Capitolo 9

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Il telefono di Marika vibrò per l'ennesima volta, ma lei lo ignorò dopo aver lanciato un'occhiata al mittente. Era seduta nel sedile centrale posteriore della macchina di suo padre, accanto a Rebecca, e teneva una mano dell'amica tra le sua. Suo padre stava guidando tra le vie della città quasi deserta vista l'ora e i palazzi si susseguivano veloci fuori dal finestrino.

Entrambe avevano lo sguardo perso nel vuoto e tenevano le teste appoggiate una contro l'altra. Nessuno aveva detto una parola da quando erano partiti.

Sullo schermo dello smartphone di Marika apparve di nuovo l'avviso di chiamata da parte di Matteo Bellonavi, ma la rifiutò.

Lui le aveva scritto più volte da quando lei e Rebecca avevano lasciato la festa, ma se n'era accorta solo dopo essere uscita dall'ospedale, però non gli aveva risposto, ma vedendo che aveva visualizzato, Matteo aveva preso a chiamarla. Le aveva appena inviato un altro messaggio.

Matteo - 3.40 a.m.
Vorrei solo sapere se stai bene...

Marika lesse il testo dall'anteprima e un moto di rabbia la scosse da capo a piedi. Lasciò la mano di Rebecca e rispose di getto.

Marika – 3.40 a.m.
È successa una tragedia, ma tranquillo. Il tuo amico molesto e drogato non ci incastra niente...

Il ragazzo rispose dopo pochi attimi.

Matteo – 3.41 a.m.
Che cazzo è successo? Ma stai bene? Ti riferisci ad Andrea?

Le labbra presero una piega amara.

Marika – 3.41 a.m.
Prima non mi sembrava che ti importasse più di tanto, visto come te ne sei andato appena è apparso...

Matteo – 3.42 a.m.
Cazzo, Mari. Cos'è successo?

Marika ignorò la domanda mentre sentiva le lacrime premerle in fondo alla gola. Era stanca e sfinita, voleva solo andare a dormire e fare finta che quella serata fosse un brutto incubo. Non riusciva neanche più a pensare lucidamente, per questo continuò a rispondere senza curarsi di quello che scriveva, mentre le lacrime le bagnavano il volto.

Marika – 3.42 a.m.
Perché te ne sei andato? Pensavo che fossi venuto alla festa per me...

Matteo – 3.43 a.m.
Marika a che tragedia ti stai riferendo?

Bloccò il telefono e lo lanciò sul sedile libero accanto a sé. Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra e suo padre le lanciò un'occhiata preoccupata dallo specchietto retrovisore.

Rebecca, che fino a quel momento aveva tenuto le iridi fisse sul giubbino catarifrangente che faceva capolino dalla tasca sul retro del sedile del guidatore, si girò confusa verso di lei, ma Marika si asciugò veloce le lacrime. «Scusatemi» mormorò con un filo di voce, poi scosse la testa di fronte all'occhiata preoccupata che le rivolse.

Rebecca spostò lo sguardo sul sedile vuoto e quando vide il telefono abbondonato capì.

«Matteo?» le domandò con un filo di voce.

Marika scosse di nuovo la testa, poi cercò di sorride.

«Non preoccuparti.» Dopo lasciò ricadere la testa all'indietro e chiuse gli occhi.

Il resto del viaggio proseguì in silenzio e Marika lesse l'ultimo messaggio che gli aveva inviato Matteo solo una volta arrivata a casa.

Matteo – 3.44 a.m.
Certo che solo andato a quella cazzo di festa solo per te, ma è complicato... ne possiamo parlare lunedì?

Jack strinse il borsone tra le braccia e si rigirò nel letto

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Jack strinse il borsone tra le braccia e si rigirò nel letto. Quella sera la camera dell'ostello con quattro letti a castello era occupata solo da un altro giovane oltre a lui, che aveva trovato già addormentato quando era rientrato.

Otto armadietti di legno erano adagiati alla parete di fronte ai letti, ma, come sempre, aveva preferito tenere la borsa con sé. Non voleva rischiare che gli portassero via pure le ultime cose che gli erano rimaste.

Quella serata era stata stancante ed era iniziata nel peggiore dei modi, però era riuscito a vendere tutta la droga che gli avevano consegnato quella mattina, riuscendo a guadagnare abbastanza per dormire, almeno quella notte, con un tetto sulla testa.

Era facile venderla il sabato sera, soprattutto fuori dai locali o nei parcheggi del centro.

Sbuffò e cambiò di nuovo parte. Non riusciva a prendere sonno. Tutte le volte che si trovava davanti Andrea Menna e i suoi amici la testa non riusciva ad abbandonarsi al riposo della notte. Quella sera, però, c'era anche un altro volto che lo teneva sveglio: la ragazza che aveva dato del coglione ad Andrea Menna, la stessa che aveva buttato al vento novanta euro di roba. Era stata una delle scene più soddisfacenti che aveva visto negli ultimi tempi. Non la conosceva, non era neanche certo di aver capito il suo nome, ma aveva tutta la sua stima.

Solo quella? Gli domandò malignamente la coscienza e gli tornarono in mente i brividi che l'avevano scosso appena l'aveva toccata. Allora aveva avuto paura di essere stato troppo impulsivo e invadente, ma poi lei gli aveva sorriso e l'aveva ringraziato.

Non ricordava quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che una ragazza l'aveva ringraziato per qualcosa di diverso dalla droga. Forse erano passati anni.

Mentre ripensava a quando i loro sguardi si erano incrociati di nuovo sotto il portico, l'altro ospite della camera ruppe il silenzio notturno mugolando qualcosa nel sonno e quel rumore lo riportò alla realtà.

Rigirandosi l'ennesima volta nel letto si diede dello stupido e in cuor suo si augurò di non rivederla mai più. Interagiva con le persone soltanto per lo spaccio e dopo quello che aveva visto lei non faceva parte, per fortuna, di quel mondo.

Con questa consapevolezza nel cuore strinse più forte la presa sul cuscino, deciso a godersi il comfort di un letto sotto la schiena. Non lo sapeva se nei prossimi giorni sarebbe stato così fortunato.


ANGOLO AUTRICE

Buon giorno ragazz*,
Sono rientrata dalla ferie sicché da oggi gli aggiornamenti riprenderanno regolari il martedì e il venerdì 🥰
Se volete farmi sapere cosa ne pensate della storia io sono qui☺️
Alla prossima,
_anotherway

Buon giorno ragazz*,Sono rientrata dalla ferie sicché da oggi gli aggiornamenti riprenderanno regolari il martedì e il venerdì 🥰Se volete farmi sapere cosa ne pensate della storia io sono qui☺️Alla prossima,_anotherway

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Doveva essere una stupida storia d'amoreWhere stories live. Discover now