Capitolo 65

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Continuai tranquilla a farmi gli affari miei. Mentre toglievo le cose dal trolley, che avevo portato a Ischia mi arrivò sotto il naso prepotente una scia del profumo di John, era difficile sbagliarsi, era decisamente il suo, sicuramente i miei vestiti si erano impregnai del suo profumo. Cominciai a odorarli tutti prima di metterli a lavare, ma nessuno sembrava avere quell’odore e il profumo che sentivo nella stanza era troppo intenso.
Cominciai ad fiutare intorno come un cane da tartufo e quando mi girai lo vidi appoggiato allo stipite della porta. 
“Ma da quant’è che sei lì?” Chiesi stupita.
“Da un po'…”
“Quindi eri tu alla porta! E perché non mi avete chiamata?" Si avvicinò e prese un laccio del mio vestito e cominciò ad arrotolarselo tra le dita.
“Abbiamo parlato un po' io e tua sorella” Rispose calmo.
Sgranai gli occhi “E cosa vi siete detti? Come ti ha trattato Sara? A volte può essere un po' severa!” 
“Più che severa direi giusta, è stata molto sincera, mi ha chiesto che intenzioni avessi con te?”
“Mamma mia fa tanto inizio Novecento! Mia sorella è rimasta all’epoca in cui si andava a chiedere la mano alla famiglia!” Lo feci ridere. 
“Comunque sig. Masi che intenzioni ha con me?”
“Le ho detto che sono molto innamorato di te, che sono venuto apposta perché anche loro mi conoscessero.” Mia sorella lo aveva riempito di domande, ne ero certa, sicuro le stesse che aveva fatto a me poco prima. Fu Gennaro che più in là mi spifferò il suo interrogatorio. Nonostante Sara incominciò la conversazione molto dura e poco accondiscendente, John non si spaventò, l’assecondò e rispose a tutte le sue curiosità. A quel punto lei si rilassò e tolse quella parvenza di insegnante severa e insieme riuscirono a conversare in maniera più amichevole. John mi confidò che rimase stupito dall’audacia e dal modo di fare di Sara, ai suoi occhi aveva dimostrato di essere una sorella presente e piena d’affetto nei miei confronti. Specificò “Deve volerti molto bene, tiene molto a te, perché si è raccomandata più del dovuto di trattarti sempre bene, anche quando farai qualche cavolata - ha detto si paziente e comprensivo, perché Isi ha tanto da imparare ancora- ma tua sorella non sa che sono io quello che ci guadagna, sono io che imparo ogni giorno da te!”
Lo guardavo spensierata, tutti i nostri problemi finalmente erano solo un brutto ricordo.
“Ti dicevo...Sono venuto per farmi conoscere da tua sorella e anche per fargli sapere che ho intenzione di portarti via con me, sempre che tu lo voglia.”
“Va bene dove andiamo? Dove mi porti?” Chiesi ingenuamente e lui rise di me.
“Andremo a casa mia! Vorrei che tu ti trasferissi da me, vorrei che diventasse casa nostra!”
“Trasferirmi?” Balbettai chiedendo di nuovo per avere conferma di quanto avevo appena sentito.
“Si, voglio addormentarmi con te e svegliarmi con te, voglio riempire con te tutto quello che c’è tra la mattina e la sera. Sono tornato a casa e mi sono sentito a metà, come se mi mancasse qualcosa di vitale e poi ho realizzato che ogni momento passato senza di te era un enorme perdita di tempo. Quindi sì, voglio che vieni a vivere con me!”
Fu la decisione più semplice che presi in vita mia, non un dubbio, non un ripensamento. Sì, un convintissimo sì uscì dalla mia bocca.
Presi giusto il cambio per il giorno dopo, il resto delle cose le avrei portate con calma. Salutammo tutti, abbracciai stretta mia sorella che commossa mi ripeteva di non riuscire a credere che stessi andando via.
Dopo tutti quegli anni a prendersi cura di me aveva sviluppato un istinto amorevolmente morboso nei miei confronti. La cosa che mi lasciò andare tranquilla fu sapere che fosse fiduciosa e felice di John, altrimenti non lo avrebbe permesso con così grande facilità e mai lo avrebbe abbracciato per salutarlo.

Era di MaggioWhere stories live. Discover now