"Non stasera." risponde con noncuranza "Dovresti darle un nome."

"Non è di mia proprietà." sorrido guardando la volpe, ancora accanto a lui. 

"Vorrei farti vedere una cosa. Cioè, ho semplicemente riprodotto la pasta che fai tu di solito. Ma vorrei che mi dessi la tua opinione." è in chiara difficoltà, io lo guardo esterrefatta: ha cucinato per entrambi. Vorrei dirgli che è una cosa molto premurosa, soprattutto considerato che l'ha fatto dopo una dura giornata per entrambi, ma non lo faccio. So che reazione potrebbero suscitare in lui alcune parole. 

"Sarò felice di assaggiare quello che hai fatto." Annuisco mentre mi alzo in piedi. La testa bianca della volpe delle nevi si sposta da Harry a me, e viceversa, mentre stiamo in silenzio per un po'. Quindi, accomiatata la volpe, ci incamminiamo verso lo Sheol. 

"Sei ancora arrabbiata con me per quello che sta succedendo a scuola?" domanda raggiungendo il piccolo piano cottura. Io lascio andare la borsa e la giacca sul divano, lo guardo con attenzione.

"Diciamo che non approvo assolutamente i tuoi metodi- mi avvicino a lui -ma che credo di non doverti giudicare, visto che non cambieresti idea lo stesso." mi stringo nelle spalle "Nemmeno se fossi io a chiedertelo." prendo posto a tavola. Mi da le spalle ma non riesce a nascondere per tempo il sorrisetto sghembo che gli si forma sulle labbra. 

"Ti sottovaluti." sussurra sedendo accanto a me.

"Non scherzare col fuoco." lo indico con la forchetta. "Ho così tanta fame che potrei mangiare te." 

"Ho bisogno di sapere una cosa Harry." lo guardo, lui annuisce quindi continuo: "Come facevi ad essere così sicuro di dove cercare quella mappa?" osserva il piatto davanti a sé per un po' prima di rispondere.

"Non ero poi così sicuro. Su nulla. Nemmeno sulle mie capacità. Considerato che Oliver mi avrebbe letteralmente rotto la testa con le mani se tu non gli avessi infilato un tacco nella tempia." si rende conto della sua assenza di tatto "Scusa." bisbiglia, iniziando a mangiare.

"E' davvero ottima!" esclamo entusiasta con tutta l'intenzione di trarre entrambi fuori da questa situazione scomoda. Spalanco gli occhi e lui sorride scuotendo la testa. 

"Stai chiaramente enfatizzando troppo la cosa." borbotta "Ma grazie." 

"Non ti svalutare!" lo ammonisco "Inizio a chiedermi se c'è qualcosa che non sai fare, a questo punto." continua a sorridere. Essere qui con lui, solo con lui, col fuoco nel camino e l'aria leggera e colma di buone intenzioni mi riempie il cuore di gioia. Vederlo sorridere mi riempie il cuore di gioia. "Anche se, certo, non è ai miei livelli culinari, modestamente parlando." 

"Beh, puoi benissimo cucinare da sola allora!" mi priva del piatto, non con qualche lamentela da parte mia.

"Harry Edward Styles- lo avviso puntandogli addosso la forchetta -ti avviso, potrei diventare una bestia. Ti consiglio vivamente di ridarmi il cibo che mi appartiene!" lui mi guarda, la bocca piena, gli occhi divertiti, la testa riccioluta che si muove da parte a parte in segno di negazione. "Bene!" esclamo in preda alla frustrazione. Mi appoggio allo schienale della sedia, quindi incrocio le braccia. Poi immagino di poter avere di più da questa situazione: mi alzo, forchetta in mano, e lo raggiungo. Probabilmente pensa che io lo voglia infilzare, ma quello che faccio e sedergli in grembo. "Mangerò la tua." decido mangiando dal suo piatto. 

Lui, forchetta a mezz'aria, mi osserva, colmo di sorpresa: "Q-questa è la tua ultima parola?" domanda avvolgendo un braccio attorno alla mia vita. Annuisco lanciandogli un'occhiata. Riprende a mangiare, una mano sulle mie gambe: "Adesso ho io una domanda per te." riprende.

SheolWo Geschichten leben. Entdecke jetzt