Capitolo 4

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"Mi stai dicendo che il vecchio Arthur ti ha dato, per davvero, un posto di lavoro?" Millicent sgrana gli occhi mentre usciamo dall'aula di chimica.
Annuisco felice mentre la seguo verso gli armadietti.

"Sono felicissima per te! È un lavoro che immagino non ti stancherà molto e non ti distrarrà dallo studio. Cosa mi dici della sistemazione? Ancora al Mezzaluna?" mi guarda con inevitabile compassione negli occhi.
Annuisco tristemente mentre ci avviciniamo sempre più al mio armadietto. Non le ho accennato il fatto che da Arthur io abbia incontrato il tanto temuto Styles, immagino solo alla larga i salti mortali che potrebbe fare per il modo in cui mi sono comportata, quindi preferisco che quello che è successo ieri rimanga tra me, Arthur ed Harry.
Per fortuna oggi non ho lezioni d'inglese, il che significa che non dovrò vederlo, il che implica che io sia più rilassata degli altri giorni. Nonostante io cerchi di non dare credito alla sua reputazione da spaccaossa non posso fare a meno di ammettere che la sua presenza, in ogni circostanza, accresce i miei livelli di ansia.

"Come mai sei passata da Arthur?" mi chiede Millicent.
"Pura casualità, anche se, come vedi, si è rivelata una fortuna." ridacchiamo. L'azione dell'aprire un armadietto scolastico non mi impegna particolarmente ed e per questo che quando guardo all'interno resto di stucco. Non per il fatto che sia pieno di post-it gialli pieni di scritte, ma per il semplice fatto che l'idea di aver sbagliato armadietto mi sfiora la mente più di una volta.
Le persone che passano nel corridoio sono parecchio interessate alla scena, e come dare loro torto. Parecchi dei foglietti sono ai piedi di Millicent.
Lei spalanca gli occhi e la bocca, poco prima di potare la mano su di essa. So che cosa sta pensando e, sinceramente, lo sto pensando anche io: Styles e i suoi amici. Nonostante il mio battito cardiaco stia leggermente accelerando afferro uno dei tanti foglietti con noncuranza e lo leggo:
Hai i giorni contati testa di fuoco.
Una seconda occhiata mi fa intendere che in tutti i bigliettini c'è la stessa scritta.

"Skylar.." cerca di parlare Millicent mentre contraggo la mascella per poi ridurerre gli occhi a due fessure. Non posso mancare di provare un certo quantitativo di rabbia: questo è qualcosa che un dodicenne potrebbe fare. Prendo una grande manciata di foglietti prima di sbattere con rabbia l'anta dell'armadietto e mettermi a camminare come una furia una direzione non precisa, sicura di trovarlo, prima o poi.

"Sky, so dove stai andando e ti vieto categoricamente di farlo. Adkins!" Millicent cerca di fermarmi, ma non ho intenzione di farlo. Non ha nessun diritto di bullizzarmi pretendendo, oltretutto, che io me ne stia buona a subire. Senza contare poi, che per fare uno scherzo del genere deve aver messo le mani nelle mie cose. È una totale violazione della privacy.
"Skylar!" per i corridoi vediamo Hunter e anche lui si aggrega a Millicent nel vano tentativo di pormi un freno, mentre perdo foglietti lungo la strada.

Questa è l'ora buca delle quinte, almeno, della maggior parte delle quinte, e la maggior parte delle persone delle quinte va fuori a fumare durante l'ora buca. Spalanco la porta principale che conduce al cortile con un calcio facendola scricchiolare e non mi impegno molto per trovare la sua testa riccia in mezzo ai suoi amici: Henandez e Sullivan.
I richiami di Millicent e Hunter richiamano la loro attenzione su di noi, o meglio ancora, su di me, mentre mi piazzo proprio di fronte a lui.

Il suo sorriso sghembo e sornione va da un orecchio all'altro, una sigaretta tra le dita, così anche i suoi due amici, divertiti dalla mia espressione pateticamente adirata. Questo mi basta per farmi perdere anche l'ultimo briciolo di raziocinio che mi era rimasto. Butto con disprezzo tutti i post-it gialli nella sua direzione.

"Che succede Styles? Questa mattina ho aperto il mio armadietto e ho notato che hai deciso di custodire lì i foglietti su cui fai esercizio di scrittura. La Judith ti ha messo in punizione? Strana scelta di parole se è questo il caso." riduco gli occhi a due fessure mentre il suo sorrisetto cade, al contrario di quello dei suoi amici.

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