Epilogo

37 3 10
                                    

Marika mugolò infastidita dal bip insistente che le risuonava nelle orecchie. Non era la sua sveglia e nemmeno quella di Rebecca, però era familiare. Provò a muovere la testa, ma una fitta dolorosa la bloccò. Il fastidio crebbe e si sforzò di aprire gli occhi; dopo un paio di tentativi scoprì di riuscire a malapena a scostare le ciglia. Li richiuse.

Qualcosa non andava: quel semplice movimento era parso risucchiarle le forze, la testa le doleva in maniera insistente dietro l'orecchio e un pungente odore di disinfettate le invadeva le narici.

Un nuovo lamento, stavolta più forte, le lasciò le labbra.

«Marika!»

Il suo nome seguito da un singhiozzo strozzato dissipò parte della confusione che le annebbiava la mente. Di riflesso strinse la mano calda che aveva preso la sua e vi si aggrappò. Combatté contro il dolore e la parte di lei che voleva rimanere nell'oblio. Riuscì ad aprire gli occhi.

L'immagine le apparve sfocata, batté le palpebre per metterla a fuoco, ma non le serviva la nitidezza per riconoscere Rebecca. Le lacrime solcavano le guance della ragazza, infrangendosi in un sorriso che esprimeva tutta la gratitudine del mondo.

«Ti sei svegliata, ti sei svegliata...»

Marika provò a rispondere al sorriso, ma Rebecca scattò in piedi e si affacciò alla porta di quella che le sembrò a tutti gli effetti una camera d'ospedale.

«Claudia, Marcello! Si è svegliata. Marika è sveglia!»

La ragazza nel lettino piegò le labbra verso l'alto, ma era troppo stanca per rimanere sveglia.

Il suo cuore. Era stato il rumore del suo cuore che batteva ancora a destarla.

Dopo un abbraccio interminabile con i suoi genitori e svariati controlli medici, Rebecca ebbe modo di raccontarle cos'era accaduto

Oops! Această imagine nu respectă Ghidul de Conținut. Pentru a continua publicarea, te rugăm să înlături imaginea sau să încarci o altă imagine.

Dopo un abbraccio interminabile con i suoi genitori e svariati controlli medici, Rebecca ebbe modo di raccontarle cos'era accaduto. Aveva già appreso dai sanitari di aver riportato un trauma cranico cadendo dalle scale e di essere rimasta incosciente per due giorni. Ricordava buona parte degli avvenimenti che avevano condotto a quella caduta; Rebecca le fornì il resto.

Sandro Menna, prima di spingerla, aveva estratto una pistola da dietro la schiena. Aveva fatto fuoco mentre tutti, tranne Andrea, si stavano avvicinando a lei. Edoardo era rimasto ferito a una spalla, ma era fuori pericolo di vita. Rebecca, Matteo e Jack, fortunatamente, ne erano usciti illesi. La polizia aveva fatto irruzione in casa prima che sparasse il secondo colpo. Era stato Jack ad avvertirli. Quando lei gli aveva scritto che le era venuta un'idea per sistemare le cose, lui aveva supposto che sarebbe potuta finire in tragedia e, dopo mesi, aveva trovato la forza per denunciarlo alle autorità.

La polizia li aveva interrogati tutti e Rebecca le confidò che non appena si fosse ripresa avrebbero fatto qualche domanda anche a lei. Il suo telefono, che aveva registrato ogni cosa da quando aveva azionato la registrazione prima di entrare in casa dei Menna, era sopravvissuto alla caduta ed era in caserma. Matteo l'aveva raccolto e l'aveva consegnato agli agenti dopo che l'ambulanza l'aveva portata via.

Doveva essere una stupida storia d'amoreUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum