Sheol

By Little57

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Tra le macerie di un posto che cadeva a pezzi non ci eravamo resi conto che quelli più distrutti eravamo noi... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
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Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
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Capitolo 51
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Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
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Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Sequel ed altre storie
Nuova Storia: Madera

Capitolo 80

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By Little57

POV di Harry. 
La musica assordante mi esplode nelle orecchie con prepotenza. Sbatto gli occhi un paio di volte nel tentativo di chiarire la vista, ma fallisco, quindi ci passo le mani. Una sigaretta brucia tra le mie dita ed è un paradossale rimando a cosa sento nella testa in questo momento: un calore che brucia ogni mia capacità di pensiero. Non c'è nulla di tutto questo che sembri giusto. Sono qui seduto anche se è l'ultimo posto al mondo in cui vorrei trovarmi. Ma a dire il vero non sono sicuro che possa esserci un posto in cui possa sentirmi a mio agio in questo momento. C'è qualcosa che la rende terribilmente lontana da me e ciò che è peggio è che mi sento un completo inetto. Ho meno potere di quanto non credessi se a creare un muro tra di noi basta la parola di qualcuno che di noi non sa nulla. 

Lancio uno sguardo attorno alla stanza in cui mi trovo: questa è la gente della Douglas High, la stessa che ha messo in giro le voci sul suo conto, la stessa che ha sempre messo voci sul mio di conto. Sky è qui da troppo poco, non ha capito, e non avrà mai il tempo di capire, che è necessario lasciar perdere quello che le persone sussurrano. Non si può passare la vita a cercare giustificazioni per le accuse infondate di gente annoiata dalla propria. 

Porto la sigaretta alle labbra e cerco un accendino per poterla riaccendere. Gli occhi mi cadono su Jayden, a pochi metri da me: a sedergli in grembo è una ragazza del terzo anno, completamente persa per lui e per le stronzate che probabilmente le sta rifilando. Pare divertirsi, tutti paiono farlo. Sullivan incrocia il mio sguardo e un cipiglio rovina subito la sua facciata divertita. Non voglio rovinargli la festa: ci ha preso un certo gusto ad organizzarle e non posso negare che gli venga abbastanza bene. Non ho nemmeno il tempo di riaccendere la sigaretta, si alza e mi fa cenno di seguirlo fuori. Accetto l'invito più che volentieri, ne ho abbastanza di quest'aria satura di sudore e alcol. L'aria aperta è un balsamo sulla pelle accaldata. 

"Hai da accendere?" mi chiede infilando una sigaretta tra le labbra. I suoi occhi sono fissi su di me. Gli passo l'accendino. "Cos'è quel muso lungo?" domanda mentre mi passa la bottiglia di Gin che ha in mano. 

"Il mondo è un po' sfocato." sussurro in risposta. Prendo un sorso di Gin. La mia non è una bugia: il mio sguardo è leggermente offuscato, e così la mia mente. "Sto provando a divertirmi, comunque. E' davvero una bella festa Jay." gli sorrido, anche se so che non ha bisogno del mio incoraggiamento. 

"Ci sono almeno una trentina di ragazze, là dentro- indica la porta dalla quale siamo appena usciti -che non ci penserebbe due volte a passare questa serata con te. Scommetto che qualcuna di loro è davvero simpatica e carina, eppure quando ti ho visto su quel divano mi sei sembrato un dannato carcerato." vorrei dirgli che mi sento proprio così "So che sono il migliore ad organizzare feste, Harry, ma non sei tenuto a venirci se non sei in vena. Nemmeno per trenta ragazze. Non se l'unica con cui vuoi stare non c'è." questo mi porta a sollevare lo sguardo su di lui. 

Mi strappa un sorriso, scuoto leggermente la testa prima di prendere un altro sorso di Gin: "Nemmeno se l'unica con cui voglio stare non vuole stare con me?" domando in un bisbiglio distogliendo lo sguardo e perdendo ogni sorta di divertimento. Spengo il mozzicone di sigaretta ed osservo il cielo scuro e nuvoloso. "Non preoccuparti per me Jay. Torna dentro a goderti la festa." gli batto una mano sulla spalla.

"Ti lascio il Gin." mi conforta mentre ritorna all'interno. Non appena la porta viene aperta la musica assordante mi colpisce nuovamente. E' un frangete di secondo. Un frangente durante il quale vedo ragazzi e ragazze ballare, luci ad intermittenza corrompere la poca lucidità scampata alle droghe leggere e all'alcol, urla ed acclamazioni, qualche occhiata. Questo è tutto ciò che conosco da quando ho l'età per poter sgattaiolare fuori di notte. Dovrei sentirmi a casa, è questo il mio habitat. So bere fino ad essere ubriaco, ma non ubriaco in modo umiliante o molesto, so riconoscere gli sguardi delle persone, quelli delle ragazze sopratutto, so muovermi tra i corridoi pieni di persone, svegliarmi al mattino e porre rimedio alla sbronza, so reggere fino ad essere uno degli ultimi ad andare. Eppure nulla di tutto questo basta: l'assopimento momentaneo non mi basta.

Porto lo sguardo alla bottiglia che ho in mano. Cerco di immaginare un modo intelligente per sbloccare me stesso. La verità è che la convinzione di essere sempre nel giusto mi ha portato a sbagliare in modo irrimediabile. Se rivelassi qualcosa ora perderei tutto ciò che per me ha valore. Perderei Skylar e confermerei i suoi sospetti, il che è peggio. Non l'ho tradita. Non nel modo in cui lei immagina. Prendo un altro sorso. 

Decido che accendere un'altra sigaretta è una saggia scelta. Mentre sono impegnato in quest'azione colgo con lo sguardo una figura alta e gracile sgattaiolare fuori dalla festa che io stesso ho abbandonato. Sollevando lo sguardo riconosco Roger Donald, un tempo amico di Skylar. Lui si accorge di me proprio io mi accorgo di lui, compie alcuni passi in modo distratto, cercando di fare il vago, e solo successivamente mi chiede se ho da accedere. Gli lancio il pacchetto di sigarette e l'accendino. E' impossibile che non sappia dell'accaduto con Hunter Ortiz, forse sta cercando un modo furbo per affrontarmi. Sarebbe davvero divertente cercare di spiegare a questo sconosciuto come mai ho rotto il setto nasale ad Acchiappa-Palle, o perché io sia qui invece che all'interno. 

Mi sorprende il fatto che non attacchi a chiacchierare in modo logorroico. Fuma in silenzio e si guarda attorno senza prestarmi attenzione. Questo fino a quando mi chiede un sorso di Gin: gli porgo la bottiglia. 

"Perché non sei dentro?" gli chiedo non del tutto interessato. E' una persona curiosa. Sembra più intelligente della combriccola con cui gira sempre. 

"Si soffoca." mi spiega corrucciando il viso per il sapore del Gin, che mi restituisce immediatamente. "Sky non c'è?" domanda poi.

Scuoto leggermente la testa: "No, non c'è." rispondo con tono vago. So che sta solo cercando di riposare dopo l'interminabile sequenza di eventi accaduti negli ultimi tempi. Forse ho bisogno della stessa cosa. Il problema è che riposare richiede pace, ed è qualcosa che io da solo non riesco a trovare. 

"N-non ho visto nemmeno Hernandez.." sussurra vagamente poi distogliendo immediatamente lo sguardo da me. Lo guardo cercando di reprimere un sorrisetto. 

"Oh Sean c'è eccome." gli assicuro annuendo e guardandomi attorno per non metterlo ulteriormente in imbarazzo. "Credo si stia occupando dei rifornimenti. Spero qualcuno lo stia aiutando a portare giù i barili di birra, anche se l'ho visto andare da solo." evito di guardarlo, ma so già che tra un momento troverà una scusa che andarsene. Ed è quello che fa. Mentre lo guardo varcare la soglia della casa con entusiasmo rifletto su quello che io vorrei fare. Non ha senso per me restare. So dove voglio essere e so quello che voglio dire. 

POV di Skylar. 
Non rimpiango di aver saltato a piedi pari l'occasione di andare a quella festa con gli altri. Forse leggermente, se ripenso all'entusiasmo con cui io e le altre abbiamo scelto cosa metterci, giorni fa. Ma sono troppo stanca e lo devo a me stessa un po' di riposo, sopratutto se in solitudine. E' una rarità avere la casa tutta per me ecco perché ne ho approfittato per poter guardare i miei film preferiti, mangiare porcherie, bere vino.. il tutto comodamente seduta sul divano di casa. Anche questo è un tipo di divertimento, un tipo di divertimento che si confà di più al mio stato d'animo a dire il vero. 

Ciò che è accaduto l'altra sera tra me ed Harry mi ha portata a pensare. Ho riflettuto sui miei modi e sopratutto su quello che voglio da lui. Ho bisogno della calma e della felicità che sento quando siamo assieme, ma ho anche bisogno che mi parli chiaro e tondo, guardandomi negli occhi e senza veli. La cosa che mi demoralizza è che so per certo che Harry non è sincero in tutto e per tutto in quello che dice. E deludo me stessa quando decido di accettare la sua dose di segreti, pur di non rinunciare a noi due insieme. 

Se c'è una cosa che rimprovero a me stessa per quanto riguarda l'altra sera è il fatto di non avergli semplicemente chiesto di venire a casa con me. Avremmo potuto parlare e litigare, se questo ci aiuta a risolvere i nostri problemi ben venga. Non potevo avere quella discussione con lui nello Sheol, e sopratutto stanca com'ero. Potrei scusarmi con lui per non avergli dato la possibilità di spiegare, e addirittura per aver messo in dubbio la sua fedeltà con così poco. Vorrei davvero che fosse qui con me ora: approfitteremmo della solitudine per fare finta di star passando un tranquillo sabato sera in casa nostra, in pigiama, senza troppe pretese, facendoci ridere. Sono queste le piccole cose che apprezzo davvero, e forse è questa la chiave di tutto: distrarre l'un l'altra dalle pene quotidiane. 

I passi sul pianerottolo sono continui e gli schiamazzi anche, considerato che è sabato sera nessuno bada all'ora tarda. Non mi preoccupo, visto che ho chiuso la porta a chiave, ma quando un bussare deciso riporta la mia attenzione proprio alla porta balzo sul posto. Drizzo le orecchie. La teoria che qualche ubriaco abbia sbagliato porta è plausibile e io non voglio avere a che fare con nessuno. La verità è che forse alla mia porta c'è davvero un ubriaco, ma non ha di certo sbagliato appartamento. 

"Sky, apri la porta, sono io." e non c'è bisogno che specifichi chi, perché riconosco la sua voce immediatamente. Lancio uno sguardo all'orologio: è tardi, ma non così tardi perché abbia già abbandonato la festa. E' ubriaco? Devo sorbirmi parole orribili per il fatto che l'ultima volta che ci siamo visti abbiamo discusso? Non vorrei che la nostra situazione peggiorasse. Bussa di nuovo. "Sky?!"

Prendo un grosso respiro. E' Harry. Fino a qualche minuto fa mi ripetevo quanto desiderassi che fosse qui con me. Ora è alla mia porta. Posso sopportare di vederlo, non è necessario che le mie ginocchia tremolino come gelatina alla sola idea di essere sola con lui. Alla fine è sempre come la prima volta. Mi avvicino alla porta, tolgo il catenaccio e giro la chiave nella toppa. Lui si erge davanti a me, ha gli occhi leggermente arrossati, una mano ad appoggiarsi allo stipite della porta, mi osserva cercando di capire qualcosa che mi sfugge. Non dice nulla e l'imbarazzo è tangibile. 

"Harry.." sussurro a mo di saluto "Vuoi entrare?" non mi risponde "E' successo qualcosa? Perché sei già qui?" 

"Per molte ragioni in realtà." le sue parole sono decise, i suoi occhi anche, un po' mi intimorisce "La principale ragione per cui ho lasciato la festa è per dirti che ti odio. Perché è così semplice per te mettermi in dubbio, la cosa mi destabilizza." ridacchia, ma non potrebbe essere più tagliente e maligno in ciò che dice. Un senso di amarezza si fa largo in me. Questa era l'ultima cosa che avrei voluto sentirmi dire. E spero comprenda la delusione nel mio sguardo, il dolore nel mio petto. "O almeno- sussurra poi -questo è quello che mi ripeto da quando ho lasciato la festa."

"Beh, spero tu sia contento ora che ti sei tolto questo peso di dosso." sbuffo facendo alcuni passi indietro, per lasciarlo da solo sulla soglia. Sembra non starmi nemmeno ascoltando, infatti continua imperterrito. 

"Qualche minuto fa ho ripromesso a me stesso che ti avrei parlato chiaro e tondo. Per dirti che non sei l'unica che soffre quando le cose vanno male in questa.. non so nemmeno come chiamarla, relazione? Ed ero sicuro di me stesso, avrei dovuto ricordarti che sei un'enorme stronza per avermi messo in dubbio nel modo in cui hai fatto, senza nessuna prova. Ma poi hai aperto la porta e- riempie i polmoni d'aria -mi sono reso conto che in fin dei conti sono proprio un bugiardo. La ragione per cui sono qui è perché a quella festa non stavo bene." i suoi occhi sono più lucidi, la sua voce un sussurro "A dirti il vero non sto bene da nessuna parte ultimamente, se non con te. Il che è davvero strano perché ti guardo e mi dico: passerà. Questa ragazza magnifica che ora indossa i tuoi vestiti e che gioca con te come se fossi un bambino capirà di poter avere di meglio, ed è abbastanza intelligente da andarselo a prendere. Ed è per questo che quando ti ho sentita parlare l'altra sera, mentre dicevi quella montagna di stronzate infinite su come io fossi troppo e tu troppo poco, ti guardavo stralunato perché- avanza verso di me -hai stravolto il mio modo di vedere le cose e un po' di paura ce l'ho anche io. Tu sei l'unica che crede in me. In me Harry, quello con il quale la mattina litighi per fare la doccia per prima solo per poi finire con me sotto l'acqua. Tutto questo fa la differenza anche per me Sky." mi guarda, il petto sale e scende ad un ritmo veloce "Ed è per questo che mi chiedo..- bisbiglia chino su di me, i nostri nasi quasi a toccarsi -Dove vuoi portarmi? A lacerarmi il petto e struggermi l'animo pur di trattenermi dal dirti che vorrei poter amare la vita nel modo in cui amo te?" 

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