29. 𝑈𝑛𝑎 𝑏𝑢𝑔𝑖𝑎 𝑎 𝑓𝑖𝑛 𝑑𝑖 𝑏𝑒𝑛𝑒

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Il capitano sollevò lo sguardo, cercando di non farsi scoprire a spiare. Un pirata molto massiccio e intorno ai sessant'anni si ergeva sulla nave lì di fianco. I suoi capelli lunghi e castano scuro erano lasciati sciolti, così come la folta e indomabile barba nera come la pece. Il suo volto era segnato da cicatrici e rughe. 

Una cintura stretta in vita metteva in risalto la sua massa grassa; aveva un'espressione che non prometteva nulla di buono. Infatti, i suoi piccoli occhi scuri si incrociarono con quelli dello stravagante capitano della Perla Nera. Quest'ultimo cercò di sgattaiolare via sulla sua nave, ma giunto sul ponte del molo il grosso pirata lo chiamò.

"Jack Sparrow" - disse con una voce potente e profonda - "È da molto tempo che non ci vediamo, non è così?". "Carissimo Clark, un'infinità direi. È un piacere per me" - rispose Jack avvicinandosi a lui senza mettere piede sull'imponente vascello. 

"Beh, per me non lo è, Jack Sparrow. Mi devi ancora cento monete d'oro e cinquanta d'argento, non dimenticare". "Non so di cosa voi stiate parlando, vi saluto" - il marinaio di voltò con una sorta di piroetta. "Non così in fretta; il capitano Clark Teague pretende un risarcimento" - disse uno degli uomini del grosso pirata puntando una spada alla gola di Jack.

"Mio caro zio, vi trovo benissimo, sapete?". "Smettila di giocare Jackie e sgancia i soldi". "Lo zio Jack Teague ti ha fatto arrabbiare, si è ammutinato? Non ti ricordavo così nervosetto". "JACK SPARROW; TU SEI JACK TEAGUE, COLUI DEL QUALE PARLI NON ESISTE PIU'". 

Jack sollevò le dita, dicendo: "Lo prendo per un sì". Il capitano gli si avvicinò con fare minaccioso. Era più alto di lui di almeno dieci centimetri. Mormorò: "Stammi bene a sentire, nipote, se non mi risarcisci fino all'ultima moneta prima di ripartire ti cercherò per tutti i sette mari e se necessario giungerò sino in capo al mondo finché non ti avrò appeso a testa in giù e dato in pasto alle sirene di Whitecap Bay!".

"Mio caro zio... Che senso avrebbe cercare me dovunque rischiando la vostra stessa incolumità e quella della vostra nave e del vostro equipaggio per il semplice desiderio di ritrovare centocinquanta monete d'oro e d'argento, quando potreste ricavare le suddette monete anche da una piccola rapina incaricata ad un ragazzino?".

"Jack, è gia la terza volta che non ripaghi i tuoi debiti con me, la prima volta Edward ha rimediato, la seconda mi sono accontentato di quelle cinque spade d'argento, ma stavolta non te la caverai così facilmente. Ridammi il denaro!".

"E che ne dite mio caro zio se io vi proponessi qualcosa di molto più allettante?". "Sputa il rospo ragazzo". "Clark, voi avete una certa età e dopo una vita da pirata e da capitano dei pirati stessi potreste concedervi qualche svago... Ho adocchiato sulla vostra nave qualche donzella, ma non sono del vostro calibro. Che ne dite se vi concedessi la mia amante per qualche notte? È bellissima, vedrete. La fareste vostra, vi comportereste come preferite. E vi do il rum, tanto buon rum tutto per voi!".

Clark Teague avvicinò il suo volto a quello del nipote, abbassando il tono della voce. "E tu credi che la tua giovane e bella amante possa acconsentire a passare più di una notte con me?". "Sicuramente zio". "Non dimenticarti del rum". "Non lo farò". "E portami la tua bella questa sera al calar del sole". "Sarà fatto".

Detto questo, Jack si voltò, camminando con la sua solita andatura stravagante fino alla Perla Nera. Salì a bordo e subito Mastro Gibbs gli si avvicinò. "Jack, dobbiamo salpare". "Non possiamo Gibbs". "Perché? Jack, non abbiamo tempo da perdere!". "Diciamo che ho un debito da salpare...". "Ma Jack...". "Gibbs! Ho detto che non salperemo. È tutto". 

Il capitano si diresse poi nel sottocoperta. "Dannazione, quella mi uccide, Kristen mi uccide, mi ucciderà, mi taglierà la gola..." - disse tra sé e sé. 

𝑷𝒐𝒊𝒏𝒕𝒊𝒏𝒈 𝑬𝒂𝒔𝒕//𝑱𝒂𝒄𝒌 𝑺𝒑𝒂𝒓𝒓𝒐𝒘Where stories live. Discover now