40. Evil

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A volte la vita ci gioca strani scherzi

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A volte la vita ci gioca strani scherzi. Siamo sicuri di procedere in una direzione, di avere nelle mani il nostro futuro. Ci illudiamo di essere i fautori del nostro destino, di essere in grado di crearci una strada da percorrere e di poter continuare in quel senso senza nessuna difficoltà.

Poi, un giorno, qualcosa si spezza.
La vita ci mette davanti ad un evento inaspettato ed improvvisamente non sappiamo più neanche chi siamo.

Io ero sempre stata Evie Gillies. Ero sempre stata quella ragazzina dalla vita perfetta, con così tanto denaro da potersi permettere il mondo e con così tanta sicurezza in sé stessa da riuscire a mettere ai suoi piedi chiunque incontrasse. Ero stata cresciuta così, con la certezza che non esistessero i problemi, che tutto potesse essere risolto con uno schiocco di dita.
E a me piaceva quella vita: era semplice, scontata.

Ero certa che quello sarebbe sempre stato il mio destino, che i miei problemi avrebbero continuato a consistere in quali vestiti indossare il giorno successivo, quale coreografia progettare per il campionato... Non mi aspettavo niente di diverso.

Poi, improvvisamente, tutte le mie certezze avevano iniziato a crollare. Avevo scoperto che la mia vita non era affatto la magica fortezza incantata in cui avevo creduto di vivere per anni, ma soltanto un fragile castello di carte pronto a cedere con un piccolo soffio di vento. Ognuna delle torri di quel castello era andata distrutta, ogni mia convinzione si era disintegrata, ed io ero rimasta sola con tra le mani soltanto la cenere di tutto il mio passato.

E adesso chi ero io? Cosa ne avrei dovuto fare della mia vita? Quale sarebbe stato il mio futuro?

Mi ero così concentrata nel provare a capire quali fossero gli indizi che mi aveva lasciato mio padre che non avevo avuto neanche il tempo di fermarmi a riflettere su ciò che desideravo davvero.

Cercare la password e riaprire la piattaforma... era la cosa giusta?

Mi sarei ritrovata a prendere il posto di mio padre in qualcosa che non avevo mai condiviso, avrei portato avanti quel giro d'affari che andava contro ogni mio principio soltanto per esaudire i desideri di qualcuno che non esisteva neanche più.

Forse stavo sbagliando? Ero ancora in tempo per fermarmi?

Ma mentre riflettevo su quella possibilità, mentre mi illudevo ancora una volta di poter costruire a modo mio il futuro che desideravo, un forte tonfo mi risvegliò improvvisamente dai miei pensieri burrascosi.

Sobbalzai per lo spavento, osservando la mia valigia che scivolava lungo i gradini in legno della baita fino ad atterrare al centro del salone al piano terra.

«Che succede?!»
Harry comparve dalla cucina con espressione preoccupata mentre cercava di capire cosa avesse provocato tutto quel frastuono.

Gli indicai il mio bagaglio sul pavimento, che mi era accidentalmente scivolato di mano mentre stavo cercando di portarlo in auto per tornare a casa. «Mi sono distratta» sospirai scuotendo la testa.

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