Capitolo 11

676 103 15
                                    

Il rumore della vibrazione del cellulare mi svegliò, Michele avvisava di non poter venire dal signor Antonio a causa di altri appuntamenti più urgenti.
Non mi allarmai, non era un grande problema, possedevo già tutti gli allegati sull'email e comunque conoscevo bene il lavoro da fare. Eravamo agli sgoccioli e non potevamo dimenticare nessun particolare altrimenti non avremmo avuto più modo per rimediare.
Il lavoro non era complesso ma molto importante per la famiglia Masi dato il legame con il signor Antonio. Sia mia sorella che Gennaro erano già usciti, c'era un gran silenzio in casa, decisi di approfittare di quella calma e di fare colazione, era ancora presto e avevo del tempo da buttare.
Mi vestii semplice e pratica, sarei andata con il motorino non potevo permettermi vestitini corti e leggeri che alla prima accelerata si sarebbero alzati lasciandomi nuda. Misi un calzoncino blu, una camicetta di lino e delle converse.
La giornata era bellissima, nonostante fosse inzio mattina c'era già un gran caldo.
Sarebbe stata, secondo le previsioni meteo, un'estate intensa e afosa e non avevano sbagliato di una virgola. Per carità impegnativa, ma io amavo quella stagione dell'anno ed ero disposta anche a patire piuttosto che privarmene.
Il percorso da casa alla villa non era molto e infatti arrivai prima del previsto. Entrai fin dentro con il motorino e lo parcheggiai in uno spiazzale, dovedopo un prima occhiata notai di eesserci solo io, nessun'altra macchina, neanche quella di John.
Il signore gentilissimo che custodiva la villa e che svolgeva anche funzione di maggiordomo, mi accompagnò fin fuori in giardino.
Con mia grande felicità notai che i lavori erano proseguiti ed erano anche a buon punto.
I tavoli e le sedie erano arrivati, le luci sul corrimano erano state montate, il patio era finito e gli operai stavano lavorando al baldacchino superiore.
E proprio lì, tra gli operai e le impalcature, notai sia il sig. Antonio che John.
Appena si accorse della mia presenza mi venne incontro e si lasciò andare ad un saluto semplice ma pieno di tanta confidenza, che forse prima di allora non si era mai concesso. Mi salutò baciandomi sulle guance come se fosse una semplice abitudine.
"Pensavo non ci fossi, non ho visto la tua macchina"
"Sono venuto in taxi, ho lasciato la mia macchina a mio fratello, la sua è fuori uso"
"Ah prima che mi dimentichi Michele non verrà però mi ha aggiornato su tutto e mi ha mandato degli allegati."
"Bene! Seguimi c'è lì l'elettricista che vuole sapere un'informazione sulle luci del baldacchino"
Lo seguii, salutai il sig. Antonio e cominciai a conversare con l'elettricista.
Il lavoro da fare, benché a buon punto, era ancora tanto e sempre più lunga era la lista di persone con cui confrontarsi per le ultime messe a punto: fotografi, musicisti, camerieri, sicurezza e tutte le maestranze varie.
Non avevo mai partecipato alla realizzazione di un evento, era decisamente sfiancante e impegnativo, soprattutto perché a causa mia e delle mie nuove idee si era dovuto riorganizzare tutto e di tempo per farlo ce n'era veramente poco.
Era ormai passata l'una e il sig. Antonio ci pregò di fargli compagnia per pranzo.
Mangiammo in terrazza, tra il profumo dei glicini e dei limoni fioriti.
Peccato per il tempo che inaspettatamente si fece sempre più nuvoloso.
Fu un pranzo piacevole, ormai avevamo instaurato una certa confidenza, anche le conversazioni erano meno impostate e impacciate soprattutto da parte mia.
"Allora ragazzi pensate che ci siamo, siamo pronti?"
"Assolutamente sì, vedrai che sabato sarà tutto pronto!"
"Non vedo l'ora e poi queste modifiche della nostra speciale isabella mi hanno galvanizzato ancora di più! John credimi se avessi la tua età non esiterei a portarla fuori a cena!"
Questa confessione mi fece arrossire, non ero abituata ad essere al centro dell'attenzione.
"Potrei doverti dare ragione Antonio!" Disse John guardandomi malizioso mentre si dondolava sulla sedia come un adolescente divertito.
Morsi nervosamente un labbro per l'imbarazzo. Cavolo ogni volta mi spiazzava, non riuscivo a capire se scherzava, se erano delle semplici frasi fatte o se stava flirtando con me.
Si erano ormai fatte le quattro del pomeriggio e il nostro lavoro era finito. Ci avviammo verso l'uscita passando per lo spiazzale dove avevo parcheggiato il motorino.
"Wow! Hai un motorino?" Chiese stupito e io annui con la testa.
"Ok vengo con te, mi dai uno strappo a casa? Hai un casco in più nel bauletto?"
"Si c'è un altro casco!" Risposi sorpresa di quella sua richiesta.
"Bene! Guido io però!"
"Come guidi tu! Il mio motorino non è stato mai portato da nessuno a parte me! Sono molto gelosa!" Sorrisi
"Dai salta su!" Fece un occhiolino mentre si sistemava il casco.

Era di MaggioWhere stories live. Discover now