Capitolo 7

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Quando entrammo nel locale lo tovammo già abbastanza affollato, era la prima volta che riuscivo ad andarci, nonostante avessimo provato più volte non avevamo ai trovato un tavolo disponilbile, sembrava essere molto esclusivo come la gente che lo frequentava.
Non ero solo una discoteca ma un luonge bar con dei tavoli anche all'esterno sulla terrazza,
però il fatto che si potesse ballare non mi dispiaceva affatto e neanche a Leila. Ci piaceva così tanto che l'anno precedente avevamo frequentato un corso di balli latino-americani e non per vantarmi ma eravamo anche bravine.
La serata era partita subito alla grande, tutti euforici, chi già ballava, chi chiacchierava, chi semplicemente si rilassava sui divanetti.
Io e Leila ci buttammo subito al bancone per prendere qualcosa da bere, non ero un amante del vino e dato che al tavolo avevano ordinato solo quello per non essere la solita rompiscatole decisi di fare da me. Il barman preparò un Gin tonic per me e un Moscow mule per la mia amica e nell'attesa cominciammo a passare in rassegna tutto quello che il locale offriva, una selezione mirata dei più carini. C'era una vasta scelta ad essere sincere ma io non riuscivo a concentrarmi, non trovavo nessuno slancio, neanche nel fare un semplice gioco con Leila, vedevo sempre e solo lui.
Lo vedevo ovunque.
Lo vedevo addirittura scendere le scale del locale mentre parlava con un conoscente.
Con quella camicia blu, la sua pelle abbronzata, quel suo modo di fare sicuro di sè che sprizzava erotismo da tutti i pori.
Scossi la testa pensando di avere un'allucinazione, per poco non mi strozzai con il sorso di Gin tonic invece avevo visto bene.
Era proprio John in carne e ossa.
"Leila..." Le strinsi un braccio scuotendolo mentre cercavo di non perderlo di vista.
"Dimmi!"
"Leila..." Continuai a scuoterla.
"Mi fai male, la finisci!"
"Guarda!" Le presi con forza il viso in direzione di John.
"Ma è il signor Masi!" Anche lei sembrò sorpresa. Era andato al nostro tavolo, diritto da Michele.
Provai a specchiarmi nello schermo del telefono, per controllare se tutto era al posto giusto, vestito, capelli, ero nel panico più totale.
"Leila come sto?" Chiesi nervosa.
"Isi finiscila!"
"Dai come sto?"
"Ma ti vedi... Sembri una ragazzina di quindici anni che prende la prima cotta."
"Ma è così, lui è la mia prima cotta." Piagnucolai.
"Isi se non torni in te ti do un cazzotto in testa, finiscila è il tuo, anzi il nostro capo e queste cose non esistono e non funzionano."
Feci un grande respiro, aveva ragione, stavo diventando ridicola. Bevvi un bel sorso del mio drink e tentai di tornare in me, almeno in apparenza.
"Ok ci sono, la posso gestire!"
Tornammo al tavolo dagl'altri ma con tutte quelle chiacchiere inutili lo avevo perso di vista. Senza attirare troppa attenzione diedi uno sguardo veloce in giro ma niente non ce n'era traccia. Magari era solo di passaggio ed era già andato via, d'altra parte così conosciuto a Napoli sicuramente non aveva bisogno neanche di fare la fila, poteva entrare e uscire dai locali a suo piacimento.
Leila ruppe il giaccio chiedendo a Michele che ci facesse lì il signor Masi.
"Come che ci fa? È anche il suo tavolo questo! Anzi diciamo che è stato riservato a nome suo."
"E perché? Ti ha fatto un favore, per gentilezza?"
"No in realtà avevamo già da deciso da giorni di passare la serata insieme, lo facciamo spesso!"
"Scusa non capisco tu e John, cioè il signor Masi, uscite insieme, vi frequentate dopo il lavoro?" Non riuscii a resistere.
"Isi il signor Masi come lo chiami tu, è mio cugino! Ci vediamo sempre fuori dal lavoro."
Cugino, questa sì che era la notizia dell'anno. Per fortuna che non mi ero mai confidata con Michele e per fortuna che ne ero venuta a conoscenza in tempo.
"Pensavo lo sapessi, spero non sia un problema! In ufficio lo sanno tutti." Probabilmente Michele era rimasto colpito dalla ma faccia di sasso.
"Ma no, nessun problema!" Lo rassicurai con la miglior faccia da attrice che sapessi fare quando invece quella scoperta mi aveva sconvolto, anzi più della parentela mi sconvolse il fatto che avrebbe passato la serata con noi.
"Che problema?" Lo percepii vicino, anche troppo.
"Nulla John stavo spiegando a Isi il motivo della tua presenza." Fulminai Michele con lo sguardo. E poi perché metteva in evidenza solo me anche Leila aveva chiesto informazioni.
"Ti disturba avere il tuo capo tra i piedi?" Si voltò nella mia direzione, osservandomi curioso con quel suo solito sorriso malizioso.
"Certo che no!" Risposi cercando di sembrare disinvolta e disinteressata, non volevo dargli troppa soddisfazione, avevo imparato a riconoscere quel suo atteggiamento provocatorio, era un gioco che durava da qualche giorno ma con il quale dovevo ancora prendere le misure.
Cercai di seguire il consiglio di Leila, non dovevo lasciarmi trascinare dagli eventi ma avere il controllo della situazione, così per evitate tentazioni ritrascinai Leila al bancone del bar.
"Scusa ma dovevo allontanarmi..."
"Brava!"
"Due Gin tonic grazie" Urlai al barman.
"Isi uno in due bastava, non reggi l'alcool! Te lo ricordi come è andata a finire l'ultima volta? Sei stata male tre giorni di fila."
"Oh Leila basta mi sembri mia sorella, siamo qui per divertirci? E divertiamoci allora!"
"No questa non dovevi dirmela!" Sorrise divertita. Sapevo di averla colpita, mia sorella era brava, carina dolce, ma la sua mente era di un'altra epoca, sembrava avesse ottanta anni quando invece ne aveva solamente trentadue, tre più di me, e si comportava a volte come se tutte le responsabilità del mondo ricadessero su di lei.
Ci sentimmo improvvisamente euforiche forse anche grazie all'alcool, decidemmo di buttarci nella mischia per ballare, provammo inutilmente a coinvolgere il resto del nostro gruppo ma sembravano troppo presi a parlare di chissà cosa. Di colpo mi sentii più spensierata, ero riuscita finalmente a rilassarmi, la non presenza di John nella sala mi aveva tolto tutta la tensione accumulata e svuotato la mente da quei pensieri che facevano a cazzotti tra di loro.
Era gia da un po' che sentivamo i loro occhi puntati addosso, e non tardò il loro avvicinamento.  Due bei guaglioni, come si dice qui a Napoli, incoraggiati forse dal nostro ricambiare i loro sguardi, decisero di presentarsi.
In fondo eravamo venute  per divertirci e perché no, potevamo divertirci tutti assieme anche se sicuramente per loro sarebbe stata una serata buttata perche al dunque avremmo deluso le loro aspettative. Sia io, sia Leila eravamo tutto fumo e niente arrosto, a parte flirtare un po', non andavamo mai fino in fondo.
Io, perlomeno, non ero capace, non riuscivo a lasciarmi andare con sconosciuti, divertirsi un po' ci stava ma non ero mai riuscita ad andare oltre con un perfetto estraneo. Era forse il mio istinto pudico a frenarmi e di certo il valore che davo al sesso. Non ero mai stata una ragazza dalle grandi avventure, non che avessi detto il rosario tutte le sere, però non avevo neanche collezzionato un serie innumerevoli di storie di sesso. La maggior parte delle mie esperienze provenivano sempre da storie perlomeno colladaute, come con Dario.
Con lui fu diverso rispetto alle mie storielle precenti, probabilmente perché avevo maturato una conoscenza più profonda di me e del mio corpo o semplicemente perché eravamo in sintonia sotto quel punto di vista, anche se non riuscii mai ad amarlo come avrebbe voluto, riuscii però a creare con lui una buona intimità. Dario era affascinante, sembrava essere uscito dalla fabrica della Mattel inisieme a Barbie e Ken. Biondo, occhi verdi, tratti somatici molto sinuosi e armonici,  un mix di caratteristiche che di certo non lo lasciavano passare inosservato e di sicuro ammaliarono anche me la prima volta che lo conobbi.

Era di MaggioWhere stories live. Discover now