Capitolo 35

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Quando i bambini lasciano la libreria un silenzio assordante ingloba il negozio. Leggere quelle favole mi ha messo di buon umore: le risatine, gli occhi spalancati, le forti reazioni, le grida.. E' stato come ritagliare un piccolo spazio di felicità. Comincio a sistemare il disordine che si è venuto a creare. Qui con me c'è ancora Harry, cerco di non dargli molto peso.

Penso al fatto che dovrei continuare la ricerca, e magari mettere da parte altro materiale per quella di Harry, anche se in realtà non è davvero necessario: il mio intento è quello di non permettergli di presentarsi a mani vuote, non di fargli prendere un bel voto.

"Hai ancora molto da fare?" mi domanda la sua voce. Una strana sensazione si fa spazio nel mio petto: non starebbe mai qui se non avesse qualcosa da chiedermi. Ed in più questa è la prima volta che mi rivolge la parola da quando siamo tornati.

"Ehi, parlo con te testa di fuoco."

"Si, lo so. Ma non credo di volerti rispondere, o continuare ad ascoltarti." rispondo senza astio, con un tono di voce alquanto atono a dire il vero. Accatasto i cuscini rigonfi per poi trasportarli nel magazzino. Quando torno nella libreria lui è ancora lì, immobile e mi guarda con circospezione.

"Devo accompagnarti allo Sheol." mi avvisa, come se non avesse affatto sentito quello che ho appena detto. La mia volontà varrà pur qualcosa, non ho voglia di andare da nessuna parte con lui al momento.

"E' necessario che inizi i tuoi allenamenti."

"Hai sempre tantissimo da fare, non è così?" ridacchio "Apprezzo lo sforzo, Harry, dico davvero, ma sarà Sean a guidarmi in questo. E' il mio Custode, credo che gli spetti." assottiglio gli occhi prima di raccattare le mie cose e gettarle nella borsa.

"Odio il fatto che tu mi debba sempre prendere in contropiede." chiude il libro che aveva in mano ed adagia i gomiti sul ripiano del tavolo, sporgendosi leggermente verso di me.

"Ho capito più o meno quali sono le dinamiche all'interno del gruppo." il fatto che il mio discorso sembri scollegato lo sorprende "E' chiaro che hai un grande potere decisionale. E lo dimostra il fatto che sei entrato qui dentro, poco fa, e hai confabulato con Arthur di cose che sicuramente mi riguardano, come se io non potessi vederti. Sei convinto di poter decidere qualsiasi cosa, e forse è così. Ma io ho acconsentito ad essere parte del gruppo, non a sottomettermi alla tua volontà." prendo un lungo respiro "Considerato poi che non riusciamo ad avere una conversazione senza finire per prenderci a male parole." ridacchio.

"Non mi sembrava fosse così quando quando eravamo a casa di Arthur." risponde con una leggera incrinatura di rabbia nella voce.

"Quindi si può parlare di quella sera?" domando con ironica sorpresa. "Credevo volessimo sotterrare quel cadavere."

"Quale dei tanti?" mi chiede alzandosi.

"Non so, così a pelle mi verrebbe da dire quando mi hai baciata senza nessun contesto, senza che nessuno ti desse il diritto di farlo."

"Non mi sembravi restia alla cosa." continua; il suo sguardo è gelido e l'espressione del viso terribilmente dura. "E comunque non credo ci sia bisogno di fare tutta questa scena per un paio di bacetti dati anche per metà." questa seconda parte mi induce a smettere di sistemare le mie cose e dedicargli tutta la mia attenzione. Un paio di bacetti dati per metà.

"E' assolutamente esilarante sentirti parlare." gli sorrido amareggiata "Sopratutto per il fatto che sei il primo che ha cercato in tutti i modi di evitarmi dopo i giorni passati insieme. Hai paura che ti chieda di sposarmi Harry? Pensi davvero che io sia così persa?" rido sprezzante, e se potessi abbraccerei me stessa per il modo in cui lo sto affrontando.

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