Capitolo 11

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"Ho già chiesto scusa, Signor. Delabour. Mi dia la punizione che vuole e facciamola finita." sospiro cercando di tirare me stessa fuori da questa situazione il prima possibile. Che terribile avvilimento che si insinua sotto la mia pelle. 

"Qui finisce quando sarà io a deciderlo-"

"Si è scusata, e poi non ha tatto tutto da sola." interviene Harry, distraendo la bestia dalla mia persona e sorprendendomi non poco.

"Non interrompermi Styles, e ringrazia di non essere nei casini questa volta." sbuffa l'uomo palesemente irritato dal fatto che in qualche modo Harry abbia preso le mie difese. 

"L'ho interrotta perché sta accusando Skylar come se avesse fatto qualcosa di personale a lei, o peggio di quanti molti altri non abbiano fatto in questa scuola." Vorrei che chiudesse la dannata bocca, anche se ha ragione. Non ho bisogno che sia il mio avvocato difensore, perché se davvero avesse tenuto così tanto alla mia persona non mi avrebbe sputato addosso le parole che invece mi ha gettato contro. 

"Styles.. " lo avvisa. "Puoi andare fuori, tra poco comincerà la tua prossima lezione." la mandibola stretta.

"Ho cominciato io!" esclama poi di punto in bianco.

"Non è vero, non mentire Styles, non osare mentirmi, le fiuto le bugie da chilometri." lo scontro si sta decisamente facendo acceso e all'improvviso i due arrivano al vero nocciolo del problema: i loro ego e la loro testardaggine. Vorrei che nessuno dei due potesse decidere sulla mia colpevolezza o innocenza. Questa situazione è nauseante. 

"Crede che le direi una bugia che mi possa garantire una punizione per.. per lei?"chiede Harry indicandomi.

"Beh..- sospira- sapete che vi dico? Punizione per tutti e due, alla fine avete gridato tutti e due in corridoio ed è giusto che entrambi vi becchiate quello che meritate. E ora fuori di qui, domani e dopodomani dovete fermarvi dopo la scuola qui per aiutare la signora Rader in mensa." sbuffa.

Sia io che Harry abbiamo qualcosa da dire e iniziamo a parlarci sopra: "Fuori di qui, ho detto!" grida il preside indicando la porta. Eseguiamo l'ordine, anche se controvoglia. In vita mia non avevo mai avuto a che fare con un responsabile scolastico che fosse così poco professionale. La rabbia verso di lui, il mio crollo emotivo, l'astio verso Harry, la punizione.. è tutto troppo. Preferisco chiudere il becco ed uscire di qui il prima possibile. Sento di star per vomitare, ragion per cui mi appoggio al muro accanto alla porta una volta fuori, e cerco di tranquillizzarmi il più possibile. Dopo poco anche Harry abbandona l'ufficio scolastico: mi guarda per un istante e poi imbocca il corridoio con passo deciso. 

"Anzi- torna indietro -sei anche poco intelligente." mi indica. "Quell'uomo ti odia, cerco di prendermi la colpa e tu non dici niente!" tiene il tono controllato sa bene che il preside può sentirlo.

"Harry, fammi il piacere di andare al diavolo una volta per tutte, siamo d'accordo?" sussurro sentendomi sempre più debole. "Ma chi ti ha chiesto di salvarmi? Perché continui a metterti in mezzo a fare cose per me che io non ti chiedo o che sono gli altri a suggerirti?!"
Posso vedere la sua mascella contrarsi e i suoi denti stridere mentre si graffiano a vicenda.

Il suo sguardo d'odio muta. Non capisco perché ma la cosa mi mi urta parecchio i nervi perché vuol dire che continuerà a starmi addosso, quanto tutto quello che vorrei facesse è andarsene il più lontano possibile da me:
"Stai bene?" domanda.

"Una favola." mento mentre abbasso di nuovo gli occhi tirando su con il naso. Decido che se non si sposta gli vomiterò addosso. Vorrei poter correre in bagno ma sono sicura che non appena muoverò un passo tutto quanto risalirà, e non sarà un bello spettacolo.

"Sei pallida cadaverica." osserva. "Il che non succede spesso.." borbotta con l'intento di non essere sentito.

"Va via Harry. Mi dispiace che tu ti sia preso una punizione che non ti spettava." e con questo spero proprio che se ne vada.

Mi guarda per un altro po', sta per dire qualcosa ma suona quella dannatissima campanella che avvisa del termine della quarta ora, e io mi trovo qui, con lui davanti, una massa di gente che si riversa nei corridoi e so che non resterà ancora. E' davvero ora che se ne vada infatti, perché potrei vomitagli sulle scarpe e perché non ha senso che continui questo comportamento con me. Non aggiunge altro infatti, indietreggia guardandomi per un altro po' prima di darmi le spalle ed andarsene. Mi siedo per terra, vicino alla porta del preside, non mi importa nulla degli sguardi ho solo voglia di sparire, e per farlo mi basta chiudere gli occhi. Serro le mani sullo stomaco e cerco di pensare a qualcosa che non siano i passi della gente o i discorsi a metà che riesco a sentire quando mi passano davanti. Vorrei solo essere nel mio letto, libera di sentirmi male sotto ogni aspetto. Ma non ho la forza di muovermi.

"Skylar!" è Roger che si avvicina allarmato; "Stai bene?" mi chiede e senza pensarci due volte si siede per terra accanto a me, appoggia una mano sulla fronte e poi la ritrae accigliato. "Sembra che i tuoi capelli siano andati a fuoco per davvero Sky." ridacchia. Ma quando nota che il suo solito sarcasmo non è accolto dalla sottoscritta si preoccupa.
"Ehi, ma che succede?" mi chiede serio.

"Voglio piangere." e comincio a respirare in modo affannato, come se fossi appena uscita da ginnastica. "E voglio vomitare. Voglio picchiare qualcuno e allo stesso tempo non muovere nessun muscolo del mio corpo. Vorrei starmene a letto per il resto della mia vita e voglio capire perché diavolo tutto quello che faccio si trasforma automaticamente in un disastro!" 

"No-no-no, che succede?" mi prende per mano e mi alzo con lui. Non aggiunge parola, per fortuna non si fanno vedere né Millicent né Hunter. Non riuscirei a reggere la presenza di tutti e tre in questo stato. Nella mia mente all'improvviso la decisione di andare a vivere da quella ragazza viene classificata come 'affrettata' e l'argomento 'Hunter' mi fa salire i sensi di colpa che a loro volta mi fanno salire la nausea. Roger avanza verso il bagno delle ragazze che frequentiamo io e Milly e, senza preoccuparsi, entra me, mi fa sedere su uno dei gabinetti e si inginocchia davanti a me, con le mani sulle mie ginocchia. "Che ti succede Sky?" chiede mentre mi guarda con della compassione.

"Io..non voglio stare qui Roger, voglio tornare a casa mia." E finalmente le lacrime. "Mi sento così inutile. Anzi peggio di inutile: incapace. Qui è una lotta continua, devi sempre dimostrare qualcosa, tenerti al sicuro dai giudizi degli altri, perché tutti sono alla ricerca del tuo punto debole e appena hai il fianco scoperto ti colpiscono. Vorrei solo tornare a dormire nel mio letto, mangiare con i miei nonni e poter giocare con mia sorella. Ed allo stesso tempo so che non posso, e che non voglio, tornare per davvero a quella realtà. Non so più quale sia il mio posto in questo mondo e vorrei che le cose smettessero di succedere così velocemente una dietro l'altra, o che succedessero senza di me."  ogni parola è un ricordo ed ogni ricordo è una lacrima, e tutto quanto è confuso nella mia testa, è come se più voci si sovrapponessero tra di loro e la nausea sale e sale non riesco nemmeno a respirare. "Voglio che tutto questo finisca Roger." lui mi abbraccia, mi stringe a sé con una forza straordinaria che non pensavo le sue braccia magre potessero possedere. Annego la testa nella sua spalla, e mai qualcuno mi è sembrato così vicino.

"Hai troppa febbre." sussurra. Mi tocca la fronte con delicatezza e cerca di rilassarmi accarezzandomi i capelli, poi la schiena. Mi parla con voce dolce e sommessa, cerca di capire cosa è successo ma forse lo sa fin troppo bene. D'altro canto lui è arrivato qui prima di me. Avrà vissuto il suo male, ed ora forse sta imparando a conviverci. Ero troppo sicura di me stessa: di riuscire in quello che stavo intraprendendo anche a prescindere dal luogo in cui lo stavo per intraprendere. Harry per certi versi ha ragione, la mia vita non è mai stata fatta di no, di muri, di obblighi urlati, di minacce e di pregiudizi. Ma forse ero solo cieca davanti ai miei privilegi. Forse non sono che quello che lui mi ha definita. Sposto Roger per poter accorrere al water accanto. Vomito il mio pranzo e cerco di svuotarmi di ogni cosa anche se è difficile buttare i pensieri. Con gli occhi stanchi e colmi di lacrime osservo quella che è la mia realtà ora, quella che sarà la mia realtà per molto tempo. 

"Siamo completamente soli, Roger." sussurro una verità ovvia, ma che solo ora ho compreso. 

"Si- conferma lui- miserevolmente lasciati a noi stessi." 

SheolTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang