Fuori dall'oscurità

2.7K 235 77
                                    

Fu il rumore della pioggia a svegliarmi.

Continuava a cadere incessante, e fu la prima cosa che riuscii a percepire.
Avevo male dappertutto e non avevo idea di dove mi trovassi.

Ero distesa su un letto, in una stanza con le pareti verdi.

Un ospedale.

Lo capii quando vidi le apparecchiature accanto a me, sulla destra.

Mi voltai lentamente a sinistra, ed impiegai qualche istante a riconoscere il volto di Mitch.

<<Papà...>> sussurrai, dopo aver messo meglio a fuoco i suoi lineamenti.
<<Rose>> disse lui dolcemente, prendendomi la mano.

Cercai di riavvolgere i pensieri e i ricordi.

L'ultima immagine che avevo in testa era quella dell'uomo con l'impermeabile nero che si dirigeva verso di me mentre il mio aggressore mi stringeva il collo con un braccio.

Poi, di colpo, provai un brivido intenso in tutto il corpo. Rividi Alex che veniva accoltellato dall'uomo alto e magro e che si accasciava a terra, mentre io provavo a scappare.

Mi guardai intorno ma nella stanza ero sola. Guardai Mitch, quindi provai a sollevarmi. Ma il dolore era troppo forte. Dovevo aver subito diversi colpi che adesso non riuscivo neanche a ricordare.

<<Alex>> dissi, riconoscendo l'angoscia nel mio tono.

Mitch mi guardò, quindi fu sul punto di te qualcosa, ma poi esitò.

<<Come sta Alex, papà? È qui? Dov'è?>> chiesi, mentre dentro di me potevo sentire l'ansia aumentare.

<<Alex è qui all'ospedale, tesoro. Lo stanno operando. Non so nulla. Ma non era in buone condizioni, a quanto ho sentito dai dottori.>>

Non riuscii a trattenere le lacrime. Piansi, perché sentivo che in fondo era un po' colpa mia. L'avevo abbandonato.
Se avessi fatto qualcosa forse non si sarebbe trovato nella situazione in cui si trovava.

Mitch mi accarezzò una guancia, poi mi strinse nuovamente la mano.

<<Riesci a ricordare qualcosa, Rose? Cos'è successo?>>

Aspettai fino a che non ebbi esaurito le lacrime, poi incominciai a parlare guardandomi intorno, evitando il suo sguardo.

<<Eravamo in macchina quando qualcuno ci ha tamponato. Non abbiamo fatto in tempo a scendere perché immediatamente siamo stati aggrediti. Erano in due. Alex ha provato a difendermi ed io...>>
Mi interruppi, la voce spezzata il gola. Le parole che non riuscivano più ad uscire, in nessun modo.
<<Io sono scappata, papà. Perché quell'uomo aveva un coltello, quello con cui aveva appena colpito Alex. Avrei voluto... avrei voluto aiutarlo ma poi.. sono fuggita via. Lo so che non avrei dovuto. Lo so che...>>
Mitch mi interruppe e poi mi guardò in profondità negli occhi.

<<Rose, nessuno te ne fa una colpa. Hai fatto ciò che hai potuto. E sei viva. A volte l'istinto è qualcosa che non possiamo controllare.>>

Ricambiai il suo sguardo, poi volsi gli occhi altrove. Come se mi vergognassi di me. Di essere salva mentre Alex era da qualche parte in quell'ospedale, perso tra la vita e la morte.
E tutto questo a causa mia.
Non era giusto, non sarebbe dovuta andare così.
Era come se ogni singolo evento che mi vedeva coinvolta fosse all'improvviso uscito dal mio controllo.

Saint Claire, i miei genitori, la Carolina.

Come poteva essere capitato tutto così velocemente?
Come poteva essere capitato tutto per davvero?

<<Cosa riesci a ricordare, poi, Rose? Qualcosa su come sei arrivata qui?>>

Rimasi qualche istante immobile a pensare. Rividi nella mia testa l'uomo con l'impermeabile nero.

<<Lui.... lui mi ha salvata. È stato tutto così veloce.>>
<<Lui chi? Il dottore che ti ha visitata ha detto che tu e Alex siete stati lasciati qui da un uomo che subito dopo è scomparso. Ricordi qualcosa?>>

Scossi la testa. Non ricordavo che aspetto avesse il nostro salvatore perché non ero riuscita a vederlo bene in faccia. La pioggia era così forte, e tutto era successo così in fretta. Ero soltanto certa che si trattava dello stesso uomo della visione che avevo avuto a Saint Claire. Quello di cui anche Desmond mi aveva parlato. Mi aveva messa in guardia da lui, eppure mi aveva appena salvata.
C'erano così tante cose che continuavo a non capire.

Aveva portato me e Alex all'ospedale e poi era scomparso.

Perché?

Chi era?

Ripensai alla mia visione.
Ero in un parco, e lui si trovava davanti a me.

Non mi stava seguendo, in effetti.
Poi, aveva detto qualcosa.

Vieni con me, Rose.

Mi camminava davanti.
Mi aveva chiesto di seguirlo.

Mi stava forse indicando la strada per raggiungere qualcosa? Ma che cosa?

Appoggiai la testa al cuscino, chiusi gli occhi qualche istante.

<<Che ore sono, papà?>> chiesi, quando pochi istanti dopo li riaprii.
<<Le cinque del pomeriggio.>>

Ebbi un sussulto.
Era trascorso già un giorno, quindi. Avevo dormito per tutto quel tempo.

<<Quando potrò uscire? Voglio andare a trovare Alex.>>
<<Adesso lo stanno operando. I dottori hanno detto che ti terranno qui ancora per stanotte. Non appena si saprà qualcosa sul l'operazione ad Alex farò in modo che tu lo sappia subito, d'accordo, tesoro? Adesso pensa a riposarti. Io scendo al bar a comprare qualcosa.>>

Annuii, chiusi gli occhi ancora una volta.

<<Va bene, papà. Grazie per essere restato qui con me.>>

Mitch mi guardò, quindi mi sorrise con dolcezza.

<<Non dirlo mai, Rose.>>

Accennai un sorriso anch'io, quindi lui si voltò ed uscì.

Appoggiai nuovamente la testa al cuscino, cercando di pensare a ciò che avrei voluto fare nelle prossime ore.
Più per distrarmi dai sensi di colpa che provavo nei confronti di Alex che per altro.

Vidi la mia borsetta sul tavolino accanto al letto e cercai di afferrarla per prendere il telefono. Ero sicura che mia madre mi avesse cercata e avevo bisogno di farle sapere che stavo bene.

Ma nell'attimo esatto in cui allungai la mia mano verso il tavolino, la porta della mia stanza si aprì.

Alzai lo sguardo e il cuore, per una frazione di secondo eterna, smise di battere.

Lo Sconosciuto era immobile sulla soglia, e i suoi occhi erano fissi dentro i miei.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora