Ricomparsa

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"Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro"

-Friedrich Nietzsche-

Le due ragazze erano immobili sul ciglio della strada, proprio al confine con il bosco. I loro occhi continuavano ad essere persi e spenti, lontani.

<Ehi>> dissi <<come..come state?>>

Non risposero nulla, continuavano soltanto a fissare il vuoto.

<<Riuscite a capirmi?>>

Le guardai con più attenzione.

La loro pelle era pallida nei punti in cui non era sporca di fango. I loro abiti, invece, erano irriconoscibili. Fango, fango ovunque. Ma non riuscivo a capire da dove provenisse. Nel bosco c'era terra, c'erano foglie. Non fango. La notte precedente aveva piovuto, è vero, ma per sporcarsi in quel modo avrebbero dovuto come minimo rotolarsi a terra. O restare distese per molte, molte ore.
Sulle braccia e sulle mani avevano segni evidenti di graffi e tagli, come se avessero lottato con qualcuno. Sulle spalle e sul collo la situazione era identica. Ferite, sangue essiccato, sporcizia.

<<Riuscite a parlare?>> chiesi, cercando di mantenere la calma.
<<Joey>> dissi, rivolgendomi a lei <<tu sei Joey Petersen. So chi sei. Conosco il tuo ragazzo, Desmond.>>

Lei spalancò gli occhi, e per la prima volta mi parve di riconoscere un brandello di umanità nel suo sguardo.

<<Desmond>> disse, con voce roca, tremante.
<<Sì, esatto. Desmond. Il tuo fidanzato.>>
<<Io... Io non... Lui.. Dov'è?>>
<<Presto sarà qui, Joey. Adesso chiamo la polizia. Non vi muovete.>>

Chiamai il 911 per la seconda volta nella mia vita. La seconda in due giorni.
Questa volta l'agente che mi rispose mi mise in comunicazione con l'ufficio della sceriffo, quindi parlai direttamente con lui.

<<Sceriffo Kevin O'Hara. Come posso esserle utile?>>
<<Mi chiamo Rose, Rose Dwight. Dovete venire subito in Compton Street. Io.. Sono qui e.. ci sono le ragazze che sono scomparse da Saint Claire qualche giorno fa.>>
Lo sceriffo trasse un respiro profondo, quindi mi rispose.
<<Grazie al cielo>> disse <<come stanno?>>
<<Sono in stato confusionale>> risposi abbassando la voce e allontanandomi leggermente da loro due perché non mi sentissero.
<<Sembrano sconvolte, sceriffo O'Hara. Se riuscisse ad arrivare subito...>>
<<Sarò lì con alcuni agenti tra pochissimo. Rimanga con loro, Rose.>>
<<Lo farò. Una di loro, Joey Petersen, è riuscita a parlare soltanto quando le ho nominato il suo ragazzo, un certo Desmond. Penso che rivederlo immediatamente le potrebbe essere d'aiuto. Lei lo conosce? Riuscite a portarlo qui?>>
<<Certo. Porterò anche lui. Mi aspetti, non si muova>> disse, e riattaccò.

Tornai verso le ragazze.

Erano sempre in piedi sul ciglio della strada, sembravano non essersi mosse da quando mi ero spostata.
Mi rivolsi a Joey perché l'altra non aveva ancora trovato la forza per provare a parlare.

<<Joey, come ti senti?>>
Lei esitò, poi fece un passo indietro.
<<Io... Io.. Non lo so.>>
Mi avvicinai a lei.
<<Io mi chiamo Rose>> le dissi <<Sono arrivata qui ieri. Sono contenta di conoscerti, Joey.>>
Lei annuì, poi si sedette a terra. L'altra ragazza fece lo stesso e le si sedette accanto. Muoveva la testa su e giù, lentamente, e continuava a non dire nulla.
Mi sedetti con loro, vicino a Joey.
La guardai negli occhi, provai a posarle una mano su un braccio con dolcezza ma lei lo allontanò immediatamente.
<<Scusa, non volevo che.. >>
Joey non rispose.

<<Riesci a dirmi dove siete state, Joey?>>

Sapevo che difficilmente mi avrebbe dato una risposta, ma avevo deciso di provare comunque  a chiederglielo.
Lei mi guardò dritto negli occhi, poi scosse lentamente la testa.
<<Nulla?>> le domandai ancora, con tutta la delicatezza che riuscii a trovare.
Lei scosse ancora la testa, poi all'improvviso mi strinse una mano.

<<I suoni... troppi... E il buio, il freddo. Tubi... I tubi neri..>>

La guardai mentre parlava, mentre tutte quelle parole che sembravano prive di senso lentamente uscivano dalla sua bocca, che si muoveva come se fosse quella di un robot, in modo automatico.
Apatico.

Rabbrividii.

Stavo per chiederle spiegazioni su quanto mi aveva detto quando sentii le sirene della Polizia avvicinarsi a noi.

Mi alzai dal marciapiedi, feci qualche passo in avanti. Un vento fresco aveva iniziato a soffiare e giocava a spettinare i miei capelli così lunghi.
Respirai profondamente, felice che qualcun altro a breve sarebbe stato testimone di alcuni di quegli eventi che da due giorni avevano ormai incominciato a far parte di me.

L'auto dello sceriffo si fermò a pochi metri da noi. Dietro riconobbi un'altra vettura e, al volante, Desmond.

Lo sceriffo e l'agente che era seduto accanto a lui spensero il motore e scesero dal veicolo, e Desmond fece lo stesso.

Andai loro incontro ma, prima di farlo, mi voltai un'ultima volta verso le due ragazze, per assicurarmi che non si fossero mosse.

Ancora una volta, di colpo, il sangue mi si gelò nelle vene e tutto il mio corpo si paralizzò all'istante.

Erano ancora dove le avevo lasciate e, immobile alle loro spalle, lo Sconosciuto le fissava.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora