𝑷𝒐𝒊𝒏𝒕𝒊𝒏𝒈 𝑬𝒂𝒔𝒕//𝑱𝒂𝒄𝒌 𝑺𝒑𝒂𝒓𝒓𝒐𝒘

30. 𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑟𝑒𝑖 𝑚𝑎𝑖 𝑑𝑜𝑣𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑙𝑜

"Jack. JACK! SVEGLIATI!". Il capitano sobbalzò, tenendo gli occhi socchiusi. Kristen aveva appena urlato per svegliarlo, scuotendolo. Erano entrambi sdraiati sul divano, anche se non completamente per la mancanza di spazio. La giovane donna era più che altro stesa sul suo amante, che sembrava molto assonnato.

"Che succede... Il rum?". "Quale rum Jack?! Lo hai scolato tutto! E poi volevo parlarti del mio piano". "Va bene, ma non è che sai dove sono i miei pantaloni?". Kristen ridacchiò, poi indico un punto del pavimento di legno su cui era finito l'indumento dell'uomo.

"Capitano, e tu per caso sai dov'è la mia verginità?". "Mmmhhh non ne ho idea". "Ah sciocco. Non ti è piaciuto?". "Si, ovvio. Mi hai svegliato per...". "Ma se te l'ho appena detto?! Per parlarti del mio piano considerato che mi hai venduta come una sgualdrina!".

"Cos'hai in mente?". "Io prendo una donnicciola totalmente casuale e tu gliela porti spacciandola per me. Semplice". "Ho un'idea migliore". "E quale sarebbe?". "Non scendiamo dalla nave, leviamo l'ancora e ce la svignamo".

"Ma che piano geniale, Jack Sparrow". "Alt... Capitan!". "Capitano, sì, geniale da parte tua pensare che tuo zio si arrenda così facilmente". "Beh si in effetti Clark non è un tipo socievole. Se vuoi saperlo, io, mio padre e il vecchio zio Jack siamo molto più simpatici". "Comunque sia... Jackie, non puoi cavartela così facilmente sempre e comunque". "Sì che posso e c'è una ragione!".

"E quale sarebbe?" - domandò Kristen, alzando scetticamente gli occhi al cielo. "Tesoro, io sono il Capitan Jack Sparrow, comprendi?". "Comprendo ma...". "Basta ma e basta però, tutto questo non è un'avversità, non è un'insidia. Le insidie quelle davvero insidiose non esistono perché fintanto che l'insidia è nella tua testa nulla di insidioso può esistere. Comprendi?".

"Tu sei completamente matto!" - ridacchiò Kristen - "Matto e affascinante". "Lo so, sono pur sempre un capitano". "E vanitoso aggiungerei...".

"Jack, faremo come ho detto io perché c'è una persona di cui vorrei sbarazzarmi urgentemente". "E chi sarebbe?". "Lo scoprirai. Ah e ti avverto, se oserai intralciare i miei piani sarò costretta a punirti". Detto questo, la giovane donna si alzò, facendo un sorrisetto perverso. Poi ritornò di corsa al divano per baciare Jack, buttandosi su di lui.

"Su adesso basta Jack". Questa volta andò via per davvero, rivestendosi e uscendo sul ponte della nave. Il sole brillava alto nel cielo e la vita a Tortuga proseguiva come sempre: sciami di ubriachi passavano per le strade disordinate cantando e ridendo, marinai più seri di altri, o meglio, obbligati a fare il proprio lavoro, caricavano provviste sulle navi e soprattutto, rum, donnicciole andavano di taverna in taverna per rallegrare i passanti.

Kristen si sedette su una botte; la leggera brezza muoveva i suoi capelli ricci e crespi. I suoi occhi verdi brillavano e aveva un sorrisetto appena marcato sulle labbra rosee e carnose. Jack uscì dal sottocoperta e senza farsi notare gettò, con la sua mano abbronzata e coperta di anelli, un cappello marrone sulla testa della fanciulla, la quale si girò ridacchiando.

"Ma che stai facendo?". "Ti metto un cappello sulla testa". "E perché?". "È più da piratessa". La giovane donna si alzò e si accomodò in braccio al capitano. "E questo è più da piratessa?". Le sue labbra si intrecciarono con quelle di Jack in un bacio focoso e passionale.

Kristen si girò mettendosi a cavalcioni sul suo amante. "Ehm ehm, scusate". La ragazza sobbalzò, girandosi. Gibbs era in piedi davanti a loro. "Mastro Gibbs, ma che piacere! Che succede ora?" - disse Jack, levandosi in piedi con le sue solite movenze teatrali.

"Jack, ti ho già detto che dobbiamo ripartire, non possiamo restare qui a Tortuga per altro tempo ancora" - bisbigliò l'uomo. "Uno, qui il capitano sono io e quindi ho detto che resteremo finché non deciderò di levare l'ancora, e comunque Gibbs, sarà tra poco, due, non c'è bisogno di sussurrare, Kristen può sentire ciò che hai da dirmi".