"Bada a come parli testa di fuoco." i suoi occhi verdi, oggi palesemente più cupi del solito, mi fissano nel modo più intimidatorio in cui abbiano mai fatto nei pochi giorni in cui ho avuto la sfortuna di trovarmi qui.

"A cosa dovrei badare per primo? Ai tuoi giochetti da bambino dodicenne o ai post-it di cui il mio armadietto è pieno? Devo ammettere,però, che per un certo verso mi sento quasi lusingata: non credo tu abbia mai scritto così tanto in vita tua."

"Skylar.." Millicent bisbiglia dietro di me mentre Sean e Jayden scoppiano in una potente risata.

"Stai superando il limite Adkins, ti conviene girare i tacchi e sparire dalla mia vista prima che io decida davvero di fare del mio meglio e di rendere la tua vita molto, molto, dura."digrigna i denti avvicinandosi pericolosamente a me.

"Non vedi come tremo tutta alle tue minacce da suocera incattivita? Dov'è la mia roba da ginnastica?" gli chiedo notando il modo in cui la sua mandibola è decisamente più definita ora che le sue labbra si assottigliano in una linea dritta. Posso addirittura sentire il rumore assordante dei suoi denti che si graffiano l'un l'altro.

"A mollo. Nel bagno dei maschi." sogghigna in modo malvagio.
Sento un groppo salirmi in gola, mi stringe così tanto la trachea che quasi mi sembra sia lui a stringere una delle sue grandi mani su di essa. Vorrei piangere, e non importa quante volte io abbia desiderato farlo da quando sono qui, mai come ora mi sono mai sentita così umiliata, davanti al suo sorrisetto impertinente, con i suoi scagnozzi che lo incoraggiano a farsi beffe di un'indifesa che alle spalle, al contrario, non ha che altre vittime, vittime che non faranno nulla per salvarmi, non che io lo pretenda.

Appoggio le mani sul petto e lo spingo con quanta più forza ho in corpo anche se non si sposta di più di due passi. Il suo sguardo ritorna truce e io prego che i miei occhi lucidi non smettano di fare resistenza, perché non voglio piangere davanti a lui, per nulla al mondo.

Ma eccolo, ecco che avanza verso di me, fino ad incombere con la sua stazza, deve essere alto almeno un metro e ottantacinque, il suo viso è così vicino che posso sentire il profumo dei suoi capelli e la sua colonia invadere le mie narici e quasi fanno da elisir, quasi mi offuscano la mente, allora ho bisogno che mi stia di nuovo lontano, perché io possa dirgli tante altre brutte cose.

Così ecco che alzo la mano per spingerlo via di nuovo, ma è più lesto di me, afferra il mio polso in modo tutt'altro che delicato e lo stringe nella sua presa di ferro come se non fosse nemmeno una parte del corpo umano. I miei occhi fanno esattamente quello che io avevo desiderato non facessero, cominciano a rilasciare lacrime salate ed amare mentre il mento trema, senza la forza di dirgli che la sua di forza, fisica, è troppo per il mio povero polso che ora è talmente dolorante che, puramente d'istinto, tento di strattonarlo via dalla sua presa invano.

"Mi fai male." cerco di articolarlo tra i denti serrati, ma nulla. Mi mordo le labbra chiudendo gli occhi.

"Stai al tuo posto. Stai giocando col fuoco." e queste parole risultano più dolorose di tutto il resto, mi fa capire quanto vile e piccola io sia al confronto, con le lacrime che ormai  finiscono sotto al mio mento. Di cosa ha mai paura? I miei gesti impertinenti sono una risposta logica alle sue azioni burbere ed irrispettose verso chiunque. Verso di me in primis. Ma forse sto ancora vivendo la mia presenza in questa scuola come se non dovesse durare per un anno intero.

"Harry!" è Sean a chiamarlo, al quale si aggrega presto Jayden. Quest'ultimo lo trascina via per le spalle: "Che diavolo stai facendo? Sei impazzito per caso?" e lo strattonano via da me, il mio polso viene liberato, finalmente, e, con la dignità sotto i piedi, lo lascio lì, li lascio lì tutti. Esco dalla scuola. Non è un luogo in cui voglio stare.

SheolWhere stories live. Discover now