20. Raindrops

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ʜᴀʀʀʏ'ꜱ ᴘᴏᴠ

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ʜᴀʀʀʏ'ꜱ ᴘᴏᴠ

Le mie scarpe scricchiolarono contro l'asfalto ad ogni passo, mentre i miei piedi lo colpivano con la stessa violenza con cui avrei voluto calpestare il muso di quel bastardo.

Thomas era partito. Aveva davvero preso quell'aereo.

Ero certo che non lo avrebbe fatto, che la sua fosse soltanto un'enorme farsa, ed invece aveva davvero preso quel volo per New York. Che le mie fossero state solo impressioni? Che i miei sospetti su di lui fossero stati infondati?

Digrignai i denti con rabbia mentre raggiungevo la mia auto nel parcheggio. Non potevo credere di essermi sbagliato. Io non sbagliavo mai.

Aver commesso quell'errore feriva il mio orgoglio più di ogni altra cosa, soprattutto dopo che avevo assicurato al signor Gillies che quella fosse la pista che ci avrebbe portati alla verità.

Era veramente difficile che il mio istinto mi ingannasse, che le mie supposizioni si rivelassero errate, ma dopo quelle prove così schiaccianti non potevo che ammettere di aver sbagliato. Sia la mia ricerca in quello stupido Night Club che la mia teoria riguardo alla sua partenza si erano rivelate un buco nell'acqua, e questo significava soltanto che quell'idiota fosse solo un disperato pretendente di Evie.

Di fatto, mi resi conto di averlo estremamente sopravvalutato. Un coglione del genere non avrebbe potuto essere nient'altro se non uno stupido ballerino disposto a mandare all'aria tutto il suo futuro per una ragazzina come Evie. Avrei dovuto capirlo dal primo istante.

Picchiettai le dita contro il volante nel vano tentativo di placare la mia rabbia. Il vetro dell'auto iniziò a riempirsi di piccole goccioline di pioggia, mentre un fragoroso tuono riecheggiava nell'aria.

Spero che un fulmine colpisca quell'aereo - borbottai tra me e me, mentre lanciavo uno sguardo ai colori cupi di cui era composto il cielo sopra la città. La più grande seccatura era che avrei dovuto averlo tra i piedi ancora più spesso, ora che si sarebbe trasferito a Los Angeles.

Sbuffai pesantemente nel tentativo di mandar via il nervosismo e provai a concentrarmi sulla strada che portava alla scuola. Quantomeno, seguire quell'imbecille in aeroporto mi aveva risparmiato due ore di rimproveri ed insulti verso quei liceali scalmanati della squadra di football. Odiavo il mio stupido lavoro da assistente del coach, ma era l'unico modo che avevo per sorvegliare quella ragazzina anche a scuola.

Non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che mi avesse seguito in quel locale il giorno prima, con il rischio di farsi rapire o uccidere da uno sconosciuto nel bel mezzo della notte. Sembrava trovarci gusto nel disobbedirmi e nel farmi incazzare. Un giorno sarei impazzito, ne ero certo.

L'unico aspetto positivo della sua irruzione all'interno del Killer Hill era che, essendosi lasciata ingannare da quell'uomo, ero potuto giungere alla conclusione che quel locale fosse realmente un punto di ritrovo per Hyena e i suoi uomini. Ciò significava soltanto una cosa: dovevo tornarci per indagare.

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