Vacillare

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Gli occhi dell'uomo al volante continuavano a fissarmi.
Lo guardai meglio, ma non mi ricordava nulla. Ero sicura di non averlo mai visto prima.
Spostai lo sguardo accanto a lui, e vidi un altro uomo che non conoscevo seduto al posto del passeggero.
Il suo sguardo, a differenza dell'altro, non era rivolto a me, ma era fisso sulla strada deserta intorno a noi.

<<Riesci a vederli?>> mi chiese Alex, preoccupato.
<<Si, ma non so chi siano.>>
Accelerò, e aumentammo la distanza che ci separava dai nostri inseguitori.

Avevo paura, anche se mi ero ripromessa di provare sempre, ogni giorno, ad essere un po' più coraggiosa.
Non era solo paura delle persone che avevamo alle spalle. Era anche paura per Alex.
Era un bravo ragazzo, e lo pensavo davvero. Studiava giornalismo all'Università di Charleston, non era abituato a trovarsi in situazioni come quella. E non lo ero neanche io, ma non potevo negare che i giorni trascorsi a Saint Claire avessero smosso qualcosa in me.
Se le persone che continuavano a seguirci fossero state in qualche modo legate alle vicende di Saint Claire, potevo essere certa che avrebbero cercato di farmi qualcosa. Sentivo che eravamo in pericolo, come se avessi sviluppato una sorta di sesto senso infallibile. Ma se ero in pericolo io, per ragioni che non potevo conoscere, allora lo era anche Alex, dal momento che si trovava insieme a me.
Pensai allo Sconosciuto. Se fosse stato accanto a me mi sarei sentita più tranquilla, per quanto tutto fosse così assurdo.
Mi voltai e vidi che l'auto alle nostre spalle era un po' più a distanza da noi.
Riconobbi la strada che stavamo percorrendo, eravamo quasi vicino al luogo in cui abitavo, non mancava molto.
Ma i fari di quella vettura, che adesso mi sembrava una jeep, continuavano ad illuminare la strada alle nostre spalle.

<<Non capisco, Rose. Hai voluto lasciare la spiaggia come se sapessi che quegli uomini stessero cercando propio noi. Come è possibile?>>
Scossi la testa, guardai fuori dal finestrino e poi nello specchietto, attenta a non perderli di vista.
La domanda di Alex era più che legittima, ma non avrei potuto parlargli di quanto era successo a Saint Claire. Mi avrebbe mai creduto? Forse. E poi, però, probabilmente sarebbe scappato. Ero combattuta perché sapevo che se quegli uomini stavano cercando me allora anche lui, con me accanto, sarebbe stato sempre in pericolo.
Dall'altro lato però era la prima volta in cui non mi sentivo sola in Carolina, ed era solo grazie a lui.

<<Alex, ci sono delle cose che non sai. Delle cose che sono successe durante i giorni che ho trascorso a Saint Claire, ed io... Non so se questi tizi che ci stanno seguendo siano collegati a quegli eventi, ma se così fosse...>>
Lui mi guardò per un istante, distogliendo l'attenzione dalla strada.
<<Se così fosse?>>
Guardai lo specchietto, ed erano ancora dietro di noi.
<<Se così fosse ti conviene non restarmi vicino, Alex.>>
Non rispose nulla, scosse la testa, sospirò.
<<Stai dicendo che non vuoi più vedermi?>>
<<No. È...difficile da spiegare. So che sembra assurdo, ma potrebbe essere tutto collegato a Saint Claire. Non ne sono sicura.>>
Vidi la mia casa sulla destra, a pochi metri da noi.
<<Cosa è successo a Saint Claire, Rose?>>
Esitai. Non volevo parlargliene, ma come avrei potuto tacere?
<<Non te lo posso spiegare adesso, Alex. È davvero complesso.>>
Mi guardai intorno. Non volevo che si fermasse davanti a dove vivevo, così gli chiesi di fermarsi parecchi metri prima, all'incrocio con un'altra via. E comunque non sarei scesa dall'auto.
<<Non capisco perché non me ne vuoi parlare. Senti, può darsi che questi tizi stiano andando nella nostra stessa  direzione. Può darsi che abbiano voglia di farci una scherzo. O può darsi che abbiano davvero qualcosa a che fare con la città da cui sei andata via.>>

Smise di parlare, accostò, spense il motore.

Mi voltai e vidi che l'auto dietro di noi era sempre più vicina.
Rimanemmo in silenzio. Potevo sentire il mio respiro che era diventato pesante. I battiti del mio cuore veloci.
L'auto ci raggiunse, ci passò accanto lentamente.
Mi voltai sulla sinistra, riuscii a vedere un'ultima volta i due uomini seduti all'interno.
Quello che era alla guida si voltò, per una frazione di secondo, verso di noi. Incrociai ancora una volta il suo sguardo e ancora una volta sentii una forte tensione salire nel mio corpo dal profondo.
Poi i nostri occhi si staccarono, l'auto ci sorpassò e continuò per la propria strada.
Appoggiai la testa al sedile, chiusi gli occhi. Sentii Alex avvicinarsi a me.
La sua bocca era accanto al mio orecchio.
<<Può anche darsi, Rose, che quei due uomini non ci stessero affatto seguendo.>>
Si interruppe, mi guardò negli occhi.
<<Io temo>> proseguì <<che tu stia viaggiando troppo con la fantasia. Perché qualcuno dovrebbe seguirti in piena notte? Dei perfetti sconosciuti, poi. Qualunque cosa ti sia successa a Saint Claire, non ha nulla a che vedere con la vita che ti aspetta qui.>>
Lo guardai, mi passai una mano tra i capelli.
Forse aveva ragione. Forse le persone in spiaggia non stavano venendo verso di noi e forse quell'auto non ci stava seguendo.
Pensai allo Sconosciuto, a Desmond, alle visioni.
All'uomo con l'impermeabile nero.
È vero, a Saint Claire avevo assistito ad eventi inspiegabili, ma adesso ero lontana. Lontanissima. Forse il mio inconscio aveva condizionato i miei pensieri, le mie emozioni.
Forse avrei dovuto imparare a rilassarmi, a non pensare che dovesse sempre capitare qualcosa di terribile.
Guardai Alex, annuii.
<<Grazie, Alex. Per tutto. Sono stati giorni difficili, e forse il mio cervello è stato per troppo tempo sotto pressione. Non volevo sembrare come ti sono sembrata. Io..>>
Lui mi guardò, sorrise. Mi accarezzò una mano.
<<Stai tranquilla, Rose. È tutto ok. Ciò che voglio dire è che dovresti prendere un po' di tempo solo per te. Per te e basta. Pensare a ciò che vuoi, a ciò che ti fa stare bene. E se avrai bisogno di parlare con qualcuno, saprai dove trovarmi. Puoi contare su di me, davvero.>>
Lo guardai e mi sembrava così sincero. Così spontaneo.
<<Anche se non ti ho baciato?>> gli chiesi, sorridendo.
Lui annuì, poi sorrise a sua volta.
<<Anche se non mi hai baciato.>>

Lo salutai, scesi dall'auto e mi diressi verso casa.

Entrai.
Passai accanto alla stanza di mio padre. Dormiva. Pensai che il giorno seguente avrei trascorso un po' di tempo con lui.

Aprii la porta della mia stanza, e per qualche istante rimasi immobile ad osservarla. Era la stessa in cui ero cresciuta. La stessa in cui per tanto tempo mi ero sentita così sola.

Ripensai alle parole di Alex.
Aveva ragione, stavo vacillando. E mi sentivo irrazionale, illogica, fuori controllo.

Forse, però, era qualcosa che con il tempo avrei potuto gestire. Giorno dopo giorno, in un mondo tranquillo, dove anche io avrei trovato un posto bellissimo in cui sdraiarmi a prendere il sole.

Forse, una possibilità di vivere una vita normale esisteva.

Anche per me.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora