Capitolo 62

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"Sicura di essere abbastanza in forma per tornare a scuola testa di fuoco? Puoi benissimo restare a casa un altro giorno, sono sicuro che nessuno dei professori avrà nulla da ridire. Beh, in realtà forse si, visto che sei una delle poche a prestare loro attenzione."Sean ridacchia mentre camminiamo fianco a fianco.

"Siamo già dentro l'edificio scolastico, che figura potrei farci se decidessi di abbandonare proprio adesso?" gli lancio uno sguardo accigliato.

"Se non te la senti di rimettere piede tra questi delinquenti- e guarda malissimo uno del primo anno che sta appiccicando la cicca sotto alla panchina sulla quale è seduto- ti accompagno a casa, e, se vuoi, resto con te." si passa una mano tra i capelli ridendo.

"Sembra quasi che tu voglia un partner per le tue azioni da delinquente. Vuoi solo una scusa affinché tu possa marinare le lezioni." rido di lui.

"Non c'è bisogno di esporre così i miei impliciti complotti, testa di fuoco." mi passa un braccio attorno alle spalle. Non posso fare a meno di notare gli sguardi delle persone: non è raro che osservino Sean, ma mai con quel pizzico di terrore in viso. Lo guardo con la coda dell'occhio.

"Perché diavolo tutti ti guardano come se avessi ucciso qualcuno?" domando sinceramente incuriosita. Devo essermi persa qualcosa in questi giorni.

"Nulla che valga la pena di essere raccontai." fa spallucce giocando con una ciocca dei miei capelli. "Che lezioni hai oggi?" cambia argomento.

"Sean!"

"Skylar! Sono più grande e sono il tuo Custode, farai meglio ad informarmi del tuo orario scolastico di oggi o ne pagherai le conseguenze." mi punta un dito contro facendomi ridere.

"Che sarebbero?" lo provoco mentre ci facciamo sempre più vicini al punto dove di solito ci incontriamo con gli altri prima di andare tutti nelle nostre rispettive classi. Si tratta del punto tra l'armadietto di Gwen e quello di Ginger, dove durante il mio primo giorno di scuola qui li avevo visti parlottare.

"Ehi, Skylar!" vengo richiamata da una voce alle nostre spalle. Sia io che Sean ci voltiamo verso Roger, il quale elargisce un grosso sorriso ad entrambi.

"Ehi!" lo saluto, non particolarmente entusiasta: so che Roger è l'emblema delle domande scomode e non sono sicura che la cosa possa continuare andarmi bene.

"Possiamo parlare?" parla con me ma guarda solo ed unicamente Sean e il braccio di quest'ultimo attorno alle mie spalle.

"Si, certo. Basta che finiamo prima del suono della campanella, avrei una lezione dopo." gli faccio notare mentre Sean mi libera dal suo abbraccio.

"Ci vediamo dopo a pranzo." mi saluta dandomi un bacio sulla fronte ed andandosi ad appoggiare tra i due armadietti di sempre, la testa china sul telefono e io che mi volto a gaurdare Roger.

"Allora? Cosa mi sono persa?" domando. Voglio cercare di essere il meno in imbarazzo possibile. Lui si allontana dal corridoio affollato, appartandosi. Infila le mani nelle tasche dei jeans chiari e mi osserva.

"Non ti ho vista a scuola in questi giorni." nota, non cerca nemmeno di non apparire troppo ficcanaso. È il suo modo implicito per fasi gli affari miei senza sembrare che si stia facendo gli affari miei.

"Ho avuto da fare." faccio spallucce restando sul vago.

"Capisco." annuisce guardandosi attorno, osservando, come me, che gli sguardi intimoriti delle persone continuano. Allora forse non era Sean che guardavano. "Anche Harry suppongo."

"Se è di questo che vuoi parlare faccio volentieri a meno della tua compagnia." non mi preoccupo di risultare troppo diretta; perché dovrei preoccuparmene io quando è lui il primo a non farsi scrupoli nel metter naso dove non dovrebbe?

SheolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora