Capitolo 69

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Rimanemmo un po' sulla panchina a goderci la serata ma fummo costretti anche ad affrontare il discorso Melania, in fondo lui era ancora sposato e anche se facevo finta che lei non esistesse in realtà era presente e ingombrante.
“C’è anche un'altra sorpresa ma te l’avrei svelata a casa, domani andrò dall’avvocato per sistemare le carte per il divorzio e se tutto andrà bene, a breve sarò un uomo libero, libero di sposare l’unica donna che amo.”
Non riuscivo credere a quanto successo, lo abbracciavo stretto mentre guidava il motorino per non perdere il contatto con la realtà. 
Tornata a casa continuavo a toccare la collanina che mi aveva appena regalato e a fissare sull’isola della cucina le pratiche del divorzio. Non avevo mai pianificato il mio futuro, qualche pensiero vago, ma quello che mi si prospettava era più di quanto mi aspettassi. Più lo guardavo e più pensavo che fosse impossibile che un uomo così affascinante, intraprendente, colto, che aveva girato tutto il mondo e conosciuto così tante persone avesse scelto me. Il fatto che lui mi avesse preferito a una miriade di donne perfette e seducenti, aumentava la mia autostima e la considerazione che avevo di me stessa fino a quel momento, lui mi trovava bellissima, eccitante e me lo ricordava ogni momento e allo stesso tempo mi lodava per quello che io avevo sempre sostenuto essere il mio pregio principale, la mia mente. Non potevo essere più appagata di così.
Eravamo entrambi in bagno, lui fece prima di me e rientrò in camera.
Uscii anch'io e notai in lui un comportamento bizzarro, non capivo perché continuava a girovagare inutilmente per la stanza, alla fine non gli diedi molta importanza e cominciai a togliere i cuscini da sopra il letto. Sull’ultimo vidi una scatolina blu di velluto.
Sentii il calore del suo respiro dietro di me, il suo viso spuntò accanto al mio, poggiò il mento sulla mia spalla e le sue braccia mi cingevano da dietro strette.
“Non la apri?”
“Mi tremano le mani” Dissi mentre delle lacrime di felicità scendevano sulle mie guance.
Mise le sue mani sulle mie e l’aprimmo insieme. Un enorme solitario spiccò fuori, mi prese la mano e infilò l’anello e di nuovo gli dissi di sì, ripetei quel sì fino allo sfinimento mentre provavo a contenere le lacrime che lui stesso levava dal mio viso con le sue dita.
Inevitabile dire quanto lo amai quella notte e quanto lui amò me.

Era di MaggioWhere stories live. Discover now