«L'ingenuità sarà la tua rovina, piccola Genevieve.»
La sua divisa da cheerleader e il portatile sempre a portata di mano: questo è tutto ciò di cui Evie Gillies ha bisogno. Figlia dell'ingegnere informatico più ricco e potente della California, Ev...
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Il percorso in auto dal parcheggio del centro commerciale fino a casa mia si svolse in un religioso silenzio colmato soltanto dal chiasso prodotto dai miei pensieri.
Non riuscivo a credere a tutto ciò che avevo visto, a smettere di domandarmi cosa diamine c'entrasse Harry con mio padre. Aveva ucciso un uomo come se non avesse alcuna importanza, gli aveva sparato senza preoccuparsene minimamente ed era persino stata colpa mia. Se non avessi deciso di seguirlo non lo avrebbe mai fatto, ma dopotutto meritavo di avere delle risposte, no? Era tutto così inverosimile e paradossale che mi aspettavo soltanto di risvegliarmi da un momento all'altro tra le lenzuola del mio comodo letto.
Mi catapultai fuori dall'auto nel momento esatto in cui Harry accostò fuori casa mia, non aspettando neanche che spegnesse il motore prima di aprire la portiera. Dovevo parlare con mio padre e raccontargli tutto ciò che era successo, probabilmente avrebbe fatto rinchiudere quell'Harry Styles sapendo che mi stava pedinando e che aveva appena ucciso un uomo.
«Papà!!» urlai non appena misi piede in casa, non curandomi di chiudere la porta dietro di me. Se ne sarebbe occupata Debora. «Papà!» ripetei più forte, agitata e nervosa.
Finalmente mio padre comparve dal corridoio nel suo solito completo elegante con un'espressione allegra sul viso. «Viperina! Cos'hai da urla-» si bloccò quando il suo sguardo si soffermò su qualcosa dietro di me. «Cosa è successo?» chiese con tono serio, non più rivolto a me.
Mi voltai seguendo il suo sguardo. Harry era dietro di me sull'uscio della porta, aveva un'espressione impassibile sul viso e si stava scambiando con mio padre delle occhiate incomprensibili.
«Succede che questo psicopatico mi sta pedinando da due settimane e ha appena sparato ad un uomo!» spiegai, alzando il tono della mia voce mentre gli indicavo Harry in maniera agitata.
«Quanti erano? L'hanno riconosciuta?» domandò ad Harry, non degnando me di un solo sguardo.
La mia bocca si spalancò insieme ai miei occhi mentre facevo alternare lo sguardo tra Harry e mio padre. Si conoscevano?
«Erano in due,» rispose Harry, «non credo che l'abbiano riconosciuta».
«Di cosa diamine state parlando?» chiesi confusa, continuando a guardare entrambi stranita.
«Ti sei sbarazzato del corpo?»
«Che cosa?!?» urlai sconvolta. Come faceva mio padre a parlare così tranquillamente di un argomento simile?
«Ho chiamato qualcuno» annuì Harry.
«Questa non ci voleva...» mormorò mio padre scuotendo nervosamente la testa. «Hai ottenuto le informazioni che ti ho chiesto?»
«Mi dite di cosa cazzo state parlando??» alzai la voce per farmi sentire.
