Volume I - Capitolo 1 : Napoli

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Avevo già preso il mio quarto caffè quel giorno, ne avrei presi altri cento, in fondo a Napoli non si può rinunciare al caffè.
Da quando mi ero trasferita in quella città la dose giornaliera di caffeina era aumentata in maniera incontrollata ma considerando i miei ritmi di vita frenetici ancora riuscivo a sostenerla.
Era la prima giornata libera dopo tanto tempo, decisi di fare solo ciò che mi andava, senza troppi vincoli di orari e senza grattacapi nei paraggi.
Mi svegliai non troppo presto, andai a fare colazione al mio bar preferito a Mergellina, passeggiai un po' sul lungomare godendo a pieno di quel meraviglioso paesaggio. Mi piaceva stare lì, respirare la salsedine, sentire l'insistente stridio dei gabbiani e leggere a caso i graffiti che le coppiette avevano scalfito sui sassi della scogliera.
Quando potevo ne approfittavo anche per fare un salto alla biblioteca comunale. Adoravo quel posto, in verità adoravo tutte le biblioteche in generale, era una passione nata da bambina, da quando mia madre mi portò per la prima volta all'età di dieci anni.
Avevo sicuro la possibilità di comprarli in libreria, anzi negli ultimi tempi avendo ricevuto un piccolo aumento potevo permettermi più di qualche sfizio ma quell'odore di libro vecchio e usato mi piaceva.
Era ormai più di mezz'ora che girovagavo tra gli scaffali con in braccio una pila di libri che avrei poi selezionato con calma, non ricordo cos'altro cercassi ma di certo erano talmente tanti che non riuscivo a vedere dove mettere i piedi. Eppure la biblioteca metteva a disposizione dei cestini ma niente mi ostinavo puntualmente a tenere tutto in braccio in maniere precaria, anche al supermercato mi complicavo la vita cercando di portare più roba possibile tra le mani, era più forte di me.
Non capii subito ma di certo ero andata violentemente addosso a qualcosa o qualcuno, percepii solo il colpo e il rumore dei volumi a terra.
E poi lo vidi.
Per non farmi cadere mi aveva stretto a sé trattenendomi per la vita. Ci ritrovammo talmente vicini che i nostri nasi per poco non si sfiorarono.
Cercai di liberarmi dalla sua stretta, non perché volessi, anzi, quel suo profumo intenso di bergamotto misto a legno e cuoio mi attraeva, lo continuai a sentire sotto il naso per tutto il giorno, mi allontanai da lui solo per evitare ulteriori figuracce e per scomodarlo dalla situazione imbarazzante in cui lo avevo messo.
"Mi dispiace, sono così maldestra! Non ti ho visto!"
"Non potevi, eri diventata una libreria ambulante" Mi guardava divertito.
Era così attraente da stordirmi. Capelli castani legati dietro alla nuca in una crocca improvvisata, barba non troppo lunga e ben curata, occhi intensi di quelli che si fa fatica a decifrare al primo colpo. Un atteggiamento e un modo di parlare sicuro di sé, di chi sa di essere bello ma non si impegna ad esserlo. Ricordo perfettamente come fosse vestito quel giorno ma ancora di più mi rimase impresso il suo petto che si intravedeva dalla camicia, era grande, delineato, seducente a tal punto da volerci poggiare sopra la testa.
"Dove te li poggio?" Chiese dopo avermi aiutata a raccogliere i libri.
"Qui sul tavolo va benissimo, grazie!"
"Così ti piace leggere da quello vedo!" Incalzò indicando la quindicina di libri sul tavolo.
"Sì, ecco..." Balbettai.
"Stai facendo una ricerca o qualcosa di simile?"
"No, pura passione per la lettura."
"Appassionatissima da quello che vedo"
"Ehm... In realtà non ho molto tempo libero, così quelle poche volte che riesco prendo più di un libro" Non riuscivo a mettere due parole di fila, mi agitava parlargli.
"Così esistono ancora ragazze come te..." Mi guardava fisso e incuriosito.
Che intendeva? Gli ero apparsa come un topo di biblioteca o comunque una ragazza di quel tipo? Era un complimento o una presa in giro?
"Come? In che senso come me?" Chiesi un po' seriosa e probabilmente se ne accorse perché provò subito a darmi una spiegazione.
"Non fraintendermi, dicevo in positivo! Conosco molte persone che probabilmente non sanno neanche che ancora esistono le biblioteche."
"Ah ok era un complimento!" Gli ricambia il sorriso.
"Certo, comunque..." lo squillo di un cellulare, il suo, lo interruppe.
"Perdonami!" Sbuffò e andò via per rispondere al telefono.
Aspettai per oltre dieci minuti sbirciando un po' ovunque nella biblioteca ma non lo vidi più. In fondo perché doveva tornare, ci eravamo scambiati qualche frase di cortesia, non ci eravamo neanche detti i nostri nomi, al massimo poteva rientrare per continuare i suoi impegni non certo per me. Presi tutta la mia roba e andai verso la signora che si occupava delle registrazioni.
Alla fine scelsi solo tre libri, li misi in un sacchetto e andai via.
Mentre camminavo per andare all'appuntamento con la mia amica Leila cominciai a pensare all'effetto che quell'uomo aveva avuto su di me. Raramente qualcuno mi rimaneva impresso a quel modo o mi lasciava senza parole, di solito ero risoluta, per niente timida o impacciata, inoltre non era il primo uomo bello che incontravo. Avendo lavorato in passato in molti set modelli e attori erano all'ordine del giorno, ma quell'uomo aveva qualcosa di diverso, di selvaggio, di non artefatto che mi aveva colpito.
Arrivai all'appuntamento un po' spaesata, con la mente piena di pensieri e decisamente tra le nuvole, più del solito.
Notai la testa di Leila da lontano.
I suoi capelli rossi e ricci non passavano inosservati.
Posai borsa e il sacchetto dei libri su una sedia e mi misi seduta sull'altra.
Leila mi guardava scrupolosa, aveva intuito che fosse successo qualcosa. Lei mi conosceva bene, ci eravamo presentate per la prima volta cinque anni prima nel 2010, quando mi trasferii a Napoli. Divenne il mio primo, grande punto di riferimento in quella nuova città, in quella nuova vita. Lo definirei forse un amore a prima vista, l'amicizia che ci coinvolse fu immediata e sincera.
Mi voleva bene e io ne volevo a lei.
Oltre ad essere amiche lavoravamo anche per la stessa agenzia. Lei si occupava della parte gestionale, io invece di quella creativa, ma soprattutto, non meno importante, ero l'assistente della Signora Nalli, una grande donna e un artista vera, per la quale avrò un debito a vita per avermi fatto diventare brava e competente nel mio lavoro. La signora Nalli era un'esperta di scenografie teatrali e cinematografici, era stata la mia insegante all'accademia di Belle Arti e una volta terminati gli studi mi offrì un lavoro. Ero una delle migliori del mio corso, la mia dedizione allo studio mi avevano fatto spiccare tra gli altri e forse, come diceva spesso la mia insegnante, anche la mia galoppante fantasia era stata di grande aiuto. Ero diventata prima la sua tuttofare e successivamente il suo più fidato braccio destro e collaboratrice. Dopo qualche anno però decise di cimentarsi in nuove collaborazioni e avventure lavorative, cosa molto entusiasmante e elettrizzante se non fosse stato per un un unico piccolo particolare. La nuova collocazione prevedeva lo spostamento definitivo da Roma a Napoli e di conseguenza fui costretta a trasferirmi in quella nuova città per seguirla.
"Che cos'hai? Sei strana..." Mi chiese Leila continuando ad analizzare le mie involontarie smorfie.
"Ho conosciuto un uomo..."
"Ma dai, chi è? Dimmi, Dimmi!" Chiese eccitata per la novità.
"Non lo so!" Feci spallucce.
"Come non lo sai? Ma è uno scherzo?" Chiese sorpresa.
"L'ho incontrato in biblioteca, abbiamo chiacchierato un po' poi è dovuto andar via e non ho più potuto chiedergli niente, neanche il suo nome!" Confessai sconfortata "Non so come trovarlo!"
"Potevi chiedere alla signora che lavora in biblioteca, magari lei lo conosce!"
"Giusto!" Urlai "Perché non c'ho pensato prima!"
"Datti una calmata, hai fatto girare tutti." Mi riproverò. Provava spesso a calmare la mia esuberanza quando era eccessiva.
"Ma che t'importa!" Mi alzai di scatto dalla sedia "Dai torniamo in biblioteca!"
"Ma dove vai! Siediti, la biblioteca è chiusa ora." Intanto tentava di farmi risedere tirandomi giù per un braccio.
"Vero, allora andrò domani, cercherò di fare una scappatella dall'ufficio"
"Torni sulla terra ferma! Domani non ci possiamo muovere. Ti ricordi che abbiamo l'incontro con la nuova azienda?"
Vero tutto vero. Avevamo l'incontro e il trasferimento nella nuova sede.
La nostra piccola agenzia era stata assorbita dalla Code one, molto famosa e nota, si dedicava alla realizzazione di grandi eventi e negli ultimi tempi aveva deciso di ampliarsi.
Alcuni dei loro eventi erano stati talmente belli ed artistici da essere stati nominati anche da testate di spicco. Avevano vari uffici in Italia, tra cui uno dei più importanti a Milano, ma il proprietario essendo napoletano non aveva mai voluto spostarsi mantenendo lì la sede ufficiale.
Sarebbe stata una grande opportunità lavorativa per tutti noi, ero molto speranzosa e anche molto entusiasta, soprattutto di rimanere a lavorare a Napoli. Ormai dopo tutti quegli anni mi sentivo parte di lei e lei parte di me.

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