Quella mattina il cielo era terso e una brezza leggera soffia tra gli alberi. Marika si concentrò su una cartaccia che rotolava placida trasportata dal vento.

«Ho avuto paura sabato. C'è stato un momento in cui ho temuto che non ne saremmo più uscite.» Era la prima volta che lo ammetteva a voce alta e il cuore si strinse in una morsa dolorosa. Anche i ricordi le facevano male, ma aveva bisogno di parlargliene.

Rebecca si spostò i capelli dall'altra parte del collo. «Per essere terrorizzata l'hai gestita benissimo. Se fosse stato per me chissà che fine avrebbe fatto Jack. Ero bloccata.»

Marika scosse piano la testa per scacciare le immagini che con prepotenza le invasero la mente. Nella testa lo aveva visto gemere sotto il pugno di Sandro Menna un centinaio di volte.

Rebecca sospirò e si voltò verso di lei con i lineamenti del volto contratti in un'espressione seria. «Che rapporto c'è tra voi due? Ho notato come vi siete difesi a vicenda.»

Marika sentì il fiato abbandonarle i polmoni e si vergognò per il rossore che le imporporò le guance. «Niente di particolare. Non volevo che lo punisse per un mio errore.»

Rebecca si passò le mani tra i capelli e inarcò un sopracciglio. «Davvero? Lui non ti guardava come se fossi la causa di tutto.»

Il suo cuore traditore perse un battito e lei lo maledisse. «Come mi guardava?»

Rebecca ridacchiò. Aprì la bocca per risponderle, ma sgranò gli occhi e il suo viso perse colore.

Preoccupata, Marika si voltò e seguì il suo sguardo. La paura le sgattaiolò sottopelle come tante piccole formiche e un moto di nausea le strinse lo stomaco. Per istinto si spostò in avanti, nascondendo Rebecca dai loro sguardi.

Non le notarono subito, ma poi, a metà del cortile, Edoardo Mattonai rallentò e lo sguardo sorpreso che gli riservò fece sì che pure Andrea Menna si girasse.

Quando le loro iridi si incrociarono, Marika sentì la rabbia sostituire la paura. Dalla discoteca era uscita a testa bassa ignorandoli di proposito, ma in quel momento non riuscì a impedirsi di serrare le labbra e fissare Andrea con disgusto.

Lui si fermò e per un attimo credette che venisse verso di loro. Edoardo, però, gli disse qualcosa che non riuscì a comprendere e lo afferrò per la manica della giacca trascinandolo via.

Funziono, almeno fino ai gradini davanti all'ingresso della scuola, poi Andrea si divincolò e ignorando i richiami dell'amico le raggiunse con passo di carica.

«Marika!» Rebecca pronunciò il suo nome allarmata quando la vide alzarsi in piedi.

Gli andò incontro, la rabbia le aveva offuscato la mente.

«Che cazzo vuoi ancora, non ti basta quello che ci hai già fatto?»

Andrea Menna si arrestò come se l'avesse colpito. Lo stupore gli attraversò le iridi per pochi attimi, poi fu sostituito dal fastidio. «Non guardarmi mai più a quella maniera, Lenzini.»

Lei incrociò le braccia davanti al petto. Edoardo e Rebecca li avevano raggiunti. «Altrimenti?»

«Altrimenti farò in modo che il tuo nuovo amichetto venga rispedito in galera.»


ANGOLO DELL'AUTRICE

Buon giorno e buona Befana😊 So che sono passate settimane dall'ultima volta che ho aggiornato, ma le feste e la sessione mi hanno distolto dalla piattaforma. Però ho una buona notizia: in queste settimane non ho postato, ma ho scritto e ho concluso la prima stesura di questa storia😍 Perciò entro fine mese vorrei caricare i dieci capitoli che mancano più l'epilogo e selezionare, finalmente, l'opzione "Completa".
Intanto vorrei ringraziare tutt* voi che siete arrivat* fino a qui. Il viaggio è quasi concluso 💕

Vi auguro di nuovo una buona conclusione delle feste🥰

Alla prossima,

_anotherway

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Doveva essere una stupida storia d'amoreWhere stories live. Discover now