Capitolo 37: Un Nuovo Inizio

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Quando la sveglia suonò realizzai che era arrivato il giorno zero, il giorno in cui si resettava tutto e cominciava una nuova vita. Fino a quasi tre mesi prima era tutto pianificato, un nuovo lavoro importante con una carriera in ascesa, la mia vita a Napoli e la certezza che fosse diventata la mia casa, la città dove sistemarmi definitivamente ma quel progetto era svanito, nulla era più sicuro. Il futuro era un grande punto interrogativo e mi rimaneva solo un bagaglio pieno di delusioni e un coraggio che non pensavo di avere. Perché ci voleva un gran coraggio per affrontare quel lunedì e tornare nell'agenzia di John Masi.
Gennaro mi lasciò proprio davanti l'entrata e arrancando un po' con le stampelle, non avendo ancora capito bene come utilizzarle, arrivai all'ascensore.
Fortunatamente i primi volti famigliari che mi ritrovai davanti furono Leila e Michele.
Michele era al settimo cielo nel rivedermi, Leila invece era preoccupatissima glielo leggevo in faccia.
"Leila respira, sto bene!"
"Ora stai bene, e quando ti comparirà davanti?"
"E quando mi comparirà davanti ne riparleremo, ora però sto bene"
"Sono felice che sei tornata!" Michele mi abbracciò non considerando la mia precarietà nello stare in piedi.
"Non ci speravi eh?" Gli diedi un colpetto alla gamba con la stampella.
"Ci speravo ma non ne ero certo. Questo ufficio non sarebbe stato lo stesso senza di te! Sarebbe stato troppo silenzioso!"
"Lo vedi, c'è chi apprezza!" Indicai la mia amica e lei alzò gli occhi al cielo divertita.
Leila ci lasciò per andare nel suo ufficio e Michele mi accompagnò alla scrivania raccomandandosi di chiamarlo per qualsiasi cosa, ripeté scandendo bene qualsiasi cosa. Con quest'ultima frase alludeva a John.
In realtà ero molto tranquilla, ero riuscita a riprendere il mio orgoglio e rimetterlo al suo posto così da riuscire ad affrontare tutto a testa alta, non avevo bisogno di sconvolgere la mia vita per colpa di un uomo. Sì, sarebbe stato difficile perché non si possono eliminare di colpo certi sentimenti, però quella nostra storia personale non avrebbe interferito sul lavoro, non volevo diventare l'argomento del giorno, di conseguenza avrei evitato qualsiasi tipo di scenata o azioni equivocabili davanti a tutto l'ufficio.
Provai pian piano a raggiungere la zona caffè, per fortuna era un percorso breve, tutti si proposero di aiutarmi ma volevo essere autonoma. Fortunatamente avrei adoperato le stampelle solo per un altro giorno, anche se in realtà percepivo già un enorme miglioramento. Decisi però di non fare di testa mia e per una volta essere responsabile e seguire il consiglio del medico.
Denise dopo varie discussioni mi obbligò a sedere e dopo poco mi allungò un caffe preparato da lei.
Ogni volta che le ero davanti mi chiedevo per quale motivo si ostinasse a vestirsi a quel modo. Non era una di quelle donne super attraenti ma di sicuro aveva delle caratteristiche che potevano essere valorizzate in maniera più intelligente. Era convinta che mettere in mostra quell'enorme seno la rendesse più seducente, in realtà non era proprio un bel vedere, considerando che era sì un seno grande, ma non esageratamente sodo. Non era bruttissima, non aveva dei connotati esclusivi ma nell'insieme il suo viso era carino e armonico.
Mentre continuavamo a parlare delle nostre rispettive vacanze notai un cambiamento nel suo sguardo, era distratta, la sua concentrazione era rivolta altrove.
"Denise che succede?"
"Lavoro qui da due anni ma non credo mi abituerò mai..." fece un sospiro rassegnato continuando a guardare fissa, oltre me, verso l'ascensore.
Non capivo a cosa si stesse riferendo fino quando non mi voltai e il cuore si fermò di nuovo come la prima volta che arrivai in quell'agenzia. Maledetti ascensori.

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