51.2 Half a Heart ~ SECONDA PARTE

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Seconda parte
~doppio aggiornamento~
Assicuratevi di aver letto la parte uno prima di continuare

Le mie dita si arrampicarono tra i suoi capelli, affondandovici all'interno e perdendosi in quella massa soffice e setosa che tanto mi era mancata

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Le mie dita si arrampicarono tra i suoi capelli, affondandovici all'interno e perdendosi in quella massa soffice e setosa che tanto mi era mancata. Mi sollevai sulle punte dei piedi per permettere ai nostri corpi di combaciare al meglio, al punto da non comprendere dove iniziasse il mio e finisse il suo. Sentivo la mia pelle iniziare a surriscaldarsi, scie di adrenalina diramarsi lungo le mie terminazioni nervose. Tutte le emozioni provate quella sera stavano convergendo in quel bacio, ad animare i miei gesti sembrava esserci un fuoco inarrestabile.

Le mie mani sapevano come muoversi sul suo corpo, scorrendo su centimetri di pelle già esplorati e su altri tutti da scoprire. Eravamo stati così lontani che ora mi sembrava di desiderarlo ancor più di prima, seppur non fosse passato neanche un mese dall'ultima volta che ci eravamo sfiorati.

Sentii le sue labbra scorrere lungo la mia mandibola in una serie di baci indelicati fino a raggiungere il mio orecchio e mordicchiarne il lobo.
«Se solo potessi dimostrarti quanto ti amo» mi sussurrò con lentezza, inondandomi di brividi e palpitazioni. «Quanto amo ogni centimetro di te» continuò, soffiandomi sulla pelle con il suo respiro bollente.
«Le tue labbra...» mi ghermì il viso con una mano e fece scorrere il pollice sul mio labbro inferiore, tirandolo verso il basso lentamente mentre io mi lasciavo sfuggire un sospiro strozzato.
«I tuoi capelli...» vi insinuò le dita e li strinse fino a lasciarmi mugolare di un piacevole dolore.
Fece scorrere entrambe le mani lungo la mia schiena, superando i miei glutei e soffermandosi più in basso dietro le ginocchia. «Le tue gambe...» mi sollevò d'improvviso dal pavimento e lasciò che allacciassi le caviglie dietro al suo bacino.
«Ma soprattutto...» si voltò e fece aderire la mia schiena alla parete, permettendo ai nostri corpi di collimare ancor più intensamente l'uno con l'altro. «...quanto amo l'effetto che solo tu sei capace di farmi» spinse il suo bacino contro il mio, lasciandomi percepire perfettamente l'erezione marmorea e pulsante che già spingeva smaniosa contro la mia intimità.

Ansimai a fatica, serrando con ancor più forza le gambe attorno a lui nella speranza che qualsiasi strato di tessuto tra noi scomparisse.

«...ma non lo farò» allentò d'improvviso la presa sulle mie gambe fino a farmi tornare con i piedi per terra, fisicamente e metaforicamente.

Lo guardai confusa mentre dal basso della mia statura gli tenevo le braccia attorcigliate al collo, illudendomi che ciò potesse bastare a non farlo allontanare da me. «Perché?» mormorai timidamente.

«Perché non posso» sospirò scuotendo la testa, «Non posso lasciare che tu mi perdoni dopo tutto quello che ti ho fatto» mi circondò il volto con le mani e mi accarezzò gli zigomi con i pollici, guardandomi come se stesse cercando di spiegare come funziona il mondo ad una bambina. «Se pochi minuti fa eri ridotta in quello stato è anche a causa mia, e l'idea che io ti abbia fatto così tanto male non mi dà pace» chiuse gli occhi, vietandomi l'accesso al suo sguardo sconsolato.

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