Capitolo 32

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Marika inarcò le spalle e si nascose dietro la schiena del giovane per proteggersi dalla pioggia. Il temporale li aveva sopresi impreparati ed essendo entrambi senza ombrello, Jack si era offerto di riaccompagnarla a casa in motorino, ma l'intensità dell'acquazzone era aumentata nel giro di pochi minuti e adesso erano entrambi zuppi.

Jack guidava piano sull'asfalto bagnato, cercando di scansare l'acqua che alzavano le macchine che gli passavano a fianco. Come tanti piccoli sassolini, le gocce di pioggia lo colpivano con forza sulle braccia e sulle guance, arrosandogli la pelle. Aveva preferito riporre la felpa nel borsone per tenerla all'asciutto, visto l'impermeabilità della borsa, ma aveva sottovalutato l'intensità del temporale. Dietro di lui sentì Marika appoggiargli il casco contro il collo e stringerlo più forte; anche lei doveva aver avuto il suo stesso pensiero.

Impiegarono altri cinque minuti per raggiungere il condominio di lei e quando Jack fermò il motorino davanti al portone, una donna bassa con i capelli mori venne loro incontro visibilmente preoccupata. «Marika! Ti sto chiamando da dieci minuti, ma sei pazza a stare fuori con un tempo così?»

La ragazza si affrettò a scendere dal mezzo e a togliersi il casco. «Scusami, mamma. Non ho guardato le previsioni stamani.»

Jack si irrigidì e l'espressione sul suo volto si congelò. Dentro di lui iniziò a farsi strada la paura che quella donna dai lineamenti gentili potesse capire che vita conduceva anche solo guardandolo in faccia e temette che iniziasse a inveirgli contro, ma non appena Marika iniziò a salire i primi scalini per ripararsi all'asciutto, la donna si rivolse a lui. «E tu cosa stai aspettando? Dai, sali.»

Jack sentì qualcosa di caldo stringergli il petto. Era difficile che qualcuno si preoccupasse per lui, ma non poteva accettare. Non si sarebbe mai permesso di entrare nella vita di Marika di più di quanto già avesse fatto.

Stava giusto aprendo la bocca per rifiutare gentilmente l'invito, quando Marika riscese gli scalini e gli tese la mano. «Dai, è pericoloso andare a giro con questa pioggia.»

A sostegno delle sue parole, un lampo illuminò il cielo, seguito pochi secondi dopo da un tuono così forte che fece vibrare i vetri.

«Sei sicura?»

Jack sussurrò la frase guardandola negli occhi e con un peso all'altezza dello stomaco. Il modo in cui il suo cuore aveva aumentato i battiti di fronte a quelle iridi scure era sbagliato.

Marika annuì e lanciò un'occhiata preoccupata verso l'alto. «Non starei tranquilla a saperti fuori.» Poi riportò lo sguardo su di lui e si mordicchiò il labbro, in imbarazzo. «Solo se vuoi, è chiaro.»

Senza attendere una risposta, si voltò e raggiunse la madre che le chiese qualcosa a mezza voce. Jack non udì la domanda, ma quando notò l'occhiata preoccupata che Marika gli rivolse, d'istinto spostò il motorino più vicino al marciapiede e lo spense.

 Jack non udì la domanda, ma quando notò l'occhiata preoccupata che Marika gli rivolse, d'istinto spostò il motorino più vicino al marciapiede e lo spense

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Jack guardò la sua immagine distorta riflessa nello specchio annebbiato dalla condensa. Una gocciolina più grande delle altre iniziò a scendere verso il basso e lui la seguì mentre, come una lacrima, sembrava attraversargli il petto troppo magro. Negli ultimi mesi, per risparmiare, aveva saltato più pasti del dovuto ed era dimagrato ancora.

La madre di Marika, che aveva scoperto chiamarsi Claudia, aveva insistito che si facesse una doccia calda per togliersi l'acqua ghiacciata di dosso e a nulla erano servite le sue proteste.

Entrando in quel soggiorno piccolo e accogliente si era sentito un ladro. Con imbarazzato aveva cercato di non fare caso alle impronte bagnate che lasciava sul pavimento lucido. Pure Marika era parsa a disagio e dopo avergli domandato se volesse un asciugamano, era corsa in camera sua.

Mentre si lavava, Jack aveva ripensato alle sue parole e, sebbene l'acqua fosse bollente, un brivido gli aveva scosso la schiena. Non sapeva come i suoi "superiori" avrebbero potuto reagire allo scambio tra le giovani se l'avessero saputo; non erano persone a cui piaceva essere prese in giro.

Si passò un asciugamano tra i capelli e sopra le spalle, poi abbassò lo sguardo e lo fece vagare per tutto il bagno. C'erano dei piccoli dettagli, in qua e là, che attiravano le sue iridi, come la tazza con il manico a forma di cavallino rampante che conteneva gli spazzolini, o il beaty case lasciato aperto sul mobiletto accanto a una boccetta di profumo. I suoi occhi si soffermarono su di lei, mentre un macino gli si posizionava sul cuore. La riconobbe anche senza sentire la fragranza: era la stessa che utilizzava sua madre.

La sua mente lasciò andare alcuni ricordi che aveva rinchiuso in un luogo remoto e sentì il fiato abbandonargli i polmoni. Si chinò e afferrò il lavandino così forte che gli sbiancarono le nocche. Quei ricordi e quelle sensazioni dovevano restare dentro di lui, non poteva permettergli di venire fuori. Avevano il potere di distruggerlo e sapeva che se lo avessero fatto, lui non avrebbe avuto la forza per rialzarsi. Non l'aveva mai avuta.

Il rumore di colpi leggeri dati alla porta lo riportò alla realtà e si aggrappò a quel suono per riprendere il controllo.

«Jack, sono Marika. Mamma sta preparando un tè caldo e mi ha domando se ne vuoi una tazza pure tu.»

Scosse la testa, poi, con il dorso della mano, si asciugò una lacrima che gli era sfuggita dagli occhi. Doveva allontanarsi da quella casa e da Marika il prima possibile. Non sapeva perché, ma temeva che lei avesse il potere di tirare fuori quello che lo scuoteva dentro.

«La ringrazio per il pensiero, ma non posso accettare. Devo andare, mi stanno aspettando.»


ANGOLO AUTRICE

Buon giorno e auguri a tutte le mamme 💕
Scusate per il ritardo nella pubblicazione del capitolo. Nelle prossime settimane proverò a non saltare nessun aggiornamento, ma non vi prometto niente 😄 (La sessione si avvicina😩)
Intanto grazie a tutt* voi che state seguendo la storia. I vostri commenti e il vostro supporto sono importanti. Grazie davvero 💕

Alla prossima,

_anotherway

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Doveva essere una stupida storia d'amoreWhere stories live. Discover now