La fine di ogni certezza

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Trascorsi l'ora successiva a sistemare la cucina e a riordinare il resto della casa. Buttai via vecchie scartoffie che trovai un po' ovunque e pulii tutte le stanze.

Avevo pulito dappertutto, tranne che nello studio di mio padre.
Non ci ero quasi mai stata, ma decisi che gli avrei fatto una sorpresa e che avrei riordinato anche lì.

Entrai, e notai con stupore che, a differenza del resto della casa, lì dentro tutto sembrava perfetto.

Mi sedetti alla sua scrivania, davanti ad una finestra che si affacciava direttamente sull'oceano.
Era ricoperta di appunti, riviste, agende. Eppure non trasmetteva una sensazione di disordine.

La poggia continuava a cadere incessante, e rimasi per qualche istante immobile a riflettere su come avrei trascorso il resto della giornata. Stavo pensando di telefonare ad Alex per proporgli qualcosa da fare, mentre con la mano, distrattamente, giocherellavo con uno dei cassetti della scrivania.
Mi stupii nel rendermi conto, all'improvviso, che non si apriva.

Era chiuso a chiave.

Inizialmente pensai che non ci fosse nulla di strano, e che semplicemente potesse contenere dei documenti di lavoro più importanti di altri. Ma poi, spinta dalla curiosità, incominciai a pormi qualche altra domanda.

Perché mai mio padre avrebbe dovuto chiudere a chiave un cassetto all'interno del proprio studio?

Mi alzai, e incomincia a cercare un posto dove avrebbero potuto essere tenute chiavi di quel genere. Ero certa che quella che stavo cercando non fosse nel mazzo che si portava dietro e che conteneva quelle di casa, perché spesso lo utilizzavo anche io e sapevo esattamente a cosa servisse ogni singola chiave.

Quindi doveva essere lì, da qualche parte.

Controllai in tutti gli altri cassetti, che a differenza di quello che mi interessava si aprivano, ma non trovai nulla. Solo documenti legati a varie cause cui mio padre doveva aver lavorato nel corso degli anni.
Cercai per una mezz'ora buona, e alla fine, sull'ultimo ripiano di un armadio pieno di scartoffie, trovai una scatola grigia che non avevo mai visto prima.

La aprii e all'interno c'era un po' di tutto. Qualche franco e qualche sterlina, qualche vecchio biglietto da visita e poi della chiavi. Di diverso tipo e colore.

Tornai alla scrivania e le provai tutte.

Dopo alcuni tentativi vani, alla fine trovai quella giusta.
La serratura del cassetto si aprì ed io ispezionai l'interno con attenzione, sentendomi lì per lì anche un po' in colpa per ciò che stavo facendo.

Era pieno di fogli, carte inutili, appunti scritti a mano, qualche fotografia di mio padre e mia madre da giovanissimi e che non avevo mai visto prima.

Poi, sotto tutto il resto, trovai una cartellina azzurra con la copertina rigida.

La aprii, curiosa.

All'interno, vidi immediatamente un foglio ingiallito di giornale piegato in quattro parti.
Lo presi in mano e aprii anche quello, stando attenta a non rovinarlo, perché la carta sembrava molto vecchia e fragile.

Era il ritaglio di una pagina di cronaca del Post di Charleston, datata 18 luglio 1998.
Lessi lentamente e con attenzione il titolo.

"Giovane donna trovata assassinata all'interno della propria abitazione, nella periferia di Charleston.
È caccia al killer"

Abbassai lo sguardo e vidi la foto in bianco e nero di una ragazza con i capelli scuri.
Mi soffermai con attenzione sui suoi occhi.
In qualche modo, mi erano familiari.

Incominciai a leggere l'articolo.

"Non hanno assistito a un bello spettacolo i primi agenti accorsi sulla scena dell'omicidio.
Dopo essere stati contattati dai vicini di casa della vittima-Melissa Clarkson, di 26 anni-sono entrati nell'appartamento da cui sempre i vicini hanno confermato di aver udito delle grida strazianti seguite poi da alcuni colpi di pistola.
Il cadavere è stato rinvenuto in soggiorno, con diverse ferite da arma da fuoco sulla testa e sul petto. Al momento dell'arrivo delle forze dell'ordine, stando a quanto è trapelato da alcune fonti, la donna era già morta.
Lascia una figlia di appena un anno che - secondo quanto riportato dagli inquirenti- è stata ritrovata nella stanza di un hotel di Charleston pochi minuti dopo il rinvenimento del cadavere di sua madre, grazie ad una telefonata anonima.

Resta sconosciuto il movente dell'omicidio così come sconosciute sono le ragioni per cui la figlia di Melissa, miracolosamente, si trovasse in quel momento in una camera d'albergo, lontana da casa.

Adesso per la bimba, che a quanto pare non ha mai conosciuto il padre, si prospetta un futuro dai risvolti incerti."

Rimasi immobile ad osservare quell'articolo di giornale, mentre le mani avevano all'improvviso incominciato a tremarmi.
Guardai ancora la foto della donna, il suo sguardo, il taglio dei suoi occhi.

Mi erano familiari perché erano identici ai miei.

Abbassai lo sguardo sulla cartellina mentre mi sembrava di non riuscire più a respirare.

All'interno, sotto all'articolo di giornale che adesso tenevo tra le mani, vidi una busta in plastica trasparente che conteneva una serie di altri documenti.

La presi in mano e lessi le parole che intitolavano il primo di una lunga serie di fogli facenti parte di un unico fascicolo.

Lessi lentamente, scandendo nella mia testa ogni singola sillaba.

Gli occhi, senza che io potessi reagire in alcun modo, mi si riempirono all'improvviso di lacrime.

Ripetei quelle parole più volte, mentre dentro di me nulla, all'improvviso, aveva più senso.

"Certificato di adozione"

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora