02. Halloween

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«Papà!» urlai non appena misi piede in casa

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«Papà!» urlai non appena misi piede in casa. Abbandonai la mia borsa nell'ingresso lasciando che Debora la prendesse e si occupasse di lavare i miei vestiti.

«Grazie Dorota» le sorrisi, rivolgendole un ghigno scherzoso per il modo in cui mi ostinavo a chiamarla da quando avevo notato la sua somiglianza con la cameriera di Blair Woldorf di Gossip Girl.

«Signorina Genevieve, il mio nome è Debora» mi rimproverò, mantenendo sempre il suo atteggiamento di rispetto verso di me.

«E io sono Evie, non Genevieve» le risposi a tono, voltandomi verso mio padre che era appena comparso dal corridoio nel suo completo blu scuro, segno che fosse appena tornato dall'ufficio.

«Viperina! Vieni qui» aprì le braccia per farmici accoccolare all'interno, avvolgendomi come faceva ogni volta che mi vedeva.

«Tutto bene a scuola?» mi chiese mentre mi accarezzava la schiena con una mano. Non aspettò che rispondessi, rivolgendosi subito dopo a mio fratello che stava già tornando in camera sua. «Luke, avete vinto, vero?»

«Sì» rispose con tono annoiato, prima di chiudersi in camera sua senza aggiungere altro.

«Scommetto che senza il vostro tifo non avrebbero vinto» sorrise strofinandomi affettuosamente una mano sulla testa.

Mi allontanai dal suo abbraccio per risistemarmi i capelli che mi aveva appena scompigliato.
«Ovviamente» alzai gli occhi al cielo con un sorrisetto compiaciuto sul viso. «Mi servirebbero dei soldi per entrare al locale stasera» aggiunsi.

Lo vidi prendere il portafogli dalla tasca dei suoi pantaloni firmati. «Certo, quanto ti serve?» mi chiese, facendo scorrere le numerose banconote contenute nell'oggetto in pelle marrone.

«Cinquanta»

Mio padre afferrò due banconote da cinquanta, porgendomele. «Eccone cento, fai la brava» mi fece un occhiolino.

Sorrisi allegra prima di sussurrargli un "grazie" soddisfatto e dirigermi in camera mia. I leggings in pelle neri erano sistemati sul mio meraviglioso letto a due piazze, insieme al top dello stesso materiale e agli accessori. Non vedevo l'ora di indossarli e andare a quella festa: la vendetta contro Bonnie Brice stava aspettando di essere messa in atto e io ero più che pronta a vedere il suo viso infiammarsi di rabbia e di imbarazzo.

Afferrai il portatile, posandolo sulle mie gambe mentre attendevo che si accendesse. Collegai la chiavetta al computer, trasferendo i dati che avevo copiato dalle registrazioni del sistema di sorveglianza della scuola. Velocizzai il video per guardarlo tutto fin quando non trovai ciò che cercavo. Sorrisi compiaciuta, tagliando lo spezzone di video che mi serviva per passarlo sulla chiavetta USB.

Sentii dal piano di sotto il suono del campanello, poi il vociare delle mie amiche nel corridoio.

Jess e Madison erano un vero e proprio terremoto: la prima potevo considerarla la mia anima gemella, identica a me in tutto e per tutto; mentre la seconda era la persona dall'umorismo più tagliente che potessi conoscere, sempre con l'insulto giusto da rivolgerti e pronta ad iscriverti nella sua lista nera.

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