"Ma come- spalanco gli occhi senza parole- come Diavolo hai fatto?" domando. Lui mi ignora sistemando la sua borsa. "Credevo che la tua capacità avesse a che fare con il ghiaccio." borbotto incredula.

"Ti sbagli." corregge lui "La mia capacità ha a che fare con il controllo della temperatura, che non sempre è fredda." non è divertito, né tanto meno entusiasta di dovermi spiegare qualcosa che lo riguardi.

"Ma tu- continuo sapendo bene in cosa potrei starmi cacciando- hai sempre creato il freddo."

"Infatti. Ti sembra, per caso, che mi stia divertendo ora?" pone la sua pungente domanda retorica con un'unica veloce occhiata verso di me. No, non mi sembra che si stia divertendo, anzi, tutt'altro. Sembra aver provato moltissimo dolore. Per un attimo penso che lo ha fatto per me, a lui il freddo non avrebbe dato fastidio, anzi.

"Dormiremo qui. Farà leggermente più caldo, inoltre di sopra non c'è il tetto." mi spiega togliendosi il giubbotto di pelle. Sparisce dietro una porta.
Io, non conoscendo questo luogo e fidandomi poco di lui in generale, decido di restare ferma al mio posto. Il camino illumina una grande libreria. Dopo aver sistemato la mia roba sulla poltrona mi avvicino all'esposizione di libri. Non posso fare a meno di domandarmi chi sia Arthur, e da dove provenga. Questa sembra una casa secolare, il che mi fa pensare che, probabilmente, facesse parte di una famiglia altolocata, forse anche di una stipe nobile decaduta. Ma la trascuratezza di questo posto mi suggerisce anche che è possibile che sia lui che cerca di distanziarsi dalle sue origini.

Tutti questi volumi mi fanno ripensare alla sua piccola libreria, e al fatto che sia l'unico luogo di cultura in quel posto senza nome. A parte la Dauglas High School. Ma ripensare alla scuola non mi giova poi molto. Ripenso, infatti, anche al fatto che devo assolvere un compito, un compito dal quale varrà la mia ri-ammissione o la mia totale espulsione. Accarezzo con i polpastrelli le rilegature dei libri. Ne scelgo alcuni: Trattato di Pace, Diritti e Doveri, L'Infanzia..
Potrebbero avere degli spunti interessanti per la ricerca che devo svolgere.

"Non toccare troppo in giro." mi avvisa una voce roca. Quando mi volto trovo Harry di nuovo in soggiorno. Ha indosso dei calzoni neri, abbastanza bassi in vita da permettermi di intravedere l'elastico nero dei boxer. Distolgo velocemente gli occhi per evitare di arrossire troppo.

"St-stavo cercando qualcosa che potesse essermi utile con la ricerca che dobbiamo fare per Delabour." gli spiego avanzando nel soggiorno fino ad adagiare i volumi sul piccolo tavolino davanti al divano.

"Fai come meglio credi, ma ti sconsiglio vivamente di avventurarti per questa casa da sola, di notte. Hai notato tu stessa quanto fosse malmessa: se dovessi farti male non sarebbe semplice assicurarti delle cure adeguate." la voce è leggermente autorevole, ma esprime il concetto con un pizzico di inaspettata apprensione.

"Capisco." rispondo secca. Ripenso alle parole di questa mattina, quelle di Sean. "Hai avvisato gli altri del nostro arrivo?" domando. Harry strattona il lenzuolo che copriva il divano e lo getta in modo disordinato in un angolo del soggiorno. Non mi risponde, si lascia andare sul divano a pancia in su. "Non farai la tua ricerca, non è così?" domando senza aspettarmi una domanda.

"Certo che no." risponde sorprendendomi.
"Non tornerò in quella scuola. Ho avuto più di un segnale, avrei dovuto capire prima che non è la mia strada." il suo respiro diventa immediatamente più profondo ed intuisco che la stanchezza ha avuto la meglio su di lui.

Vorrei potergli dire che la scuola non è qualcosa che vale la pena di mollare, non all'ultimo anno, quando si è ad un passo dal Diploma. Mi sistemo per terra a gambe incrociate ed inizio il mio lavoro. Sfoglio le varie enciclopedie; trovo l'argomento interessante solo in parte il che non mi aiuterà di certo a fare un buon lavoro. Mi ritrovo a rimpiangere la ricerca che fu la Judith a darci. Certo i suoi modi sono tutt'ora discutibili, ma almeno avevamo la libertà di scegliere l'argomento, e il suo essere totalitario faceva si che entrambi i partner lavorassero. Non posso non lanciare un'occhiata ad Harry, che ora dorme a pancia in giù. La pelle della schiena ad avvolgere in modo seducente i suoi muscoli rilassati. Non vi sono tatuaggi ed è sorprendente considerato il vortice nero che si espande sul braccio sinistro. Scuoto la testa ritornando al mio lavoro.

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