53. Beggin'

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Durò un attimo, solo un attimo, eppure sapevo che il rimorso mi avrebbe tormentato per il resto della mia esistenza

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Durò un attimo, solo un attimo, eppure sapevo che il rimorso mi avrebbe tormentato per il resto della mia esistenza. Avevo baciato Thomas, il mostro dei miei incubi, l'artefice dei miei tormenti e della mia distruzione. Gli avevo permesso di oltrepassare ogni limite e, anche se quel bacio non aveva avuto nessun significato, mi sarei portata dentro per sempre il sapore della mia colpevolezza.

Sapevo che fosse sbagliato, sapevo che mi stavo gettando a capofitto in quella trappola mortale, eppure qualcosa dentro di me si aggrappava ancora alla speranza di poter ottenere le risposte che cercavo.

Alan aveva detto che ero il punto debole di Thomas e, nonostante tutto il male che mi aveva fatto, c'erano tanti indizi che mi portavano a credere che potesse essere così. Mi rifiutavo di pensare che, per tutti gli anni in cui eravamo stati insieme, da parte sua non ci fosse stato affetto nei miei confronti. Per non parlare del fatto che tutt'ora stava cercando in ogni modo di ottenere la mia collaborazione, e non ero certa che la sua insistenza derivasse soltanto dall'interesse verso le mie abilità informatiche.

In quel momento i miei pensieri sembravano vorticare attorno a noi creando un caos frastornante. C'erano le sue mani dietro la mia schiena, che mi stringevano contro il suo corpo con un'indelicatezza che avevo quasi dimenticato; c'erano le sue labbra sottili, umide, premute contro le mie con insistenza; il suo odore di tabacco che mi impregnava le narici... E poi c'era Harry, fermo lì a guardarci da lontano, ancora nascosto dietro alle colonne metalliche dello stadio della scuola.

Come avrei trovato il coraggio di guardarlo di nuovo negli occhi dopo ciò che gli stavo facendo? Avrebbe capito le mie motivazioni? Mi avrebbe perdonata?

Mentre la mia mente continuava imperterrita a rimuginare, sentivo la lingua di Thomas cercare di spingersi nella mia bocca con voracità. Decisi che quel bacio era durato fin troppo, così poggiai le mani sul suo petto e lo allontanai.
Nonostante le nostre labbra avessero perso contatto, le sue dita rimasero salde sui miei fianchi nudi, lasciati scoperti dal top rosso e bianco della mia uniforme.

Mi feci coraggio e portai lo sguardo dietro di lui, dove avevo visto Harry l'ultima volta prima di chiudere gli occhi, ma un palpito mi esplose nel petto quando mi resi conto che di lui era rimasta soltanto la sua schiena ampia che si allontanava a ritmo di lunghe falcate.

Dovetti reprimere l'impulso di spintonare via Thomas e corrergli dietro, perché avevo bisogno di tenermi ben stretta la fiducia che mi ero appena guadagnata con quel bacio. Così riportai lo sguardo sul corvino, speranzosa che il nostro incontro ravvicinato volgesse al termine il prima possibile.

«Quando hai la bocca occupata riesci persino ad eccitarmi» sorrise sornione, tracciando il bordo del mio gonnellino con i polpastrelli ruvidi.

«Ti avevo detto di tenere le mani a posto, Thomas» ringhiai, strappando queste ultime via dal mio corpo con riluttanza. «Ti ho baciato. Adesso ti fidi di me?»

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