risposte, e adesso mi ritrovavo con più domande di prima.

Non avevo idea di che cosa fosse giusto o sbagliato, di chi stesse mentendo o per quale motivo.
Tutto ciò che sapevo era che provavo qualcosa di reale nei confronti dello Sconosciuto. Forse era così perché in Carolina nessuno aveva mai pensato davvero a me, o forse era così semplicemente perché così doveva essere. Non aveva importanza. Certo, le parole di Desmond mi avevano lasciato addosso una sensazione tremenda. Ma l'altro verso della medaglia era un insieme di emozioni che fino a quel giorno non sapevo nemmeno che potessero esistere.

Rientrai in casa con quei pensieri che mi invadevano la testa, e trovai mia madre davanti alla porta. Sembrava che mi stesse aspettando.

<<Rose, dove diavolo eri?>>
<<Io.. Ero qui, qui fuori.>>
Mi guardò attentamente, come se stesse cercando di decifrare i miei occhi.
<<Quel ragazzo.. Desmond.. Vedo che sei sempre con lui..>>
<<Sì, beh.. Stavamo soltanto parlando.>>
<<Dopo ciò che è successo.. Che cosa faceva qui?>>
<<Gli ho chiesto io di raggiungermi, mamma. Avevo bisogno di parlare con qualcuno.>>
Mi guardò e d'un tratto i suoi occhi sembravano leggermente più sereni.
<<Ho capito. Voglio dire.. Lo capisco. Sei pronta?>>

Sbiancai. Pronta per cosa?

<<Pronta? Perché?>>

La guardai senza capire.

Non mi rispose, si diresse in bagno ed io la seguii. Si sciacquò il viso, poi fissò per alcuni istanti il proprio riflesso.

<<Mamma... Che cosa...?>>

Si asciugò, quindi si mise di fronte a me e mi guardò negli occhi.

<<Rose... Mi ha telefonato lo sceriffo pochi minuti fa. Sta venendo qui.>>

Ebbi un sussulto, anche se cercai di non farglielo notare. Quindi Desmond mi aveva appena mentito? In realtà aveva parlato allo sceriffo O'Hara di me e dello Sconosciuto?

<<Che cosa ti ha detto?>>

Lei mi guardò ancora, e ancora più intensamente di prima. Si sedette sul bordo della vasca, si passò una mano tra i capelli, poi rivolse gli occhi altrove, lontano dai miei.
<<Ha detto che poche ore fa stava per succedere di nuovo qualcosa di terribile al lago. Hanno trovato altre sette ragazze nel bosco. Tutte più o meno della tua età. Erano sconvolte, sotto shock, in trance. Non ricordavano per quale ragione si trovassero lì o come ci fossero arrivate. Non ricordavano nulla. Ma la stessa cosa era capitata anche a Joey e a Susan, e poi è successo ciò che sappiamo.>>

Si fermò, come se non trovasse più le parole per continuare quel discorso.
Non disse nulla su di me o sulla Sconosciuto, quindi mi resi conto che Desmond non mi aveva mentito.
Continuai a guardarla con aria interrogativa, anche se in fondo sapevo già cosa avrebbe detto.

<<Rose.. Ciò che sto cercando di dirti è che così non può funzionare. Non più. Ieri... Ieri ti ho detto di pensare al tuo futuro, a quello che avresti voluto fare o non fare. Di decidere da sola che cosa fosse meglio per te. Ma adesso... non posso più.>>
<<Che cosa vorresti dire?>>

Lei scosse la testa, mi appoggiò le mani sulle spalle.

<<Voglio dire che devi andare via da qui. Tornare in Carolina. E farlo subito.>>

Provai una fitta intensa allo stomaco, alla pancia, non lo so. Qualcosa che dentro aveva incominciato a bruciare, come un fuoco improvviso.

<<Mamma, no. Non voglio. Non è quello che farò. Io...>>
Ma mi interruppe, e lo fece bruscamente. Il suo tono non ammetteva una replica stavolta.
<<Rose, è già stato deciso. Ho anche già telefonato a tuo padre. Andrai a stare da lui, ed io resterò qui.>>

Avrei voluto esplodere. Ovviamente ero felice di poter trascorrere del tempo con mio padre, ma per il resto tornare in Carolina avrebbe significato ritornare all'inferno.

Provai a pensare allo Sconosciuto, ma non ci riuscii. Gli occhi mi si erano già riempiti di lacrime.

<<Domani ci sarà il funerale di Joey e Susan. Ci andremo, perché questa è una piccola cittadina ed è il posto dove io continuerò a vivere. Mi sembra giusto essere presente. Doveroso. Poi, subito dopo, tu partirai.>>

Non risposi nulla, non trovai parole, pensieri, sensazioni. Sentii soltanto un enorme vuoto improvviso invadere la mia testa ed il mio corpo.

Il campanello suonò, mia madre andò ad aprire la porta ed io mi guardai allo specchio.

Le lacrime avevano cominciato a rigare il mio viso e a scivolare sulle mie labbra.

Piansi, dopo tanto tempo.

Mi sentii stupida, infantile, immatura. La bambina da cui stavo disperatamente cercando di scappare.

Eppure continuai a piangere mentre tutto, dentro di me, all'improvviso aveva iniziato a crollare.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora