54.2. Milkshake ~ SECONDA PARTE

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«Avvicinati» ordinò il corvino.

Gli rivolsi una rapida occhiata confusa prima di riportare lo sguardo sulla strada. «Sei impazzito? Ci vedrebbe»

«Ho un'ipotesi, ma devo vedere più da vicino per esserne certo»

Serrai la mascella e digrignai i denti, prima di sospirare rumorosamente e premere con più forza il piede sull'acceleratore. Se ci avesse visti, sarebbe stata la fine.

Avanzai di qualche centinaio di metri, speranzoso che bastassero a Zayn per capire di chi si trattasse.

«É lui, ne sono certo» dichiarò con convinzione.

«Lui chi?» rallentai, aumentando nuovamente la distanza tra le due auto.

Il corvino prese a digitare qualcosa sul suo cellulare, poi lo mostrò a me e ad Evie. Era la foto segnaletica di un uomo presa direttamente dagli archivi del carcere di Los Angeles. Sul cartello che aveva nelle mani c'era un nome: Neil Hamilton.

«Il padre di Thomas?» domandò Evie incredula, osservando i capelli brizzolati e gli occhi chiari dell'uomo piuttosto anziano nella foto. «Ne sei sicuro?»

«Avrebbe perfettamente senso. É uscito dal carcere la settimana scorsa» spiegò Zayn, controllando le informazioni su di lui dagli archivi sul suo telefono.

«Carcere in cui é entrato a causa di tuo padre» precisò Liam.

Ancora faticavo a credere che Courtney ci avesse tradito dopo tutto quel tempo. Per me non era stata soltanto una collega: era stata una guida, la mia mentore. Mi aveva insegnato come funzionava quel mondo, le strategie, mi aveva fatto sentire parte di qualcosa di immensamente vasto e potente. Avevamo lavorato al caso Spotlight per anni, condividendo momenti difficili e dolorosi, e non potevo credere che il suo scopo fin dall'inizio fosse tradirci in quel modo.

Pensai al momento in cui Evie aveva scoperto la verità su di me e la CIA, a quanto la sua forza e la sua sensibilità dovessero essere grandi per riuscire a perdonarmi dopo tutto ciò che le avevo fatto.

Io non la meritavo, dopo tutti i casini che avevo portato nella sua vita non la meritavo affatto, ma forse amare significava anche essere egoisti, perché avrei fatto di tutto pur di non lasciarla andare.

«Sta svoltando di nuovo» mi avvertì lei poggiando la mano sulla mia, ancora avvinghiata alla sua coscia.

Sospirai nel tentativo di buttar fuori la tensione mentre seguivo la macchina di Courtney, imboccando un viale alberato nel quale iniziò a rallentare. In lontananza, vidi i lampioni accesi di una grossa villa. Mi tenni a debita distanza quando la vidi accostare davanti al cancello. Eravamo arrivati.

«Forse é meglio scendere qui. Potrebbe accorgersi delle macchine» suggerì Evie.

Annuii in accordo, spegnendo il motore e controllando nuovamente che Luke e Niall non ci avessero persi di vista.

«Vado ad avvisare mio fratello di mandare il messaggio con la posizione al signor Tomlinson. Il piano procederà come previsto» la sua voce era dura, determinata. Eccitante - oserei dire.

Scese dall'auto, controllando rapidamente di avere ancora la pistola con sé come le avevo insegnato, poi si diresse verso l'auto di Luke dietro di noi.

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