Dietro di te, riflesso nello specchio

En başından başla
                                    

<<Papà>> dissi, felice di sentirlo.
<<Ciao, Rose. Come stai?>>
<<Bene.. Bene>> risposi, perché non avrei potuto fare altrimenti. <<E tu, papà? Come stai?>>

Lui rimase qualche istante in silenzio.

<<Io sto bene>> disse poi, quasi a bassa voce <<ma tu mi manchi di già, Rose. Davvero.>>

Respirai profondamente, mi alzai, scostai le tende della finestra e guardai fuori.
<<Anche tu mi manchi, papà. Tantissimo.>>
<<Com'è la casa nuova? E la mamma come sta?>>
<<La casa è ok, e la mamma sta bene.>>
Avrei voluto dirgli che era tutto il resto a non essere esattamente normale, ma non volevo farlo preoccupare. Non così presto, almeno.
<<Sono contento che stiate bene. Purtroppo ho dei clienti che mi stanno aspettando e devo andare adesso. Ma ti telefonerò presto, Rose.>>
<<D'accordo, stai tranquillo, papà. Non ti preoccupare. Ti posso chiedere una cosa?>>

Esitai, ripensando alle parole che qualche ora prima mi aveva detto lo Sconosciuto su di lui.

<<Certo, qualsiasi cosa.>>
<<Ti senti triste in questo momento, vero? Più del solito?>>

Lui rimase in silenzio.

<<Oggi... Oggi è una giornata un po' così, Rose. Una di quelle in cui capita di pensare un po' di più alle cose. Ma lo sai che poi tutto si sistema. Sto bene. Non devi essere in pensiero per me.>>

Sospirai, mi guardai le mani. Lo Sconosciuto mi aveva spiegato in che modo mio padre si sentisse in quel preciso momento, non in generale. L'aveva percepito.
<<D'accordo, papà. A presto, allora.>>
<<A presto, tesoro. Ti voglio bene>> rispose, prima di riattaccare.

Posai il telefono, mi alzai dal letto e feci alcuni passi verso la scrivania.

Pensai a mio padre.

Mi mancava davvero tanto. Anche se gli ultimi tempi erano stati difficili, dolorosi. Pieni di pianti, tristezza, rabbia.

La sua presenza mi aveva sempre dato la forza necessaria ad andare avanti in una città in cui mi sentivo sola in mezzo alla gente.

Mi guardai allo specchio ancora una volta, e lo vidi. Immobile dietro di me, riflesso nel vetro.

Avrei voluto urlare, ma lui non me ne diede il tempo. Appoggiò una mano sulla mia bocca e in qualche modo mi tranquillizzò.

<<Cosa diavolo ci fai qui?>> gli chiesi, piena di rabbia in corpo.

Lo Sconosciuto mi guardò, senza dire nulla.

Indicò il mio letto, ed io non capii che cosa avesse intenzione di fare.

<<I giornali, Rose. I giornali che erano qui... Non li ho fatti scomparire io.>>
<<Sei stato tu a farmeli avere?>> gli chiesi.
<<Sì.>>
<<Perché l'hai fatto?>>
<<Per fare in modo che tu ti rendessi conto di quanto grave fosse la situazione. Per dimostrarti che stavo dicendo la verità, e che eri in pericolo. Che sei in pericolo.>>

Mi avvicinai di più a lui, scossi la testa.

<<Perché stai cercando di proteggermi? Da che cosa mi vuoi salvare?>>
<<Da che cosa non ha importanza, Rose. Tutto ciò che conta è che qui non sei al sicuro.>>
<<Ma tu perché me lo stai dicendo? E perché non riesci a spiegarmi chi sei? O che cosa sei? Ho visto come hai manipolato la mente di mia madre, stamattina. Come è possibile? Come riesci a farlo?>>

Lui si allontanò un po' da me, poi tornò a guardarmi negli occhi.

<<I giornali che ti avevo fatto trovare qui sul letto... È stata lei a farli scomparire, Rose. >>

Rabbrividii.

<<Che cosa? E perché l'avrebbe fatto? Quindi vuoi dire che ha fatto finta di dimenticare di aver parlato con me quella sera? Ma perché? E tu come lo sai?>>
Lui scosse la testa, cupo.
<<Smettila di chiederti come faccio a sapere queste cose. Non ha importanza.
Ciò che è importante è che tua madre ha fatto sparire quei giornali perché ha pensato che tu stessi cercando una ragione per andartene da qui. Ha pensato che fosse una scusa, un capriccio. Lei crede che questo posto sia sicuro, Rose, e che tu voglia semplicemente tornare a vivere nella tua vecchia casa. Ritornare alla tua vecchia vita.
Ma non si rende conto del pericolo, e prima o poi potrebbe essere troppo tardi. Devi fare qualcosa. E devi farlo subito.>>

Rimasi paralizzata. Lo guardai negli occhi, mentre sentivo che la rabbia aumentava sempre più rapidamente dentro di me, impedendomi di muovermi.
Come se il mondo mi stesse crollando addosso di colpo.

Da un lato avevo paura per quello che mi sarebbe potuto succedere e dall'altro ero arrabbiata con mia madre. Perché non mi credeva?

Guardai lo Sconosciuto, e nonostante continuassi a non sapere nulla di lui, per qualche ragione mi fidavo di ciò che mi diceva. Come se quell'attrazione viscerale che provavo nei suoi confronti - anche adesso, anche in quel preciso istante - fosse qualcosa di molto più grande.
Come una sorta di legame, qualcosa di travolgente, indomabile, che esisteva a prescindere da tutto il resto.
E che, soprattutto, non mi sapevo spiegare.

Mi avvicinai un po' a lui, confusa e incerta. Non sapevo che cosa stessi cercando, avevo soltanto voglia di sentirlo vicino. Lui mi guardò stupito, e indietreggiò un po', poi si riavvicinò a me.
Le nostre fronti quasi si sfioravano adesso.
Le mani mi sudavano e il cuore mi batteva veloce.
Sentivo il profumo della sua pelle, il calore del suo corpo.

Quando all'improvviso mia madre, da sotto, mi chiamò.

<<Rose>> disse <<Sto salendo. Sei pronta?>>

Rose e lo SconosciutoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin