Capitolo 11 - III

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Qualsiasi tipo di distacco da Isi per me era insopportabile. Rimanere inerme in una sala d'attesa era logorante, non poterle stringere la mano o dirle una parola di conforto era ancora peggio.

Distanza, odiavo quella parola perché troppe volte mi ero ritrovato ad esserne succube, dopo che Isi scoprì di Melania capii il vero significato di quella parola. 
Non fu facile quella settimana senza di lei, soprattutto perché sparì dal giorno alla notte, riuscii a scoprire solo che era andata in Sicilia con la sua amica Leila ma niente di più, non sapevo neanche se sarebbe tornata al lavoro, lo scoprii direttamente il lunedì successivo quando arrivai in ufficio.
Tramite Michele mi aveva fatto sapere che voleva essere trattata solo come una semplice impiegata, che non avrei dovuto più interferire nella sua vita e che il nostro rapporto si sarebbe limitato solo al lavoro. Fui costretto ad accettare e assecondare la sua richiesta, oltre a farla scappare da me, non volevo farla scappare anche dal lavoro. Fu difficile, soprattutto vederla andare via dall'ufficio con quel viscido di Dario, per di più aveva delle stampelle e una caviglia fasciata, non voleva dirmi cosa le fosse successo e continuava a chiamarmi sig. Masi.
Ma quando meno te l'aspetti arriva la possibilità di rimettere insieme i pezzi.
Isi mi diede la facoltà di spiegare, e io non mi feci sfuggire quell'occasione.
La riaccompagnai a casa e riuscimmo a trovare un punto di incontro, una tregua.
Ritrovammo un po' di serenità nei giorni successivi, forse sarà stato lavorare di nuovo insieme, la giornata in barca, il rumore del mare, la spensieratezza di una sera d'agosto, ma lei fu più accondiscendente.
Sicuro avevano aiutato anche quei due Cuba libre che si fece preparare, ma tornammo spensierati come un tempo con una sola ingombrante variante, l'idea di essere amici.
Glielo proposi io, non che volessi essere suo amico, ma pensai che se lei non fosse stata ancora pronta a riavermi nella sua vita almeno le sarei stato vicino in un altro modo.
Isi sembrò gradire la mia proposta, io invece me ne pentii subito. Che idea folle era quello di essere amico della donna che si ama.
La guardavo dormire, non avrei voluto svegliarla ma pensai che tutta l'umidità fuori in barca non le avrebbe fatto bene.
Mi chiese insonnolita se potevamo rimanere a dormire in barca, non voleva tornare a casa. Quando la misi sul letto, nella cabina, mi bloccò un braccio e mi chiese di dormire vicino a lei.
Rimasi sorpreso di quella sua richiesta, non mi sarei mai aspettato che quella serata sarebbe finita così.
Ero felicissimo ma fu dannatamente frustrante. Un amico non l'avrebbe mai abbracciata mentre dormiva, non le avrebbe mai accarezzato i capelli, non le avrebbe mai dato un veloce bacio sulle labbra.
Io invece non riuscii a resistere, fortunatamente neanche se ne accorse. Non ero di certo un buon amico.
Quella sera mi disse che doveva riacquisire fiducia in me, era quello il limite che ancora ci divideva e ci teneva aggrappati a quella stupida faccenda dell'amicizia, ma il giorno in cui io le confessai che forse Dario aveva aiutato Melania a intrufolarsi alla festa lei mi aveva creduto subito.
Quel suo ridarmi fiducia mi fece sperare che le cose si sarebbero sistemate.
Un altro segnale evidente fu la gelosia che non riusciva a camuffare alla presenza della sorella di Chiara.
Quella mattina nel mio ufficio Isi aveva deciso di farmi impazzire, era decimante sexy con quei tacchi, i jeans stretti che le mettevano in evidenza delle gambe da paura, per non parlare del suo sedere.
Mi girava intorno, mi sfiorava, mi provocava, invece di tenersi a distanza mi stava sempre troppo vicina, se avesse continuato e se Michele non ci avesse interrotto le sarei saltato addosso.

Era di MaggioDonde viven las historias. Descúbrelo ahora