Un porto sicuro, un mare tranquillo

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<<Ciao, Rose.>>

Lo guardai.
Alex era immobile davanti all'ingresso di casa.

Capelli lunghi, spettinati, scuri. Occhi blu. Sguardo profondo, come sempre.
Indossava un paio di jeans e una camicia chiara, con le maniche tirate indietro. Era abbronzato. Ed era un bel ragazzo, nel senso più classico del termine. Una bellezza non legata soltanto all'aspetto fisico. C'era qualcosa, nel suo modo di comportarsi, che non era comune.

<<Ciao, Alex>> gli dissi.

Mi sorrise, mi guardò.

<<Sei bellissima.>>

Non avrei voluto sentire quelle parole, a dire il vero.
Non ero abituata a ricevere complimenti. Mi imbarazzavano, e non sapevo mai quanto quel disagio sarebbe apparso evidente sul mio volto.

<<Grazie. Che cosa facciamo?>>

Indicò la Lexus a due posti parcheggiata sull'altro lato della strada.

<<Andiamo a cena. Conosco un posto poco lontano da qui. Ti piacerà, ne sono certo.>>
Mi sorrise ancora ed io annuii.

Era la prima volta che veniva a prendermi in macchina, escludendo il giorno che era stato mandato da mio padre all'aeroporto.
Nell'ultimo mese eravamo usciti di tanto in tanto, ma ci eravamo limitati a qualche passeggiata sulla spiaggia vicino casa.

Gli piacevo, non so per quale motivo. È vero, dal mio ritorno in Carolina anche io riuscivo ad ammettere a me stessa di essere quantomeno una ragazza carina, forse. E forse questa mia presa di coscienza aveva contribuito a migliorare l'impressione che davo agli altri. Ai ragazzi, anche. Ma Alex era sembrato interessato a me dal primo giorno.
Si era sempre comportato in modo gentile nei miei confronti, ma io non ero certa di ciò che provavo. Il fatto di aver trovato una persona che sembrava stare bene in mia compagnia però mi faceva piacere, dal momento che in Carolina ero sempre stata così sola.

Salimmo in auto e lui partì, senza dirmi dove saremmo andati.
La strada correva veloce lungo l'oceano, parallela alla costa. Sentivo l'aria calda di luglio infilarsi tra i miei capelli lunghi, spettinandoli.

Non sapevo come mi sarei comportata quella sera, perché Alex mi aveva fatto davvero capire di essere sinceramente interessato a me, e l'aveva fatto più volte.
Io non ero certa di sapere quale impressione gli avessi dato.

Arrivammo al ristorante che aveva scelto dopo una mezz'ora. Eravamo da qualche parte vicino Charleston, proprio sull'oceano.
Parcheggiò poi spense il motore e scendemmo dalla Lexus.

Il ristorante era bellissimo. I tavoli all'aperto si affacciavano su un panorama incredibile.
Un cameriere ci accompagnò al nostro posto e ci portò i menù.
Ordinammo un secondo a base di pesce e Alex scelse un vino bianco tra i tanti della lista.
Il cameriere si allontanò e rimanemmo qualche istante in silenzio.

Lui sembrò guardarmi stupito e all'improvviso sorrise.
<<Quindi davvero vuoi dirmi che in diciotto anni di vita qui, non sei mai stata a cena da Roy's?>>
Scossi la testa, evitai il suo sguardo.
<<Mai. Te l'ho detto, non sono mai uscita molto.>>
Alex sorrise ancora, sorpreso.
<<Quando mi sono trasferito da Charleston a Mainwood ero certo che mi sarei annoiato, anche se sono soltanto poche miglia di distanza. Se sono riuscito a trovarmi bene è soprattutto grazie a te, Rose.>>

Eppure non avevo fatto nulla, davvero.

Avevamo parlato, riso, scherzato un po'. Lui mi aveva distratta da tutti i pensieri che mi portavo dentro e che inevitabilmente erano legati a Saint Claire.
Non gli avevo raccontato niente di quei giorni incredibili.

Come avrei potuto parlargli dello Sconosciuto, di Desmond, di Jackson, e pensare ancora anche solo lontanamente di poter continuare a sembrare ai suoi occhi una persona normale?

Lo guardai, terminai il vino che avevo nel bicchiere.
Pensai a quell'ultimo mese. A come lui avesse contributo a far trascorrere il tempo in fretta, in qualche modo.

<<Grazie per essere così gentile con me, Alex. Davvero.>>
<<Perché sei così?>> mi chiese d'un tratto, sorprendendomi.
<<Così come?>>

Esitò, rivolse lo sguardo verso l'oceano.

Terminò il vino che aveva nel bicchiere.
<<Così, Rose. Distaccata. Distante. Non stai bene quando siamo insieme?>>
Avrei voluto rispondere subito qualcosa, ma non era facile trovare le parole giuste.

Quel mese con lui era stato bello, soprattutto perché nel profondo di me sapevo che se non l'avessi mai incontrato, la nostalgia per Saint Claire mi avrebbe devastata. Lo Sconosciuto, per come era scomparso, sarebbe potuto divenire presto un ricordo; eppure c'era qualcosa che, nonostante tempo e distanza, continuava a farmi pensare incessantemente a lui.

Guardai Alex, poi mi passai una mano tra i capelli.

<<Sto bene quando siamo insieme, Alex. Ma..>>
<<Aspetta, non aggiungere altro. C'è qualcosa che voglio farti vedere.>>

Lo guardai ancora, confusa. Si alzò dal tavolo, si avvicinò a me e mi porse la mano.
La presi, quindi lui strinse le sue dita attorno alle mie.

<<Alex..>> dissi, senza sapere che cosa pensare.
<<Vieni con me.>>

Mi alzai, incerta. Lui lasciò sul tavolo i soldi per la cena e poi uscimmo dal ristorante.
Ma non andammo verso la Lexus.
Scendemmo attraverso una piccola spiaggia fino a che non ci ritrovammo l'oceano di fronte.

Mi guardai intorno. C'erano soltanto un paio di persone in lontananza che passeggiavano lungo la riva.

Alex si sedette a terra, sulla sabbia.

<<Siediti>> mi disse, dolcemente.
Lo feci.
Rimanemmo in silenzio per un minuto. Non sapevo che cosa dire né che cosa sarebbe successo di lì a poco. Lui si avvicinò di più a me, continuando a guardare diritto davanti a sé.
<<A volte non c'è bisogno di altro per stare bene, Rose. Basta questo. Il silenzio, una persona giusta accanto. Spesso pensare troppo fa male.>>

Lo osservai, confusa. Mi era sempre più vicino ed io non sapevo come comportarmi. Da un lato restare accanto a lui mi piaceva, mi faceva sentire bene in un modo normale che per me era completamente nuovo. Dall'altro, non ero sicura di niente.

Mi sfiorò la mano, la strinse nella sua. Non so che cosa provai.
Si avvicinò ancora a me, al mio viso.
Mi ero truccata per quello, no? Avevo cercato di apparire carina per lui, perché in fondo era ciò che volevo, giusto? Anche se lo conoscevo poco, anche se in quel mese ci eravamo frequentati quasi come due amici.

Provavo davvero qualcosa per lui? E quel caos che sentivo vibrare forte come un cuore impazzito era dovuto al fatto che mi sentivo sola, o al fatto che c'era, in profondità dentro di me, la voglia di trovare un porto sicuro, un mare tranquillo, per la prima volta veramente?

Non lo sapevo.

Le sue labbra adesso erano davvero ad un centimetro dalle mie, potevo sentire il suo respiro, il suo profumo, il suo calore entrare dentro di me.

Lo stava per fare. Stava per baciarmi.

Rimasi immobile, esitai, sentii i battiti del mio cuore accelerare all'impazzata.
Chiusi gli occhi, socchiusi le labbra, mi dimenticai di respirare.

Poi, in una frazione di secondo, presi la mia decisione.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora