Capitolo Dieci | Auditions pt.2

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Hyobin e Raemun mi abbracciano forte, fortissimo.
Sento delle lacrime pizzicarmi gli occhi, ma faccio in modo di trattenerle.

— Non rimarrai per sempre a Seoul, vero? Tornerai qui, non è così? — mi chiede Hyobin, tentando di nascondere l'ansia nella sua voce.
— No, ovvio che tornerò. — dico, staccandomi dall'abbraccio, strizzando l'occhio.
Ho vissuto da sempre qui. Le ho sempre avute intorno. Lasciare la mia città, lasciare loro, è brutto, e non poco.

Mia madre, ad un tratto, inizia a chiamarmi.
È ora di andare, cerco di limitare le malinconie al minimo.

— Ci terremo in contatto. — le rassicuro, abbracciandole un'ultima volta e alzandomi dalla panchina del parco fuori casa di Raemun.

Corro a casa, quanto più velocemente possibile.
I bagagli sono tutti già pronti nell'auto, devo solo salirci, e poi si parte.
Seoul non dista molto dalla mia città, in un'oretta raggiungiamo la casa di mia nonna.
Questo mi tranquillizza.
Casa di mia nonna: una villa a tre piani.
Mia nonna: non esattamente la tipica nonnina sforna-torte.
Ci esce incontro con le labbra ridotte a una linea sottile, non proprio nel più accogliente dei modi.

Quando mia madre scende dalla macchina, le afferra il gomito, sibilandole una frase nell'orecchio.
È diventata sorda, evidentemente, perché riesco a sentire perfettamente cosa dice.
«Lo sapevo che quella testa di cazzo vi avrebbe rovinati.»

Non esattamente un linguaggio appropriato, per un'anziana signora.
Dopo dei falsi e forzati saluti, essendo una specie di riccona, mia nonna ci porta tutti a cenare fuori, per poi tornare subito a casa.
Io vado a letto immediatamente, non vedo l'ora che questa giornata finisca.
Cerco di addormentarmi quanto prima, sebbene mi sia molto difficile.

***

Mi sveglio automaticamente, pur non avendo preimpostato alcuna sveglia.
Mi vesto, di restare in questo letto a me sconosciuto non ho voglia.
Devo ancora trovare una scuola in cui effettuare il trasferimento, quindi posso girare a zonzo per Seoul, facendo un giretto nel quartiere dove mia nonna abita.
Chissà se Jungkook è già arrivato.

Sto per mandargli un messaggio, quando ricevo una chiamata proprio da lui.
— Stavo proprio per mandarti un messaggio. — gli dico, rispondendo al cellulare.
— Bene, perché ho una cosa da darti. Vediamoci fuori casa di tua nonna. — mi risponde, sicuro.
— Sai dove abita? —.
— No, mandami la posizione! — afferma, ridendo.

A Jungkook:
<posizione>
9:24 AM

— Bene, vengo subito. — dice.
— A tra poco, allora. — per poi riagganciare.

Prendo subito la strada di casa.
Stranamente non mi sono persa, trovandomi nel vialetto di mia nonna in poco tempo.
Lui è già lì.
Appena mi vede, mi porge un foglio.
È un volantino.

— Qui sono scritte tutte le informazioni per il provino. Dovresti provare. — dice, picchiettando un dito sul foglio.
— Non mi sembra il caso di parlarne con mia madre, adesso. —
— Avanti, ti prego. Oggi devo anche iniziare a provare, quindi potresti venire con me e potrei farti fare una sorta di allenamento! — esclama, entusiasta.
Non sono convinta, e lui lo nota, osservando la mia espressione, evidentemente.

— Ti proteggerò io, da tua madre, puoi star tranquilla. — dice, dandosi un pugno sul petto.
Non riesco a non ridere.
— E va bene. — acconsento.

Entriamo in casa.
Mia madre sta leggendo delle carte in salone.
Sembra concentrata, non vorrei disturbarla.
Tuttavia Jungkook mi dà un pizzicotto.
Mi faccio avanti.

— Mamma, potrei chiederti una cosa? — le chiedo timidamente, facendo qualche passo verso di lei.
— Dimmi, tesoro. — cerca di essere gentile, ma la tensione nella sua voce è percepibile.
— Guarda qui. — dico, porgendole il foglio.

Lei solleva lo sguardo, lo guarda.
Gli dà un'occhiata veloce.

— Okay, se vuoi farlo, fallo. — acconsente velocemente, tornando a guardare le sue carte.
Sgrano gli occhi.
Non pensavo che sarebbe stato così semplice.
— Dici sul serio? — chiedo, tentando di mascherare l'incredulità.
— Si, certo. —

Guardo Jungkook, che sorride compiaciuto.

— Grazie, mamma, ci vediamo dopo! — la saluto, sorridendo, senza ricevere nessuna risposta.
Fuori casa, Jungkook mi abbraccia, ridendo.
— Ti crei troppi problemi! — esclama, forse più contento di me.

Sorrido. Non riesco a non farlo.
Ho sempre amato ballare.
Il canto è una cosa secondaria, per me, ma se servirà a farmi avere successo, non esiterò a migliorare le mie doti di cantante.

— Ti passo a prendere oggi pomeriggio subito dopo pranzo, ti porto con me alle prove. Così ti eserciterai anche tu. — dice.
— Si! — dico, con un tono forse un po' stridulo.

Chanyeol. Il mio pensiero va immediatamente a lui.
Prendo il cellulare, scatto una foto al foglio e gliela invio.

— Che stai facendo? — chiede Jungkook, guardando il cellulare.
— Mando questa foto a Chanyeol. È bravissimo, anche lui dovrebbe fare un tentativo. — dico, entusiasta.
La sua espressione sembra cambiare, per un attimo.
Sembra infastidito.
— Che hai? — chiedo, perplessa.
— Nulla, ora dovrei andare, ci vediamo oggi? — mi chiede.
— Si. — acconsento, sorridendogli.

Mi dà un bacio sulla guancia, per poi andarsene.

Chanyeol mi chiama poco dopo, facendomi sussultare.

— Hashtag? — chiedo, rispondendo a telefono.

***

— Come stai? — mi chiede, appena la connessione ci consente di guardarci in volto.
Avevo quasi dimenticato che lui aveva assistito alla fantastica scenata dei miei.
— Bene, bene. — acconsento, mentendo.
Lui arriccia il naso.
— Menti, è evidente. Ma se non vuoi parlarne, non ti forzerò. — dice, sorridendomi.
Gli sorrido, apprezzando la sua comprensione.
— Beh, vuoi fare il provino? — cambio argomento.
Abbassa lo sguardo.
Ho capito già tutto.
— La tua ragazza. — concludo, senza nascondere il fastidio nella mia voce.
— Già. Non lo accetterà mai. —

Non posso fare a meno di sbuffare.

— Non è normale, una cosa del genere. Non puoi farti condizionare in questo modo. Se lei non ti lascia fare ciò che vuoi, non è innamorata di te come dice di essere. Stanne certo. — gli comunico.
Le mie parole sembrano averlo colpito.
Non sono riuscita a trattenermi, purtroppo. È solo ciò che penso.

— Chanyeol! — una voce lo sta chiamando.
Una voce femminile, giovane.
— Arrivo. — urla alla voce.
— Scusami, mia sorella mi sta chiamando. Ci sentiamo? — dice, rivolto a me.
Sorrido.
— Si, ci sentiamo. E rifletti sul provino. — gli ricordo.

Annuisce, per poi interrompere la chiamata.



















— Spazio autrice —
Ho inventato io la pubblicità di un provino attraverso un volantino, non so se realmente si fa in questo modo, ma non credo hahahah.
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia, buona giornata!

OMEGLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora