La sua gonna blu scuro già indecentemente corta si era sollevata a causa della sua posizione, lasciando scoperta buona parte delle sue cosce e permettendomi di intravedere il tessuto rosa delle sue mutandine.

«Che paura...» sollevò gli occhi al cielo divertita, mettendosi ancora più comoda sul sedile e lasciandomi una visuale ancora migliore delle sue gambe. Mi voltai verso la strada deglutendo a fatica solo al ricordo delle mie mani sulla sua pelle, del suo corpo premuto contro il mio in quell'armadietto.

«Non sto scherzando» sibilai duro, realmente intenzionato a non lasciare che disobbedisse ancora una volta ai miei ordini.

«Quanto sei noioso...» sbuffò sonoramente restando nella propria posizione.

«Non costringermi a fermarmi» asserii severo, cercando di soffermare il mio sguardo sul suo viso e di non farlo procedere nuovamente oltre verso le sue sue gambe.

Mi rivolse un'occhiata di sfida e la vidi schiudere le labbra per parlare, ma il suono della notifica del suo cellulare la interruppe prima che qualsiasi parola fuoriuscisse dalla sua bocca. Abbassò lo sguardo verso il telefono, poi rimosse finalmente i piedi dal cruscotto mentre leggeva il contenuto del messaggio che le era arrivato.

«No, niente centro commerciale. Dillo a quella pazza della tua amica» affermai serio. Avevo delle faccende importanti da sbrigare, e accompagnare delle ragazzine viziate a fare shopping non rientrava ovviamente tra quelle.

Restai piuttosto stupito nel non sentire nessuna risposta da parte sua. Mi voltai a guardarla, trovando il suo sguardo ancora puntato verso il telefono con un'espressione turbata sul viso.

«Chi è?» chiesi, curioso di capire cosa avesse potuto suscitare quella strana reazione in lei.

Sollevò lo sguardo verso di me, prima di abbassarlo nuovamente verso il telefono. «Nessuno» sibilò semplicemente, spegnendo lo schermo del cellulare per poi posarlo nuovamente sulle sue gambe.

Decisi di non porle ulteriori domande. Dopotutto, non me ne importava.

Il resto del tragitto proseguì in silenzio. Evie non aprì bocca neanche per un istante e la cosa fu decisamente strana -oltre che piacevole- data la sua solita insopportabile parlantina.

Aspettai che scendesse dall'auto per richiuderla, voltandomi poi per dirigermi verso l'ingresso del vecchio magazzino dello Spotlight.

«Non vorrai farmi fare un altro allenamento con Liam?!» mi chiese confusa, restando ferma vicino alla mia auto.

«No,» alzai gli occhi al cielo, «vieni» sibilai, afferrandole una mano per incitarla a seguirmi.

Procedemmo lungo le rampe di scale che ci separavano dalla nostra destinazione, fermandoci poi di fronte alla porta chiusa dello studio di Zayn. Lasciai andare la sua mano per colpire la superficie in legno con le mie nocche. Pochi secondi dopo, la familiare voce del mio amico al di là della porta pronunciò un sonoro "avanti".

Feci il mio ingresso all'interno della stanza, puntando lo sguardo sul mio amico seduto alla scrivania di fronte a noi. Distolse lo sguardo dal computer per osservarci, lasciando poi che un'espressione leggermente sorpresa si facesse spazio sul suo viso.

«Harry» affermò, alzandosi in piedi per venire a salutarmi. «Cosa ci fa lei qui?» mormorò confuso al mio orecchio riferendosi ad Evie, mentre mi lasciava una pacca sulla spalla in maniera affettuosa.

«Ciao, sono-» tentò di presentarsi lei prima che potessi dare una risposta al mio amico.

«Genevieve Gillies, lo so» alzò gli occhi al cielo Zayn, ignorando la sua mano stesa pronta per essere afferrata. La vidi vacillare probabilmente a disagio, guardandosi intorno diverse volte confusa dal comportamento scontroso del mio amico.

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