44. Heartbreak

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All the things I didJust so I could call you mineThe things you didWell, I hope I was your favorite crime

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All the things I did
Just so I could call you mine
The things you did
Well, I hope I was your favorite crime

Favorite crime - Olivia Rodrigo



«Adesso devi fidarti di me, Evie»

Harry me lo aveva ripetuto così tante volte che riuscivo a sentire ancora la sua voce riecheggiare nella mia testa come un insopportabile frastuono.
Il tono insidioso, il tocco gentile, lo sguardo ingannevole... tutto, di lui, mi aveva portata a donargli la mia totale fiducia. Come avevo potuto? Avevo riposto in lui tutte le mie speranze, tutte le mie forze, ed ora che anche quell'ultima certezza che mi era rimasta era crollata io mi sentivo spezzata, sventrata di tutte le mie energie. Come vuota: non ero neanche in grado di piangere, di provare una qualsiasi emozione. Un corpo senz'anima, un essere senza cuore.

Guardavo il paesaggio fuori dal finestrino scorrere rapido di fronte ai miei occhi, ostacolato da qualche goccia di pioggia che bagnava il vetro oscurato.
Domande, su domande, su domande: la mia mente era un turbinio di quesiti privi di risposta.

"Agente Styles." Cosa significava? Per chi lavorava Harry? Chi era Courtney? E perché proprio lei stava accompagnando me e Luke a casa dei Tomlinson?

Mio fratello accanto a me sul sedile rappresentava la mia perfetta immagine speculare: guardava la strada dal suo finestrino con lo sguardo spento e le mani intrecciate, ma con la differenza che lui conosceva la verità, lui non era mai stato messo all'angolo come avevano fatto tutti con me sin dal principio.

«Sono contento che lei abbia deciso di collaborare, signorina Gillies»
L'uomo in giacca e cravatta dai capelli brizzolati mi sorrise gentilmente attraverso lo specchietto retrovisore mentre stringeva tra le dita il volante della sua Audi nera. Courtney, seduta accanto a lui sul sedile del passeggero, annuì in accordo.

Sbuffai pesantemente fino a lasciar offuscare il finestrino di fronte ai miei occhi. «Non parlatemi come se mi aveste dato altra scelta» sibilai dura e impassibile.

«Tutto questo è per la sua sicurezza, così com'è sempre stato»

Mi lasciai sfuggire una piccola risata sarcastica, «Già sentita, grazie»

Quella frase stava diventando il mio peggior incubo: "è per il tuo bene", "è per proteggerti", "fidati, andrà tutto per il meglio"...
Chissà come, però, nonostante gli sforzi che facevano tutti per tenermi al sicuro, io finivo sempre con gli occhi colmi di lacrime e il cuore spezzato. Ma dopotutto a chi importava delle mie emozioni, della mia sofferenza, di tutta la fiducia che finivo per riporre nelle persone sbagliate?

«Evie...» mi richiamò mio fratello, allungando una mano verso di me per accarezzarmi affettuosamente la spalla, «Sarebbe meglio che non gli parlassi così»

Strattonai via il braccio come se il suo contatto mi avesse appena ustionata. «Non toccarmi... e non parlarmi» sibilai con un'occhiata dura.

«Evie...» sussurrò sorpreso, guardandomi con occhi lucidi e supplichevoli. Sentivo il cuore palpitare con forza nel mio petto, così tanta che a breve sarebbe riuscito a distruggere la corazza con la quale stavo cercando di avvolgerlo e proteggerlo da quando avevo iniziato a capire come stessero realmente le cose.

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