Capitolo 31

45 11 16
                                    

La suola delle vecchie scarpe da ginnastica consumate spostava la ghiaia del vialetto del parco, provocando un rumore di sassolini che strusciavano tra loro. Ogni volta che quel suono gli raggiungeva le orecchie, una leggera malinconia si faceva strada nel suo cuore e nel fondo della sua mente. Jack vedeva il mare e sentiva sulla pelle la carezza del calore del sole anche in giornate come quella, con il cielo uggioso e pieno di minacciosi nuvoloni scuri.

Visto il meteo avverso, il parco della Resistenza era deserto, fatta accezione per una ragazza seduta ai piedi del monumento in memoria dei caduti, con le spalle appoggiate alla ringhiera di ferro battuto e uno zaino tra i piedi. Il vento soffiava tra gli alberi, smuovendo le fronde e portandosi dietro qualche foglia, che vorticava più volte prima di raggiungere il suolo. Un'altalena dondolava insieme alle frasche, cigolando piano.

Jack si sistemò la tracolla del borsone sulla spalla e deglutì per cercare di mandare giù il groppo che sentiva in gola. Possiamo incontrarci al Parco della Resistenza? Recitava così il messaggio che aveva ricevuto venti minuti prima dal telefono che aveva dato a Rebecca in quello stesso luogo solo dieci giorni prima. Gli sembrava che fosse trascorsa una vita da quel pomeriggio.

Rallentò il passo fino a fermarsi quando la giovane seduta voltò la testa verso di lui. Il suo cuore esultò quando riconobbe che era Marika, ma subito la sua espressione si scurì notando gli occhi di lei arrossati e tristi. La raggiunse in silenzio, appoggiò il borsone a terra e le si sedette accanto.

Marika seguì i movimenti del ragazzo con lo sguardo fino a soffermarsi sul suo volto. Si vedeva piccola riflessa nella sua pupilla e si domandò se in quel momento pure le sue iridi apparissero stanche come quelle di lui.

Senza smettere di guardarla, Jack piegò le gambe e vi si appoggiò sopra con i gomiti. Il vento che aveva iniziato a soffiare più forte gli scompigliava i capelli biondi e gli entrava dentro la felpa che non aveva chiuso, ma quasi non se ne accorse, le sue preoccupazioni erano tutte per lei. Gli faceva male vederla così e non ne capiva il perché, la conosceva a malapena.

«Cosa ti è successo?» le domandò a mezza voce.

Marika si morse il labbro inferiore e scosse la testa, distogliendo lo sguardo dal suo volto.

Dopo aver urlato in faccia a Matteo Bellanovi che si era innamorata di lui, si era voltata ed era corsa via in lacrime. Matteo non l'aveva seguita e la ferita per quel gesto mancato si era aggiunta alle altre che dalla sera prima sentiva nel petto. Temeva che se un dottore le avesse fatto un'ecografia avrebbe trovato solo un grumo di organi sanguinanti. Ma non era per quel motivo che aveva convocato il ragazzo. Era giusto che sapesse quello che era successo.

«Ieri sera, un amico di Andrea Menna ci ha visti, mi ha riconosciuto e ti ha sentito chiamarmi Marika.»

Jack impallidì e la bocca gli si seccò. «Come lo sai?» Le domandò con tono asciutto.

«Me l'ha detto lui» sussurrò.

Per qualche attimo il sibilo del vento fu l'unica voce che risuonò nel parco, poi Jack si passò una mano sulla fronte per scostare i capelli. «E lui l'ha raccontato a qualcuno?» Stavolta il tono aveva tradito la paura che sentiva scorrergli sottopelle.

Marika voltò la testa verso di lui, ma Jack aveva sempre il volto rivolto al parco giochi davanti a loro. Guardandolo deglutire piano, si sentì travolta dal senso di colpa. Nell'ultima settimana aveva agito pensando a Rebecca, cercando di fare il possibile per aiutarla, ma non si era mai soffermata a pensare che prendendo il suo posto avrebbe potuto fare del male a Jack. In quel momento, seduto accanto a lei con il borsone abbandonato di fianco e lo sguardo perso nel vuoto, gli sembrava vulnerabile e profondamente solo.

«Non credo. Se n'è andato affermando che la conversazione non era mai avvenuta.» Si morse le labbra e si sorprese nel sentire gli occhi inumidirsi. Pensava di non aver più lacrime da versare per quel giorno. «Mi dispiace, Jack. Non volevo metterti in questa situazione.»

Per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare, Jack la guardò negli occhi e lei sentì il cuore perdere un battito. Le parve di perdersi nell'abisso che aveva negli occhi. «Non devi scusarti, Marika. Tu e Rebecca siete le uniche che non avete colpe.»

«La tua qual è?»

I lineamenti di lui si piegarono in una smorfia confusa e Marika ripeté la domanda. Non era nessuno per porgergliela, ma le era venuta spontanea, dal cuore, e non si era trattenuta, perché non capiva come un ragazzo del genere avesse potuto fare quella fine. «La tua colpa, Jack, quella che ti costringe a tutto questo.»

Il ragazzo avrebbe tanto voluto abbassare la testa e distogliere lo sguardo, alzare le spalle e risponderle che non erano affari suoi, ma c'era qualcosa nel volto di Marika che gli impediva di mentirle, qualcosa che gli scaldava il petto con quel calore che stava diventando quasi familiare quando stavano insieme. Jack sapeva che aggrapparsi a quelle sensazioni era sbagliato, pericoloso e da incosciente, ma la notizia che gli aveva appena dato lo aveva scosso e per quel giorno aveva esaurito la voglia di combattere contro la vita. Tanto ne sarebbe uscito sconfitto comunque, come sempre.

«Mi sono fidato delle persone sbagliate e ho dato un'infinità di motivi per dubitare di me alle poche che mi amavano.»

Marika sentì una lacrima sfuggirle dagli occhi. «Non è una colpa sufficiente per questo.»

Jack aprì la bocca per risponderle, ma le sue parole si persero nel rumore di un tuono che squassò il cielo. Entrambi sollevarono gli occhi verso l'alto e le prime gocce di pioggia colpirono i loro volti.

ANGOLO AUTRICE

Buon pomeriggio, scusate se il capitolo è uscito con qualche giorno di ritardo. Con questo ho finito i capitoli già pronti, i prossimi sono sempre da scrivere. Proverò a essere costante negli aggiornamenti, ma ci sta che qualche capitolo slitti un po' 😊
Intanto grazie a tutt* voi che siete arrivati fino a qui, spero che questo capitolo vi piaccia. Se avete voglia di farmi sapere cosa ve ne pare io sono qui 💕

Alla prossima, 

_anotherway 

_anotherway 

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
Doveva essere una stupida storia d'amoreWhere stories live. Discover now