Capitolo 48

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Marika scese le scale e si fermò di fronte alla portineria. Sorrise alla donna dal naso adunco che si trovava dietro il computer e le porse i fogli che il professore di Filosofia le aveva chiesto di fotocopiare.

«Può farmene tre copie, per favore?»

La donna le rispose con un'espressione affabile e le si formarono tante piccole rughe intorno alle labbra. «Certo, cara. Dammi qua.»

Marika la ringraziò, poi prese il telefono dalla tasca. Il cuore le fece una capriola leggendo il mittente dall'anteprima del messaggio.

Jack – 11.58

Ieri sera non è stato un sogno, vero?

Arrossì e ringraziò che la segretaria fosse china sulla stampante e non potesse vederla. Come l'aveva iniziato, era stata lei a concludere il bacio scostandosi dolcemente. Jack le aveva rivolto uno sguardo incredulo, carico di amore, gratitudine e gioia. Poi l'aveva abbracciata e per minuti interi le aveva accarezzato la schiena in silenzio. Avevano pianto e si erano consolati. Insieme. Quando era arrivata l'ora di riportarla a casa, Marika gli aveva chiesto di porgerle il telefono per salvare in rubrica il suo numero.

«Se non è per questo» aveva indicato la tasca anteriore del borsone «puoi scrivermi qua.»

Jack le aveva sorriso riconoscente e aveva fatto partire una chiamata per permetterle di salvare il suo.

Dopo aver aperto la rubrica, Marika aveva esitato alcuni attimi con i pollici sospesi sopra la tastiera.

«Jack è il diminutivo di qualcosa?»

Gliel'aveva domandato titubante, sperando di non buttare sale su delle vecchie ferite. Dopo le confessioni che le aveva fatto dubitava fosse così, però l'alone di tristezza che gli aveva velato le iridi verdi l'aveva fatta pentire di averlo chiesto.

Aveva aperto la bocca per rassicurarlo che non importava che le rispondesse, che la sua era solo curiosità, ma Jack l'aveva anticipata.

«Giacomo. Giacomo Rugani.»

Spinta da quegli occhi tristi, gli si era avvicinata e gli aveva sfiorato il dorso della mano con la sua. La pelle di lui era più calda.

«Forse è passato un anno dall'ultima volta che l'ho pronunciato.»

Si erano baciati di nuovo sotto la luce gialla dei lampioni, con le loro ombre fuse in una sola.

Marika accantonò i ricordi della sera prima quando la voce gentile della segretaria la riportò alla realtà. «Ecco a te, cara.»

Marika la ringraziò e prese le fotocopie, poi si voltò per tornare in classe. Rispose a Jack che no, era stato tutto vero, ma quando rialzò la testa il sorriso le morì sulle labbra e si immobilizzò. Prima la paura le tolse il fiato e un brivido le attraversò la schiena, poi la rabbia le chiuse la gola. Serrò la presa sul telefono. Sandro Menna era appena uscito dalla sala dei professori.

Avvolto nel completo di alta sartoria color cenere e la bella bocca piegata in un'espressione rilassata, appariva come un mecenate: le movenze e lo sguardo della professoressa che l'aveva accompagnato alla porta non riuscivano a nascondere la venerazione. Sandro Menna era una calamita. Una calamità di sguardi sognanti e sciagure.

Colta impreparata Marika rimase immobile ai piedi delle scale finché lui non si voltò verso di lei. Se fu sorpreso di vederla non lo diede a vedere, le rivolse la medesima occhiata che stava rivolgendo alla donna. Per alcuni attimi si domandò se non l'avesse riconosciuta, poi lui le fece l'occhiolino e si sentì gelare.

Emozioni cupe e diverse la travolsero come una valanga. Era colpa di quell'uomo se Jack era finito in prigione pur essendo innocente, colpa sua se Rebecca era stata ricoverata all'ospedale e lei si era ritrovata a spacciare droga in quartieri malfamati.

Non del tutto padrona delle sue azioni, la rabbia aveva preso il sopravvento su tutto il resto, aspettò che la professoressa rientrasse nella sala dei professori.

Sandro Menna le lanciò un'altra occhiata noncurante e si incamminò verso le porte a vetri che davano sul cortile. Aveva l'andatura sicura di chi è consapevole di avere il mondo ai suoi piedi e di poter piegare con uno schiocco di dita i pochi sciocchi che hanno l'ardire di opporsi.

Rivide il pugno, Jack che si piegava, Rebecca che urlava, lei che cadeva in ginocchio... e poi a quelle immagini si sovrappose il bacio, le lacrime, la casupola di legno umido in cima a uno scivolo di un parchetto immerso nel buio, la felpa messa via per proteggerla dalla pioggia, un capannone illuminato dal fuoco con due uomini mascherati pronti a massacrarsi di botte, ma la sua mente non si fermò: ricordò una casa con il soffitto del salone che pareva un cielo stellato, i divani morbidi, la vasca riscaldata sulla terrazza di legno, l'opulenza gettata in faccia come se fosse un vanto. Quella ricchezza era il risultato di chissà quante vite spezzate e corrotte. Era frutto dell'inferno in cui si era trasformata la vita di Jack per colpa di un incidente che non aveva commesso, che aveva commesso suo figlio. Non era giusto. Non poteva restare a guardare.

I suoi piedi si mossero prima ancora che la sua mente lo realizzasse. «Aspetti!»

Sandro Menna si fermò a pochi passi dalla porta. Portò le mani in tasca e si voltò piano, lanciando uno sguardo obliquo alla segretaria che era china sulla tastiera del computer e poi al corridoio. Solo dopo essersi assicurato che fossero lontani da orecchie indiscrete rivolse le iridi verdi verso di lei e la finta cordialità stampata sul suo volto fu sostituita dall'espressione impassibile dell'uomo che gestiva un'attività criminale in un ufficio nascosto nel privé di un locale.

«Sì?»

Marika rabbrividì. Non avrebbe mai pensato che una minaccia velata si potesse nascondere in una singola sillaba. Tutto, nell'uomo, le stava suggerendo di restare in silenzio, di voltarsi e correre su per le scale prima che perdesse la pazienza, ma lei rimase immobile. Il ricordo delle labbra tremanti e inumidite dal pianto di Jack e il volto stravolta di Rebecca era troppo vividi.

«Vorrei parlare con lei.»


ANGOLO AUTRICE

Buongiorno, come state? :-) È da un po' che non mi faccio sentire, ma vorrei cogliere l'occasione per ringraziare voi che state sempre seguendo la storia nonostante i mesi di fermo. Grazie❤Mancano quattro capitoli alla fine, se tutto va secondo i piani entro fine gennaio la storia sarà completa e Marika ha appena preso l'ennesima decisione impulsiva😄
Se avete voglia di farmi sapere cosa ve ne pare della storia, io sono qui 🥰

Alla prossima,

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Doveva essere una stupida storia d'amoreWhere stories live. Discover now