"Ho bisogno di parlare con te, in privato." Harry continua il suo discorso come se non avesse appena detto qualcosa di estremamente imbarazzante su quello che può essere stata la nostra vita intima davanti a tutta la mia famiglia. Questo non aiuterà di certo a farmi tornare a casa con lui. Mi guarda con intensità mentre dice queste semplici parole, fino a portarmi a credere che siamo ancora in tempo per litigare su tutto, è quello che ci riesce meglio.
"Prima proporrei che lei finisse di parlare con noi." irrompe mio padre, altamente irritato dall'intervento di Harry.
"Io proporrei di pranzare.." sorride mia nonna.
"Quoto, cara." si aggrega suo marito ed insieme si dirigono in cucina.
"Non finisce qui, Skylar, non finisce affatto qui." ringhia mio padre prima di andarsene lasciando me, Harry e mamma da soli.
Sia io che il ragazzo la guardiamo intensamente ma lei non ha intenzione di lasciarci soli. Sa essere testarda e iperprotettiva sopratutto se è a rischio l'unica cosa che lei ritiene abbia valore in me: essere un buon partito. Harry è una grossa minaccia e non può fare a meno di assottigliare gli occhi ed aguzzare la vista. Non mollerà quest'osso.
"Che cos'è questa storia?" chiede, le mani appoggiate ai fianchi mentre ci guarda. "Non mi hai mai parlato di nessun ragazzo." mi guarda con severità.
"Harry lei è mia madre. Mamma lui è Harry, un mio.." lo guardo imbarazzata.
"Diciamo che stiamo lavorando su quella parte." sorride lui, le fossette più affascianti che mai, il sorriso più tranquillo di quanto dovrebbe, e la piena consapevolezza di quello che sta facendo. "Sono qui apposta, ma se la costringerete a restare qui ci sarà poco da fare nel tentativo di conquistarla." ridacchia scuotendo leggermente la testa riccioluta.
Io arrossisco guardando mamma. Certo, se Harry è bravo a fare una cosa, quella è mettere in imbarazzo la gente.
"Mi dispiace deludere le aspettative di tutti e due voi giovanotti, ma io non ho intenzione di lasciare che mia figlia faccia la poco di buono con un ragazzo come.." e all'improvviso il suo sguardo, che prima era affascinato da Harry, si trasforma in uno sguardo tra il disgustato e il cattivo.
"Un ragazzo come?" riduco gli occhi a due fessure mentre la guardo, Harry stringe il mio fianco, come per avvisarmi che non ne vale la pena.
"Uno come lui, Sky. Tu non hai mai voluto una cosa simile."
"E tu che ne sai di quello che voglio io? Che ne sai? Mi hai imballata e spedita via non appena hai visto che potevo infangare il buon nome degli Adkins, come se di me ti importasse davvero qualcosa. Non ho mai avuto nessun'immagine di ragazzo perfetto nella mia testa, sei sempre stata solo tu a riempirla di baggianate." Sbuffo.
I suoi occhi si aprono ancora di più.. guarda Harry con estremo malcontento. "Che cosa ha mai da offrirti?!" sbraita.
"Non è quello che può offrirmi lui. È quello che posso offrire io a me stessa." la correggo senza battere ciglio. So che la ferisce, lei non ha mai avuto il coraggio di abbracciare questo tipo di pensiero. Ecco cosa la rende incatenata a mio padre.
"Io voglio che mia figlia sia felice. Sei troppo piccola ed ingenua per poter capire cosa davvero potrebbe fruttarti in futuro." incrocia le braccia al petto.
"Ma sono abbastanza adulta per essere parcheggiata in un posto del quale non sapete ne nome ne altro." la guardo fisso, facendole intendere che non mollo l'osso, che posso essere più cocciuta di lei.
"Io non ti riconosco più. Tu non sei la mia bambina."
"Quest è la prima cosa sensata che sento da quando avete messo piede qui dentro." concludo, il petto è un'arena per il cuore che batte forte e veloce. Sento di essere padrona di me stessa, per la prima volta.
Posso sentire gli occhi di Harry addosso, ma non sono pronta a ricambiare il suo sguardo, sarebbe troppo. Nonostante io stia lottando per quel poco che siamo riusciti a mettere in piedi, adesso come adesso non riuscirei a contenerlo, né a maneggiarlo.
"Questa è la tua ultima parola?" mi chiede, il tono grave, i pugni stretti lungo i fianchi.
"Si, questa è la mia ultima parola." annuisco decisa.
"Allora ricordati che non voglio in nessun modo che tu venga a piangere da me quando la vita che hai scelto ti prenderà a schiaffi. Non osare nemmeno cercare la mia compassione quando nulla andrà come programmato." mi punta il dito contro. "Per quanto mi riguarda puoi fare quello che voi, ti ho teso una mano, mi lavoro tuo padre da quando sei partita per farti tornare a casa- i suoi occhi si riempiono di lacrime- adesso non posso più fare nulla. Rifiuta, ma fallo consapevole del fatto che non potrò lanciarti nessuna scialuppa quando andrai a picco."
"L'unica cosa che posso dirti- la voce più controllata di quanto pensassi- è che spero tu riesca a capire che papà non è tutto, che sei qualcosa anche senza di lui. Che puoi essere mia madre, per davvero, senza dover essere anche sua moglie." annuisco quasi speranzosa.
Scuote la testa ordinata: "Non ne sarei così sicura." e ci sorpassa.
Passano pochi secondi di silenzio, ma il tempo scorre attraverso i miei pensieri e ricordi, inesorabilmente e lentamente, come se adesso le mie scelte cominciassero davvero a contare qualcosa. Non rimpiango quello che ho detto, né il modo in cui l'ho espresso, ma non posso fingere di non provare quella pressione opprimente nel petto, quella che mi svela che non sono mai stata una delle loro priorità. Guardo Harry: io sto scegliendo lui proprio come mia madre sta scegliendo mio padre e la cosa un po' mi intimorisce.
"Sky.." tenta di parlare, cerca la mia attenzione senza davvero riceverla. Non ce l'ho con lui adesso, non potrei mai dopo che ha fatto esattamente quello che mi serviva per sceglierlo. Ha la mia completa fiducia, e nulla può togliergliela al momento. Ma non sono pronta a parlargli, perché ciò equivarrebbe a ricordarmi che adesso c'è lui, nessun'altro, solo lui.
"Andiamo in un posto in cui possiamo parlare senza essere interrotti." suggerisce. Quindi lo guido fino alla mia stanza. Chiudo la porta alle nostre spalle e solo ora lascio andare un lungo respiro trattenuto. Harry si guarda attorno ma per poco, i suoi occhi ritornano frettolosi a me.
Prende il mio viso tra le mani: "Ascolta, sei qui, oltre che per parlare coi tuoi genitori, anche per i tuoi nonni. Ofelia e Peter si sono dati tanto da fare per te e se te ne andassi il giorno della Vigilia non perderesti solo i tuoi genitori, ma anche i tuoi nonni." ed accarezza i miei zigomi con i pollici. "Non potrei essere più fiero di te per come hai parlato poco fa. Lo sai?"
Sorrido alzando gli occhi al cielo: "No- scuote la testa riccioluta -non lo dare per scontato. Per me non lo è. Io riconosco quello che hai fatto finora e quello che stai facendo. Io non mi sceglierei mai." sorride dolcemente. "Sceglierei te, ma di certo non trovo una buona ragione per la quale tu debba essere convinta di tornare a casa con me." sussurra, il viso vicino, il respiro regolato che si infrange sul mio viso.
"Non essere sciocco Harry. C'è molto per cui desidero tornare a casa con te. Vali molto più di quanto tu voglia ammettere. Quella insicura tra noi due non sono di certo io." lo faccio ridacchiare.
"Touché." ammicca nella mia direzione. Prende la mia mano e ci sediamo sul letto. "Io rimango qui con te, se vuoi. E anche se non lo vuoi, ad essere sincero, perché sono stato invitato da tua nonna non appena mi ha visto sulla soglia." mi fa ridere.
"Menomale, perché io qui non ti ci volevo." lo guardo con ironia.
"Non essere prepotente nei miei confronti, non lo accetto." si imbroncia.
Mi siedo su di lui a cavalcioni, appoggio i gomiti sulle sue spalle ed intrufolo le mani nei suoi capelli. Accarezza la mia schiena e mi attira più vicina a se.
"Non piaci a mia madre, non piaci a mio padre.." scuoto la testa. "Che devo fare con te?" ridacchio.
"A te piaccio?" alza un sopracciglio, divertito dal fatto che, nonostante tutto, ancora io arrossisca a una domanda simile.
Annuisco.
"Allora questo è quello che conta. Non sono venuto fino a qui per farmi bello agli occhi della tua famiglia." lascia un tenero bacio sulla punta del mio naso, facendomi sorridere.
"Allora perché sei qui?" chiedo alzando un sopracciglio.
"Perché hai lasciato un bigliettino per me, quando te ne sei andata, in cui dicevi espressamente che potevo cambiare la mia risposta." mi fa sorridere.
"Hai un'altra risposta quindi?" l'ultima volta in cui ho visto un verde così intenso bei suoi occhi è stato tempo fa, quando eravamo entrambi genuinamente presi dalla ricerca d'inglese, senza pensieri, anche se colmi di preoccupazioni. Se penso a dove eravamo allora e poi al fatto che ora siamo nella mia cameretta d'infanzia non riesco a reprimere un sorriso.
"La vuoi sentire questa risposta?" sussurra. Lo guardo: è scritto nei suoi occhi, sul suo volto, nel suo profumo e nel fatto che sia qui, con me, quello che vuole dirmi. L'agitazione si impossessa di me.
"No." sussurro.
"No?" si acciglia.
"Dirlo a parole sarebbe superfluo. Basta che tu lo provi, lo vedo, e lo sento. Perché provo lo stesso." sorrido timidamente mentre arrotolo una ciocca dei suoi capelli attorno al dito indice. Non posso dirgli che non sono sicura che lui intenda davvero quello che dice. Ha bisogno di tempo, abbiamo bisogno di tempo. Non voglio che in mezzo a questa spontanea e rara euforia lui confonda l'amore. È più sicuro sentirlo nei gesti silenziosi, tra me e lui le parole sono sempre state armi. Ma vorrei potergli sussurrare all'orecchio quello che provo, sono sicura di volere lui e nessun altro.
Mi guarda basito. Prendo coraggio ed avvicino le labbra al suo orecchio, vorrei riuscire a dirlo, ma non vorrei sembrargli stupida, ecco perché le parole che dico non sono quelle che penso: "Credo che un bacio sia ancora lecito darcelo." ridacchio e lui sorride.
"Certo che sei strana."
"Grazie!" lo guardo facendo la finta offesa.
"Non fraintendere." sorride "Nel senso più straordinario del termine. È un mondo di persone assetate d'amore. È strano che tu preferisca il silenzio dei sentimenti." sorrido.
Appoggio le labbra sulle sue, e lo bacio, piano e dolcemente, come poche volte è accaduto nel nostro caso. Una cosa nuova, come se tra le nostre labbra fluissero tutte quelle cose che non si possono semplicemente dire ma che si devono provare. E le sue labbra morbide e fresche sono il mezzo migliore, quando accarezzano le mie, per dirmi che, anche se spesso seguiamo ragionamenti contorti, tutto alla fine andrà bene. Ci sarà sempre un attimo nel quale mi prenderà tra le sue braccia per farmi parlare delle cose più disparate e stupide del mondo. Mi fa rotolare sul letto e facendomi il solletico.
"Harry!" lo ammonisco. "Stai dannatamente fermo!" rido. Ma ne vuol sapere poco o nulla. Per lui è tutta una risata questo momento, mentre continua a pizzicare i miei fianchi e ride assieme a me.
"Harry!" ripeto senza più fiato. Ridere è troppo faticoso.
"Come vuoi tu, piccola." ridacchia mentre mi lascia andare. Si siede accanto a me, che lo guardo torva a causa dei capelli incasinati e i vestiti fuori posto.
"Hai chiuso con me." mi alzo con aria altezzosa per andare verso la porta.
"Dove stai andando testa di fuoco? Se ti vedono così penseranno di sicuro male." ride.
Mi volto con uno sguardo omicida facendomi vicina e comincio a 'colpirlo' sul braccio, sul petto.
"Oh, no.." urla in modo acuto, imitando una voce falsamente femminile. "Tentato stupro, aiuto, aiuto, tentato stupro!" e ricade all'indietro sul letto, assicurandosi di trascinare anche me con lui.
"Stai attento Styles, non metterti contro le persone sbagliate." lo minaccio puntandogli un dito contro, sdraiata su di lui, ciocche di capelli rossi ricadono sul suo viso.
"Pestaggio!" urla con fare infantile facendomi prendere un colpo. "Pestaggio! Aiut-" gli copro la bocca con una mano.. e si mette a ridere da sotto di essa. Gli occhi chiusi a formare le solite rughette che si presentano ogni talvolta rida di gusto.
"Sei un idiota." scuto la testa, la mano ancora a tenergli chiusa la bocca.
"Mi sei mancata." borbotta da sotto il mio palmo, l'espressione seria.
"Anche tu." sussurro a mia volta, abbracciandolo, incastrando la testa nell'incavo del suo collo, respirando il suo profumo come se questa volta fosse qui per restare.