Capitolo Ventiquattro | Lessons

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Sono pronta per andare a casa di Chanyeol.
Sta iniziando a far freddo, quindi ho indossato una felpa più pesante, con un jeans, e le mie converse nere.
Spruzzo un po' di profumo sul mio collo.

Fai un bel respiro, SoYon.
Stai per andare a casa di Chanyeol.

— Nonna, vado a casa di Chanyeol, a dopo! — dico.

Lei risponde con un verso.
Sono contenta che non sia apprensiva come mia madre.

Metto le cuffiette, e inizio a camminare.
Non abita esageratamente lontano da casa mia.
Pensavo fosse più lontano, considerando quanto è grande Seoul.

Ci metto tra i quindici e i venti minuti, per arrivare.

È una casa molto grande.

Suono il campanello.
Mi apre una ragazza.

Avrei sentito un tuffo al cuore, se non fosse stato per la somiglianza con Chanyeol.

— Tu devi essere SoYon. Entra, mio fratello ti sta aspettando in camera sua. — dico.

Lei mi indica la camera di Chanyeol, al piano superiore.

Prima di aprire la porta, ascolto cosa sta succedendo oltre questa.

Sta canticchiando qualcosa.
È un suono davvero dolce.

Busso, appena smette.
Mi apre la porta.

— Benvenuta. — dice, indicando la sua stanza con un gesto didascalico.
Non riesco a trattenere una piccola risata.

È una camera grande.
C'è un letto a una piazza e mezzo, strumenti e spartiti.
Un televisore attaccato al muro, una scrivania, e tutte le altre cose che dovrebbero esserci in una camera da letto.

— Okay, ehm ... Da cosa vuoi iniziare? — dice.

Non gli rispondo.
Sono troppo impegnata a osservare i suoi strumenti.
Mi soffermo sulla sua chitarra, più di tutti.
È la stessa che ha portato al provino.
È la stessa con cui ha sempre suonato.
Mi viene da sorridere.

Lui la prende, e mi fa segno di sedermi sul suo letto.

Mi siedo, e lui mi mette la chitarra in grembo, circondandomi con le sue braccia.

— Guarda, devi prenderla così. — dice, mettendo una mia mano sul manico a mo' di cucchiaio, e un'altra sulla parte inferiore della chitarra.

Sto arrossendo sempre di più.

— Questo è il do. — dice, suonando un accordo.
Posiziona le mie dita sul manico.
Suono le corde.
Mi esce un suono non molto melodioso.

Lui ride.
— Non scoraggiarti. È la prima volta che prendi in mano una chitarra, no? —

No. Mio padre provò a insegnarmi a suonare.
Questo è uno dei bei ricordi che ho con lui.
Non riesco a trattenere l'accenno di un'espressione triste.

— Hey, tutto bene? — dice, spostandosi davanti a me e accovacciandosi.
— Si, tutto okay. —

Mi guarda per alcuni secondi, per poi tornare dietro di me e posizionare le sue braccia sulla chitarra, intorno a me.
Sento le mie guance andare a fuoco, mentre il suo petto preme contro la mia schiena.

Tenta di farmi suonare diversi accordi, ma la chitarra emette suoni piuttosto sgradevoli, nelle mie mani.

— Forse è perché non premi bene le dita sulle corde. — dice.

O forse perché sono distratta dal fatto che sono circondata da te e dalla tua chitarra, che ne dici?

Con una mano preme sulle mie dita, che a loro volta premono sulle corde.
Suona le corde con l'altro braccio, ed esce un suono decente.

OMEGLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora