Capitolo 12 - II

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Quando nei giorni passati mi soffermavo a pensare su come sarebbe stato rivederlo, ero convinta che la rabbia e il rancore avrebbero preso il sopravvento e invece l'unica cosa che provavo in quel momento era la nostalgia di non sentire più la sua voce, di non toccare più la sua pelle, di non incrociare più i suoi occhi. Oltre ad andare via da Istanbul sarebbe andato via anche da Napoli, non lo avrei più rivisto.
Avevamo sbagliato così tanto entrambi che non aveva più importanza chi avesse più ragione o torto.
Decisi di chiamare Rania, doveva darmi spiegazione sul perché fossero andate a cercarlo. Chiamai nonostante fosse tardi, ma lei rispose subito.
"Ciao Rania, pensi di dovermi dire qualcosa?"
"È venuto?"
"Chi Rania, chi dovrebbe venire?" La provocai.
"John! Sei arrabbiata con noi?"
"No, ma non capisco perché siete andate da lui, potevate parlarmene! Ora mi devi raccontare tutto, non tralasciare nulla."
Non tralasciò nulla, rimanemmo tanto, ma veramente tanto al telefono e mi raccontò tutto.
Parlò per se stessa ma confermò che anche Sara la pensava come lei.
Raggiunse nostra sorella a Napoli il giorno dopo essere arrivata a Roma, lei aveva già sentito Michele, non avevano chiamato Leila perché convinte che non fosse d'accordo su quello che stavano per fare, ma se l'incontro fosse andato bene l'avrebbero contattata.
Michele non aveva nascosto a John che le sorelle di Isi volevano incontrarlo. Si diedero appuntamento a casa sua. Non volevano che sembrasse un agguato, volevano confrontarsi con lui da persone adulte. Non accettavano più di vedere la proprio sorella rimanere inerme ai giorni che passavano, convinta che svegliarsi, andare a lavorare e tornare a casa per andare dormire significasse reagire e andare avanti.
Gli raccontarono che quando arrivai a Istanbul ero diventata un corpo senza anima,demotivata, avvilita e costantemente depressa.
"Lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per te! Perché non l'hai trattenuta?" Gli chiese Sara.
Il suo sguardo era sconfortato. Raccontò del fatto che era ritornato subito, pentito delle frasi che mi aveva rivolto, che il pensiero di perdermi lo aveva fatto correre a casa ma in invece aveva trovato una lettera d'addio e l'anello di fidanzamento chiuso in una scatola.
"Non ho mia voluto che lei se ne andasse e se l'ha fatto significa che questo amore che lei dice di avere per me non è così reale" Era così avvilito.
"John, posso darti del tu sì!" Gli sorrise dolce Rania." Tu hai tutte le ragioni del mondo per essere deluso, però immagina una persona come Isi, che non ha mai amato nessun uomo, che non si fida facilmente e non si lascia andare con nessuno, se non con le persone che la conosco benissimo, che incontra l'amore della sua vita, che la sconvolge a tal punto da decidere di sposarlo in così poco tempo e si ritrova poi a dover gestire separazioni, divorzi, figli in arrivo e l'unico che avrebbe doveva rassicurarla invece di farlo le dice che è tutto messo in discussione. Capisci che non è stato facile per lei. Aveva bisogno di sentirti vicino, tutto qui!"
"Ma lei è fuggita, non mi ha dato modo di farle capire che avevo sbagliato, che in realtà l'avrei voluta sempre al mio fianco! Non ho avuto più sue notizie, sono impazzito non sapevo dove fosse" Era turbato come se stesse rivivendo quel momento.
"Lei scappa perché non sa come proteggersi, anche da piccola scappava quando succedevano cose brutte. Lei vive tutto in maniera appassionata anche la sofferenza. Quando percepisce che sta per arrivare un dolore o una delusione enorme scappa. Quando morì nostra nonna è stata via per un giorno interno, neanche al funerale è venuta. Si protegge così, perché sa che se andasse incontro alla sofferenza non sarebbe in grado di uscirne."
"Come sta ora?" Chiese preoccupato.
"Ti ha nominato l'altro giorno, per la prima volta dopo tre mesi!" Rania fece un mezzo sorriso.
"È un bene o un male?" John era nervoso, continuava a dondolare la gamba che teneva incrociata sull'altra e a mordersi il pollice destro.
"Dipende dai punti di vista. Se ancora la ami un bene perché significa che non ti ha dimenticato"
John chiuse gli occhi e quando li riapri sembravano inumiditi, commossi, come se non aspettasse di sentire altro.
"John cosa vuoi fare?" Chiese Michele che per tutto il tempo era stato seduto ad ascoltare.
"Mi hai chiesto perché dormivo in barca e non a casa?" John si rivolse a Michele "Qui c'è ancora tutta la sua roba, le sue cose, sento il suo profumo sulle lenzuola, sui cuscini. Non posso stare qui senza di lei."
"E allora riportala a casa John!" lo spronò Michele mentre Sara in lacrime "Si ti prego John!"
Rania concluso il raccontò capì che lui non mi avrebbe riportato a casa, che il loro tentativo di riportare l'equilibrio nelle nostre vite era svanito. Ma la rassicurai che avevo tolto un peso dal mio cuore, perché finalmente ci eravamo chiariti.
Mi chiese "Lo ami ancora non è vero?"
"Come il primo giorno"
"Ma se lo ami perché non glielo dici?"
"A che pro, non credo che lui mi ami ancora!"
"Ma se è venuto fin là!"
"Penso che venendo si sia reso conto che la nostra storia è finita, altrimenti mi avrebbe convinto a tornare. Forse ha voluto chiudere questo capitolo una volta per tutte senza lasciare rancori e astio ma semplicemente un dolce ricordo e un civile rapporto tra persone che si sono amate."
"Non ci credo, se lo avessi visto l'altro giorno non parleresti così"
"Rania basta, se è andato"
"Mi dispiace Isi pensavamo andasse diversamente."
"Va bene così. Ora posso finalmente andare avanti. È stato un bene aver parlato con lui."

Era di MaggioWhere stories live. Discover now